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La Roma Usa e la maledizione Primavera: tra marzo e aprile la stagione si compromette

I giallorossi in questo periodo non riescono mai a gestire i momenti topici tra campionato e Europa. Solo una volta in 7 anni di gestione Pallotta è andata diversamente

Redazione

Lo 0-2 di ieri con la Fiorentina è preoccupante, come del resto lo era già l’1-1 di Bologna. Non tanto per la prestazione, che all’Olimpico c’è pure stata, ma per la mentalità. Perché dopo 7 anni la Roma a gestione stelle e strisce sta sbagliando ancora dove ha praticamente sempre sbagliato: all’ultima curva prima del rettilineo finale. Prima di poter anche solo gustare l’idea di un titolo che manca da 10 lunghi ed ormai esasperanti anni. Non può essere una questione di allenatore, dato che è successo con Garcia, Spalletti e sta riaccadendo adesso con Di Francesco. Per carità, nessuno biasima il percorso europeo di Eusebio. Nessuno si sarebbe aspettato di arrivare ad aprile a giocare i quarti contro il Barcellona degli alieni. E nessuno si strappa i capelli per un 4-1 forse ingiusto. La Roma quella partita aveva meritato di giocarsela in maniera spensierata, con nulla da perdere. Ma dopo il blackout di gennaio i giallorossi avevano un solo obbligo: centrare almeno il terzo posto. E invece ora è incomprensibilmente a rischio anche la qualificazione alla prossima Champions.

MALEDETTA PRIMAVERA – Parlavamo dell’ultima curva prima del rettilineo. In una stagione calcistica sono i mesi di marzo e aprile. Negli ultimi anni la Roma ha sempre giocato per qualcosa a questo punto della stagione e, a parte nel 2013/14 (senza l’Europa a togliere energie fisiche e mentali), ha puntualmente buttato all’aria mesi di lavoro con sconfitte senza alcun senso. L’anno scorso bastarono i primi 9 giorni di marzo per mandare a rotoli una stagione fino a quel momento praticamente perfetta – nonostante il ko col Porto ad agosto. Fuori dalla Coppa Italia (2-0 contro la Lazio), addio sogni scudetto e lotta al secondo posto riaccesa dopo la sconfitta col Napoli e l’orribile secondo tempo di Lione, che costò di fatto l’Europa League. Per fortuna, la zampata di Perotti evitò guai peggiori in una giornata già tragica di suo per il ritiro di Totti.

2015 E 2016 – E anche due e tre anni fa il discorso non è mai cambiato. In questi giorni, nel 2016, la Roma di Spalletti (succeduto da poche settimane a Rudi Garcia) era nel pieno della corsa al secondo posto, l’ultimo per un posto fisso in Champions. Nel giro di un mese arrivarono 3 pareggi e 1 sola vittoria in campionato. Il risultato? Terzo posto e lacrime ad agosto per un’eliminazione cocente contro il Porto. Nel 2015, il 19 marzo arrivò l’indecifrabile 0-3 della Fiorentina nella gara di ritorno degli ottavi di Europa League dopo l’1-1 dell’andata e di fatto la Roma consegnò lo scudetto alla Juventus perdendo per strada ben 10 punti in 6 partite.

DIFRA PENSACI TU – Rispetto all’anno scorso la Roma ha 11 punti in meno, ma con la sconfitta dell’Inter almeno ha ancora in pugno il terzo posto. Il destino dipende da lei, per quanto questo può essere rassicurante. Di Francesco in queste ultime 8 gare stagionali dovrà tenere un gruppo che sembra tornato ai vizi di inizio anno. Adesso c’è il Barcellona, poi la Lazio. È una questione di attributi: o ce li hai o non ce li hai. Eusebio negli ultimi due mesi deve dimostrare a tutti che la sua Roma li ha. Almeno per due mesi.