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L’allenatore nel pallone

Rudi Garcia ha perso del tutto la situazione di mano. Dal punto di vista tattico è andato in totale confusione

Redazione

“Voi sapete che tutti gli allenatori del mondo più o meno usano le stesse formazioni: c’è il 4-5-1 o il 4-4-2. Io, invece, uso una cosa diversa: il 5-5-5”. Parole e musica di Oronzo Canà, alias Lino Banfi, ne L’Allenatore nel pallone, pellicola cult per appassionati di calcio. Rudi Garcia come Canà, le sue scelte contro l’Atalanta, assomigliavano molto al terrificante modulo di banfiana memoria. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Ieri me ne sono andato dallo stadio con il magone addosso, affranto, svuotato, rassegnato.

Già alla fine del primo tempo, i presagi erano tristissimi. Roma mia che fine, che hai fatto. Ad incomprensibili limiti caratteriali e di personalità, questa squadra, messa in campo alla rinfusa contro l’Atalanta con scelte incredibili, unisce ora una paurosa involuzione anche dal punto di vista tattico. Rudi Garcia ha perso del tutto la situazione di mano.  che gli chiede l’allenatore; Verde, Paredes, Ucan una volta santi una volta diavoli. Una volta dentro, una fuori squadra. Rudi Garcia è un allenatore nel pallone. Un allenatore che non sa più cosa fare. E come farlo. Un allenatore che, in tre mesi di crisi, non è stato in grado di capirne le cause.

E di prendere le opportune contromisure. Un allenatore così, non ha più molto da dire. E da dare. Altro che furbo. Altro che “questo è un allenatore che, della città di Roma, ha capito già tutto”. Chi dice “Vinceremo lo scudetto” a Roma, vuol dire che non ha capito nulla, di questa città. E di questo ambiente. Qui si è sempre chiacchierato tanto. E fatto poco. Qui si è sempre andati avanti per slogan, promesse, spacconerie. E intanto, le coppe le alzano gli altri. E’ da Luis Enrique che la Roma ci viene dipinta come una “squadra proiettata nel futuro”. Ma intanto il presente è deprimente. Sembra una lenta agonia.

Tutti gli obiettivi vengono falliti, ad uno ad uno. Una serie interminabile di onte per i tifosi della Roma: la vergognosa sconfitta nel derby di coppa Italia, i sette gol all’Olimpico contro il Bayern, lo scudetto (l’ennesimo) regalato a una Juventus sempre più irraggiungibile. E poi, sullo sfondo, il volersi far male da soli: no al ricorso per la squalifica della curva e le parole pesanti verso i tifosi. Proprio il modo (e il momento) meno opportuno per usare il bastone. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: totale frattura fra società e tifoseria, totale caos a livello tecnico. Una politica che ha generato una guerra intestina. Peccato, perché i nemici della Roma cominciavano ad aver paura. Quei nemici, ora, ci ringraziano. Che tristezza. Abbiamo fatto il loro gioco.