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La decima maledetta

(di Alessio Nardo) Vincerla quest’anno avrebbe avuto un sapore speciale. E invece niente, dovremo attendere ancora. La Coppa Italia, anche stavolta, non tornerà a casa. Ossia nella bacheca di Trigoria, dove trovano onorevolmente spazio ben...

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(di Alessio Nardo) Vincerla quest'anno avrebbe avuto un sapore speciale. E invece niente, dovremo attendere ancora. La Coppa Italia, anche stavolta, non tornerà a casa. Ossia nella bacheca di Trigoria, dove trovano onorevolmente spazio ben nove esemplari del trofeo nazionale. Una storia infinita, un feeling speciale che dal 2008 sembra tuttavia essersi trasformato in un'autentica maledizione. Sei anni fa, la Roma di Spalletti vinse la finale secca all'Olimpico contro l'Inter e alzò al cielo la nona Coppa della sua storia. Grande festa, vittoria meritata e tutti in attesa del passo successivo: la decima. Il traguardo storico con ipotetica e suggestiva affissione della "stella d'argento" sulla maglia. Tormentone ormai quasi stucchevole e vietato ai superstiziosi. Da allora, in Tim Cup per la Roma sono arrivate soltanto delusioni. E che delusioni. Due atroci sconfitte in finale (il 5 maggio 2010 contro l'Inter del triplete mourinhano ed il 26 maggio scorso), due eliminazioni ai quarti ed altrettante in semifinale. L'ultima ieri sera, ad opera del Napoli di Rafa Benitez.

Eppure, c'erano tutte le premesse per un percorso netto e trionfale. L'eliminazione della Juve ai quarti, la vittoria contro i partenopei ripresa per i capelli nel match d'andata all'Olimpico. Niente. De Rossi e compagni sono clamorosamente crollati al San Paolo sotto i colpi di Callejon, Higuain e Jorginho. Tutto finito. O meglio, di nuovo rimandato alla prossima stagione. Fino al 2015, ogni speranza di agganciare la decima Coppa Italia sarà vana. E l'obiettivo continuerà a tormentarci almeno sino al giorno in cui verrà raggiunto. Che poi il dieci, in fondo, non è maledizione "esclusiva" per la Roma. C'è ad esempio la Juventus, anch'essa a quota nove trionfi nel torneo nazionale, che da 19 anni va inutilmente a caccia del decimo. L'ultimo successo bianconero risale alla stagione 1994-1995, nella doppia finale con il Parma. Da allora, solo tonfi. Con ben tre finali perse: nel 2002 (contro il Parma stesso), nel 2004 (con la Lazio) e nel 2012 (contro il Napoli).

C'è anche chi in passato ha faticato e non poco per brindare ad una decima conquista. Il Milan vinse lo scudetto della stella nella stagione 1978-1979, ben undici anni dopo il nono tricolore della storia rossonera (datato 1967-1968). La stessa Juve, per agguantare il decimo scudetto, impiegò non poco: sei anni (dal 1952 al 1958). Spostandoci all'estero, troviamo casi piuttosto simili. In Spagna, il Barcellona vinse la sua decima Liga (1985) undici anni dopo la nona (1974), mentre il Real Madrid conquistò la decima Coppa del Re (1962) ben quindici anni dopo aver raggiunto quota nove (1947). Quasi lo stesso tempo d'attesa dell'Atletico Madrid, che nove mesi fa ha festeggiato il suo decimo trofeo nazionale a distanza di 17 anni dalla vittoria dell'ultimo (1996). In Inghilterra, l'Arsenal impiegò sette anni per vincere la sua decima Premier League (1998), mentre all'Olympique Marsiglia furono necessarie ben tredici stagioni per arpionare la decima Coppa di Francia (1989).

Il caso più clamoroso in senso assoluto riguarda il già citato Real Madrid, nella manifestazione europea più imponente e prestigiosa: la Champions League. Nel 2002 i blancos (guidati da Vicente Del Bosque) alzarono al cielo la loro nona coppa dalle grandi orecchie. Da allora non solo non sono più riusciti a vincerla, ma non hanno mai nemmeno raggiunto il traguardo "minimo" della finale, rimediando la bellezza di sei eliminazioni consecutive agli ottavi (dal 2005 al 2010). Quest'anno, Carletto Ancelotti e Cristiano Ronaldo tenteranno di riscrivere la storia. Mentre per la Roma se ne riparlerà la prossima stagione, con la certezza che almeno per ora nessuno potrà privare i giallorossi del primato (seppur condiviso) di vittorie in Coppa Italia. Un aglietto di consolazione? Forse. Ma è storia. E la storia è meglio non dimenticarla mai.