- CALCIOMERCATO
- PRIMAVERA AS ROMA
- FEMMINILE AS ROMA
- GIOVANILI AS ROMA
- COPPA ITALIA
- INFO BIGLIETTI
- FOTO
- REDAZIONE
news as roma
Getty Images
C’è un dato che racconta bene – forse meglio di ogni parola – l’inizio di stagione della Roma: nessun gol segnato da un subentrato nelle prime tre giornate. Due reti complessive, due vittorie, una sconfitta. Ma ogni gol è arrivato dai titolari, a conferma di una tendenza che non è nuova, né casuale. Allargando lo sguardo all’intero 2025, la fotografia è simile: solo tre i gol segnati da giocatori entrati a gara in corso. Un numero che non grida all’emergenza, ma che invita alla riflessione. In un calcio che richiede soluzioni continue, ritmo alto e profondità di rosa, il club capitolino sembra ancora alla ricerca di quella spinta in più che spesso arriva proprio dalla panchina. E Gasperini lo sa bene. Prima della sfida col Torino lo ha detto chiaramente: "Non regalo niente a nessuno. L’opportunità di giocare bisogna conquistarsela". Un messaggio diretto a chi parte dietro nelle gerarchie, ma con una porta aperta: "Possono cambiare, precisa, ma tutti devono essere pronti". Non si tratta necessariamente di un limite strutturale, ma forse di una fase di rodaggio. Tra interpreti nuovi, meccanismi da oliare e gerarchie in evoluzione, è possibile che l’impatto dei subentrati cresca con il tempo. Per ora, però, la Roma è una squadra che vive soprattutto nei suoi undici iniziali. E che da chi entra si aspetta – legittimamente – qualcosa in più.
El Shaarawy contro il Genoa, Dovbyk contro il Como e Shomurodov contro la Juve. Si ferma qui la lista dei giocatori che, entrati dalla panchina, hanno trovato la via del gol con la Roma in tutto il 2025. Tre nomi, tre episodi isolati. Il resto è silenzio. Un dato che pesa ancora di più se confrontato con chi lotta per gli stessi obiettivi: la Juventus, ad esempio, ha già eguagliato questo bottino nelle prime tre giornate di campionato, facendo in meno di un mese ciò che la Roma ha realizzato in nove mesi.
Un numero che racconta non solo l’assenza di concretezza, ma anche la difficoltà di trovare risposte oltre i titolari. In un calcio che premia chi ha profondità e rotazioni efficaci, la Roma fatica ad accendere la luce una volta oltrepassato l’undicesimo titolare. Già nelle prime due giornate contro Bologna e Pisa si erano accesi segnali d’allarme: Dovbyk, chiamato a cambiare l’inerzia delle partite, è rimasto impalpabile, mai realmente nel vivo del gioco. Contro il Torino, la storia si è ripetuta: né Baldanzi né Pisilli, né Ferguson sono riusciti a invertire la tendenza di una gara bloccata, dove un guizzo avrebbe fatto tutta la differenza.
Eppure, proprio l’allenatore che oggi siede sulla panchina giallorossa ha costruito buona parte della sua identità sul contributo dei subentrati. Gasperini all’Atalanta trasformava le sostituzioni in armi letali, con giocatori come Muriel che entravano e spaccavano le partite. Oggi, invece, la Roma sembra ancora lontana da quel tipo di impatto, e la sensazione è che chi entra lo faccia più per necessità che per incidere davvero.
Dal 5 gennaio 2025 al 21 settembre: dall’inizio dell’anno al prossimo derby con la Lazio. In quella sfida di inizio anno, la Roma riuscì a trovare il sorriso grazie a una perla di Pellegrini e a un gol di Saelemaekers. Due nomi che, per motivi diversi, non sono più protagonisti indiscussi nel progetto giallorosso: il belga è tornato al Milan, mentre Pellegrini, comunque vada, resta una risorsa preziosa, pronta a riprendersi il suo ruolo proprio in un momento così cruciale come il derby. Magari da subentrato, l'ex capitano giallorosso potrebbe essere la scintilla capace di invertire una tendenza che finora ha visto troppo spesso la panchina incapace di incidere. Il derby di Roma è una partita a sé, unica per intensità, passione e valore simbolico.
Per Gasperini, che ha dovuto fare i conti con un mercato non pienamente esaustivo rispetto alle sue richieste, avere una panchina lunga e di qualità non è più una semplice necessità, ma una vera e propria priorità. Serve una squadra che possa contare su ogni giocatore, un gruppo dove anche chi entra dalla panchina sappia dare un contributo significativo, portando energie, soluzioni e imprevedibilità. Questo derby sarà quindi un banco di prova non solo per le scelte tattiche e per i cambi, ma soprattutto per misurare le reali ambizioni di questa Roma. Per capire se la squadra di Gasperini ha la forza e la profondità necessarie per competere su più fronti, se è capace di evolversi e crescere anche grazie a chi finora è rimasto ai margini. Il futuro passa inevitabilmente anche da chi siede in panchina, e il derby può essere l’occasione giusta per dimostrarlo.
Federico Grimaldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA