(di Mirko Porcari) - “Non mi sento solo…”. Dura da credere, ma Francesco Totti è fatto così:
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L'esilio del capitano deve finire
(di Mirko Porcari) – “Non mi sento solo…”. Dura da credere, ma Francesco Totti è fatto così:
quando l’amore da incondizionato si trasforma in sentimento di circostanza, quando il “suo” mondo inizia a girare al contrario, quando tutto, insomma, sembra frutto del più buio dei pensieri, ecco l’animo del capitano che sfida guardando negli occhi.
Abituato a convivere con le critiche ed i detrattori, a braccetto con le simpatie e le antipatie del popolo calcistico, in un gioco al massacro che ha visto nascere partiti e movimenti contro l’uomo e il simbolo di Roma prima ancora che contro il calciatore. Quest’anno, poi, la stagione dei ripensamenti e degli attacchi è iniziata particolarmente presto, un’estate all’insegna delle polemiche in una Brunico infuocata: la Lega Nord e gli improperi contro Roma ladrona, una conferenza da ricordare in cui Totti dice ciò che pensa ogni romano che si rispetti: “La Lega contro Roma? Certo, sono invidiosi della città più bella del mondo”. Niente di particolare, solo la pura e semplice verità, quello che basta per scatenare una sequela di aggressioni verbali nei confronti del numero 10, bollato delicatamente con “e’ un cretino” dal solito Borghezio.
Lo strascico è pesante, una ferita aperta nel cuore dell’unità italiana che spesso si volta di fronte ai reali problemi: alla sobrietà di Francesco si oppone l’isterismo leghista, il bianco e nero in una lotta senza quartiere. Il ritiro con la Roma scorre tra dubbi e interrogativi, eredità della pesantezza di giudizio dopo il calcio a Balotelli. “Ho pensato di ritirarmi dal calcio”. Secondi, forse attimi, raccontati in una conferenza stampa senza troppi formalismi, con il cuore alla Roma e la mente alle parole di Napolitano (“Totti non è un esempio di lealtà sportiva”).
Nel tempo ha imparato che la risposta migliore è sempre data dal campo: “Sono pagato per giocare, non per parlare”. Filosofia dimostrata dai numeri, un credo per andare avanti nonostante tutto. L’afa del Trentino regala un Totti d’altri tempi: fisico asciutto e voglia di spaccare il mondo, dopo l’urlo strozzato nella gara contro la Sampdoria è forte il desiderio di vincere qualcosa.
Borriello è la ciliegina sulla torta della campagna acquisti, un attaccante che dia quello che, troppo ottimisticamente, era stato chiesto ad Adriano. Ricominciano i tormentoni: dopo Toni ecco l’ex milanista, oro colato per i patiti di moduli e schemi. “Non possono giocare insieme” oppure “Non sono compatibili”. Ranieri ci pensa su, impantanato nelle sabbie mobili di una partenza choc inizia ad abusare del turn-over, confondendo attaccanti e ruoli in una debacle generale.
Totti, zitto, si accomoda in panchina, da tifoso vero apprezza da lontano l’exploit di Borriello: gol, grinta ed i primi mugugni in uno spogliatoio dalla corda tesa. “Non possiamo giocare così, non valorizza il parco attaccanti”. L’analisi dopo il Bayern Monaco fa affiorare lo scarso feeling della squadra con il Ranieri-pensiero. Zero identità, un gioco che latita ed i risultati che non arrivano: le parole di Totti suonano come un campanello d’allarme ed i fatti danno ragione al capitano. Ci sono i derby a risollevare un po’ il morale dell’ambiente: i soliti noti si affrettano a sottolineare come la squadra giallorossa vinca la stracittadina in concomitanza con le assenze di Totti, passando sopra a memorabili partite nel segno delle sue giocate.
Masticando amaro, Totti assaggia i 4 minuti del Marassi, punto più basso del rapporto umano con Ranieri: reazioni poche e parole con il contagocce, una vera onta per chi sperava in una sfuriata del capitano. I sorrisi, nei giorni seguenti, fotografano la maturità di un vero professionista: tanta panchina, come non ne aveva mai vissuta, e poco spazio alle gioie personali, una condizione nuova che cerca di assimilare senza alzare la voce.
Nel caos delle dimissioni di Ranieri lui è chiamato a rispondere delle accuse di “ammutinamento”, l’ex tecnico lo scagiona pienamente puntando il dito su altri compagni ed accende il dibattito sul ruolo di Francesco nel futuro romanista, quel “Totti è solo” da libro Cuore.
“Non sono solo”: pensandoci un po’, facendo due conti, il numero 10 risponde dopo qualche giorno, tendendo idealmente la mano a Vincenzo Montella: nuova linfa nello spogliatoio e nei rapporti personali, la tenacia di Totti come esempio per gli altri. Il rettangolo verde, però, racconta di un Borriello al centro dell’attacco sia in campionato che in coppa, con Totti dal primo minuto solo contro il Parma: rigore e gol in una stagione che sembra maledetta. Schiavo del contratto e dell'ingaggio, giorni a Trigoria passati a chiedersi a chi desse fastidio, dietro ombre e direttive dagli obiettivi poco trasparenti..."Totti mi darà tanto, ne sono certo". Lo sa, Montella, domenica ci sarà il derby, alla stima devono seguire i fatti, l’esilio del capitano deve finire…
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