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L’emozione di aver giocato contro Francesco Totti

LaPresse

Giocare contro il Capitano è quasi blasfemia per chi ha il giallorosso nel cuore, ma pure subire due tunnel diventa un’emozione da conservare nel libro della vita

Jacopo Aliprandi

L’ho visto con gli occhi da bambino, pieni di giallorosso e di stupore. L’ho idolatrato da ragazzo mentre scuciva il tricolore, sotto una Sud grondante sudore e lacrime. L’ho seguito da giornalista, incredulo ogni volta di più. E in difficoltà mentre cercavo un aggettivo nuovo, un modo originale per rappresentare qualcosa che a parole è difficilmente raccontabile. Poi l’ho visto piangere, chiedere aiuto, in quel maledetto 28 maggio. Infame tempo. Oggi me lo sono ritrovato davanti in maglietta e pantaloncini. A oltre 40 anni, ma più in forma di tanti altri che di anni ne hanno meno di lui. “Sete pronti sì?”. Effettivamente no. E’ stato il capitano della squadra di Trigoria formata pure da Balzaretti, Tonetto e Scarchilli, con Monchi in porta. Noi abbiamo rappresentato la stampa romana, quella che ha raccontato, descritto, provato a spiegare la carriera di un mito. Giocare contro Totti è quasi blasfemia per chi ha il giallorosso nel cuore, ma pure subire due tunnel diventa un’emozione da conservare nel libro della vita. È finita 7-3 per Lui, e Lui ha segnato 2 gol e messo a segno 3 assist vincenti. Insomma la partita l’ha vinta Lui. Ma l’ho vinta anche io nel condividere un campo di calcio contro il giocatore più forte della storia italiana, contro il capitano più amato della storia del calcio. Su 20 tentativi sono riuscito anche a fermarlo due volte, chissà se qualcuno mai mi crederà… Forse non ci credo ancora nemmeno io. Grazie Francè, grazie di nuovo.