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La gentilezza d'Eusebio

(di Paolo Marcacci – L’AVVELENATA Forza Roma Stadio) Eusebio Di Francesco è stato, finché ha giocato, un giocatore “gentile”. Il riferimento non riguarda certo le caratteristiche tecniche: è stato un giocatore di grande,...

Redazione

(di Paolo Marcacci - L'AVVELENATA Forza Roma Stadio) Eusebio Di Francesco è stato, finché ha giocato, un giocatore "gentile". Il riferimento non riguarda certo le caratteristiche tecniche: è stato un giocatore di grande, inesauribile quantità, non certo un fine dicitore del centrocampo.

La gentilezza a cui facciamo riferimento riguarda quel poco di uomo che avevamo imparato a conoscere attraverso il calciatore: un uomo timido, sempre ai margini della ribalta una volta terminati i novanta minuti; uno che nelle rati occasioni in cui si concedeva a taccuini e telecamere parlava sempre in maniera delicata, quasi sottovoce, con la grazia che c'è nell'accento meridionale quanto lo si adopera per sussurrare. Quella timidezza non faceva in tempo a rallentarne la corsa, sul campo, perché come tutti i timidi era abituato, essendo a disagio con gli "ornamenti" della retorica, a far parlare i fatti: chilometri e sudore, talmente tanti da far risultare la sua cifra tecnica meno apprezzabile di quanto non fosse in realtà. Caratteristica precipua non solo delle persone schive ma anche e soprattutto di quelle intelligenti.

Fino a che ha vestito la maglia giallorossa ha soltanto contribuito, mai destabilizzato, in nessuna occasione: ha pensato a giocare, a farsi trovare pronto e parlando di lui chiunque legga sa che per una volta non si stanno adoperando frasi fatte. Quando si è svestito dei colori giallorossi, lo ha fatto naturalmente in punta di piedi e forse, come sempre accade con chi merita senza mai rinfacciare, non gli è stato tributato il ringraziamento che avrebbe meritato. Ciò che non gli ha mai impedito di rivendicare il suo attaccamento alla Roma.

Cosa non scontata neppure, in qualche caso, per chi questa casacca ancora la veste. Il giocatore intelligente è diventato un allenatore saggio, al di là di come finirà questa faticosa avventura con il Lecce che oggi scende all'Olimpico con tanta cautela ma forse anche con qualche piccola ambizione, cosa che Eusebio il timido mai confesserebbe apertamente, anche se in questi giorni, sempre in maniere sommessa, l'ha lasciato intendere.

Qualcuno, parlando dell'atteggiamento che contraddistingue personaggi come lui, usa l'espressione "basso profilo": secondo noi è semplicemente il profilo giusto, quello che alla fine paga molto più degli atteggiamenti plateali o degli slogan roboanti. In tempi di santi, santoni e santini che ancora non hanno meritato l'aureola di cui si fregiano, ci piace dare il più caloroso benvenuto a questo ragazzo solo un filo ingrigito, che sa stare in panchina con la stessa disciplina e la stessa limpidezza con cui ha condotto una carriera da calciatore. Bravo, ma sopratutto utile, come in genere sono sempre i personaggi come lui.