Il resoconto semiserio di Novara-Roma scritto da Kansas City 1927, il nickname popolarissimo tra i tifosi della Roma.
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Licenza di vincere: Novara-Roma raccontata da Kansas City 1927
Il resoconto semiserio di Novara-Roma scritto da Kansas City 1927, il nickname popolarissimo tra i tifosi della Roma.
"Senza campo sintetico, con tutta l'acqua che è venuta giù, questa partita non si sarebbe potuta giocare", ripete più volte la voce nel televisore, riflessione che, con il conto delle vittime ancora in corso qualche centinaio di chilometri più in là, fa capì mejo de ogni editoriale quali siano le priorità de sto paese alo sbando.
A Novara se gioca, piove e pioverà ma la partita è salva, l'avversario ignoto e scorbutico come ogni squadra che "si esalta con le grandi". Er Novara è squadra dai cognomi bizzarri, divertenti e de conseguenza temibilissimi, che fin qui ha vinto e alla grande solo co na grande. Er dato ce tranquillizza immantinente. E che mo noi semo na grande? No! Manco pe gnente, nun ve fate ingannà dall'apparenze, magari s'atteggiamo mpo a lolita, ce piace sculettà ogni tanto, ma anzi, sia messo agli atti na vorta pe tutte: noi semo la squadra bambina, esartasse co noi è reato, perversione, deviazione, morbosità, bullismo. Ergo giù le mani, guardare e non toccare, nce cacate er cazzo e fatece giocà. Ma se ar parco giochi te ce porta Luigi Erico, stai sicuro che ntannoi mai, perché non appena te illudi pe na giornata de potette divertì sereno sur dondolo, quello all'improvviso te compra er bietto pe le montagne russe e te catapurta in un malpancismo che nun te passa manco co na transumanza all'Udc.
Ritrovasse a smadonnà già prima der carcio d'inizio pe la presenza de Taddei laterale sinistro ma soprattutto de Cassetti centrale random, stavorta non era nelle cose. Ma l'uomo è così, se ne fotte tanto dei mercati in fibrillazione quanto dela società imprevedibilmente ancora civile che davanti ar televisore, attonita, ar nunzio sta. Tanto è lo stupore, che passano in secondo piano sia l'alternanza nei ruoli tra Gago e De Rossi, che er contrappasso de ritrovasse a tirà nsospiro de sollievo per il ritorno de Rosi. Atteso manco fosse Cafu, grazie alle poco rosee prestazioni de chiunque ne abbia svorto le mansioni urtimamente, sto rigazzo non giocando è maturato, scenne, crossa e tira da normodotato quale ormai si dubitava fosse, e dopo i primi 45 minuti se staja senza rivali come er miore dei nostri.
In verità, dopo soli 6 minuti, Lamela ha già capito l'antifona dei successivi 40, e da moccioso acerbo e irrispettoso dei dettami dela casa, pia la palla, punta la porta e trascindandose uno che già ce se voleva scambià la maja, tira. Le premesse sembrano carucce, ma pe avé la conferma che non sarà na passeggiata e che pe l'arte nun c'è rispetto, basta aspettà altri 6 minuti, quelli dopo i quali un padano invidioso plana sur Cipolla. Lì per lì pare gnente, ma subito le telecamere impietose rivelano l'atto de vandalismo perpetrato su quer Van Gogh michelangiolesco oriundo e giocondo schierato ar centro dell'attacco: tra parpebra e zigomo d’Osvardo s'affaccia no sbrego rosso, no sgaro de sangue, nimperfezione inattesa, nonta da lavà.
Ner mentre se conferma che la narrazione che sta per cominciare è quella che tutti noi, che de carcio nce capimo gnente e che ar massimo amo allenato l'Atletico Ciampino B, da subito temevamo. Quando comincia l'horror splatter dar titolo "Cassetti e la vendetta dei manga stronzi", non tutti se sentimo pronti e forti a sufficienza pe regge no spettacolo der genere. Ma er tifoso romanista, che de progetto ha cominciato a perire nella speranza de poté ferì un giorno, deve passà da tutte le forche asturiane messe sur cammin de nostra vita, e se dopo 18 minuti de gioco er centrale nostro ha già rischiato tre o quattro cartellini ner tentativo de arginà er Morimoto più innocuo dela storia dei Morimoto, nfa gnente, è terapia d'urto, è idea, è cinema de qualità.
Tuttavia, siccome raramente ce se ritrova a tifà per il più debole e al tempo stesso a maledillo come stamo a fa noi cor poro Cassetti, quello, all'improvviso, ce punisce e ce regala er gesto tecnico de giornata e forse dell'intera stagione. Sartato pe l'ennesima vorta dar novarese de turno, Cassetti va lungo de schiena in piena area. E' fatta pe loro, è finita pe noi, ce sta solo na porta co nolandese triste da furminà, ar gò in arrivo c'è meno opposizione che in Parlamento.
Ma ched’è er Genio? È fantasia, intuizione, corpo d'occhio e velocità d'esecuzione, quella de nomo che fa parte de na generazione che nse rassegna ai propri limiti, capace de dà senso pure a na culata sur sintetico.
Perso l'uso dei piedi troppo lontani dall'oggetto der contendere, Cassetti decide quindi di irretire l'avversario pattinandoje davanti coi gomiti, e risalendo de schiena come na carpa er fiume dell'area piccola, se sparma sula faccia rossetto pe fallo ride e a quattro zampe in retromarcia va, abortendo er pericolo morimotico, facendo capì na vorta pe tutte che difende, pure a non sapello fa, è arte tanto quanto offende.
E quando Taddei, all'urtimo minuto der primo tempo, scaraventa un pallone a casaccio verso la porta avversaria, i più entusiasti sussurtano per il quasi gò, i più depressi giussurtano e tirano un sospiro de sollievo pe la prima palla non persa dalla bonanima de Rodrigo, convintosi che pe giocà sia più importante sembrà confuso e felice come José Angel da Twitter che fasse naccount. Er primo tempo finisce così, con pareggiotto da sarvezza stentata e na serie de sms depressi che nessun piano tariffario al rialzo sarebbe in grado de arginà.
Se rientra e, fedele al mistero glorioso, Cassetti sta ancora là, sgusciante ar centro dela difesa e pronto a inventasse nantro moonwalk orizzontale. Sarà forse la ritrovata vitalità danzereccia che, dopo pochi minuti, je consente un recupero in velocità su Morimoto, azione che dimostra quanto er piccolo Buddha sia in realtà un budhino, e basterebbe un cucchiaino da the pe fanne un sol boccone.
Poco dopo na sostituzione ariva, ma non pe il Justin Timberlake de Brescia, quanto pe un Greco che, prima che contagi tutta l’area euro e trascini a fondo co sè er collettivo, viene richiamato a ragionare sulle necessarie riforme del welfare in panchina. Ar posto suo imbocca facile l’Arcangelo Krkic, che, manco se fosse fatto na zuppa de Red Bull, le ali ce l’ha davero, e comincia da subito a scaraventà pallonate verso la porta avversaria.
Ma non dire Putto se non ce l’hai asciutto, e visto che er nostro manco è entrato e già è fracico delle lacrime de nostro Signore, la situazione nse sblocca e quello, addirittura, se dispera per un gò mancato, gesto arcaico perso nell'oblio, che noi ormai nse disperamo più manco pe i gò presi, figuramose pe quelli mancati.
E dire che pe poco, ma poco poco, tipo 3 centimentri, er pareggio nse sblocca veramente, ma non come voremmo noi. Perchè pare strano che ancora nessuno se sia iscritto alla riffa “Facce un contropiede”, e infatti non è così: er perfido Meggiorini se tiene er bietto stretto stretto da nora abbondante, e quando l’aria sembra propizia, in virtù dela difesa nostra che sembra sparita, se invola atletico con fare famelico sur manto sintetico. E quando goloso s’approccia focoso ar momento glorioso, quando egoista non arza la vista e da solo se incista, quando la palla sembra tiralla ndo sta na falla, ecco s’oppone l’omone arancione, che innanzi all’esame der tiro più infame, ar Novarino je lascia la fame, come a strillaje: “Ingordo! Sarò pure sordo, ma mica tordo!”
Ma pure se amo appena rischiato de annà sotto, l'inerzia dela partita è ormai nostra (anche se quest'anno, pure quando l'inerzia è nostra, significa comunque che rischiamo de perde, è bene ricordasselo), se rimboccamo le calosce e continuamo a tirà in porta, ragion per cui, a furia de tirà, se profila l'equazione destabilizzante per cui con l'aumentar dei tiri aumentano parimenti le possibilità de segnà.
Realizzato l'arcano, la squadra se guarda stranita mentre Lamela pia palla, punta, dribbla e infrocia su Centurioni padani. A quer punto la squadra se riguarda stranita e se dice "ao, ma che cazzo c'avemo da guardasse straniti? segnamo!," ragion per cui Gago arpiona er contropiede avversario prima che se riapra la riffa e scarica a Pjanic, che dopo aver scoperto che ar fantacalcio l'assist vale 2, con slava mira scucchiaia na palla bona pe tutti ma comunque ardua pe un nano cantero. Il nano però è fan dei Fantastici 4, diventa putto allungabile, stira naletta e fa gò, con buona pace der Dottor Destino cinico e baro, e gioia e tripudio de noi torce umane.
Ma c'è sempre un Silver Surfer pronto a gelà gli animi, e così tempo 100 secondi l'entusiasmo se condensa in una glaciale stretta de culo, quando Porcari ce ricorda che der Novara nse butta via niente, manco er tiro suo, che però co na botta de culatello nostro se stampa sur palo. Manco er tempo de inizià a piagne miseria, che la nobiltà der gesto atletico ce fa chiude la saga dei supereroi. E' l'ex Capitan Cipolla, che a capello sciolto assurge allo status de Donna Invisibile, a fa perde le sue tracce a chi se lo tiene e rimaterializzasse paro paro all'appuntamento cor cross che giunge dalla bandierina, scapocciando la Cosa rotonda dentro alla porta e smitrajando la vittoria dei buoni sui cattivi, der bene sur male, dell'organico sur sintetico. Nei minuti che restano c'è spazio pe l'urtimo tentativo loro, co niniziativa de Morganella sulla destra che Rigoni finalizza incrociando a lato e dimostrando de non avè l'X-Factorello, ma soprattutto pe capì che quanno l'artri se devono nattimo scoprì e ce lasciano spazio, er chiticaca diventa roba rapida, pe niente noiosa, comunque rischiosa.
Ma er nostro nome è Roma, e a Aesse Roma se sa che e rischio è er nostro mestiere. E allora, ricordandose che pure se stamo ancora in un mezzo casino royale la morte può attendere, andiamo avanti, scecherati, non agitati, che noi siamo piccoli, ma cresceremo, e allora, virgola! ce la faremo"
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