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Koné, il top player di Gasp che la Roma deve blindare ancora una volta

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Koné non è più solo una promessa: è un top player. E adesso, la Roma deve custodirlo
Redazione

C’era una volta la Roma di De Rossi. Non solo un allenatore, ma un simbolo, una bandiera tornata per guidare la squadra del cuore. Sembra una vita fa, in realtà sono circa 13 mesi. Le cose, però, non sono andate come sperato: dopo appena tre giornate, quel sogno si è infranto, lasciando spazio all’incertezza. Eppure, da quel breve scorcio di stagione è rimasto qualcosa di prezioso. Un talento cresciuto con calma, che oggi è diventato una presenza fondamentale: Manu Koné.

Il centrocampista francese è forse l’eredità più luminosa lasciata da DDR alla Roma e, già da quei primi minuti a Genoa si era visto tutto il suo potenziale. Un giocatore arrivato senza clamore, ma che oggi è diventato una guida sicura e indispensabile del club giallorosso. Koné ha conquistato tutti, passo dopo passo, partita dopo partita. Lo aveva già fatto intravedere lo scorso anno, ma è in questa stagione che il suo talento sta sbocciando in tutta la sua potenza. La prestazione dominante contro il Bologna, il coast to coast da brividi contro il Pisa nei minuti finale, e la prestazione con la Nazionale francese che lo ha consacrato agli occhi del mondo. Koné non è più solo una promessa: è un top player. E adesso, la Roma deve custodirlo.

Koné, il top player di Gasp che la Roma deve blindare ancora una volta- immagine 2

Koné, il vero top player della Roma

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Non ce ne voglia Dybala, fuoriclasse assoluto e simbolo di talento puro, ma oggi il vero top player della Roma si chiama Manu Koné. È lui il volto nuovo a cui aggrapparsi, la scintilla che accende la speranza di un futuro finalmente più stabile e ambizioso. Il francese non è solo forza fisica, dinamismo e qualità nei piedi: è presenza, identità, fame. In mezzo al campo fa tutto - recupera, imposta, strappa, accompagna - ed è sempre nel vivo del gioco, come se la partita gli scorresse dentro. Con Gasperini, maestro nel valorizzare centrocampisti completi, il suo margine di crescita è ancora enorme. E poi ci sono le sue parole, quelle dichiarazioni in conferenza in Nazionale, in cui parla della Roma come uno dei pochi club che abbia creduto in lui: parole, che fanno vibrare corde profonde nel cuore dei tifosi, rafforzando un legame che oggi sembra indissolubile. Ed è proprio da questo legame che il club giallorosso deve ripartire, per tornare a guardare avanti con occhi pieni di ambizione.

Un patrimonio da blindare

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L’estate appena passata ha segnato un primo campanello d’allarme: alcuni club hanno davvero iniziato a rendersi conto del valore reale di Manu Koné. Non tutti, forse, sul piano tecnico ed economico, ma qualcuno ha provato a muoversi. L’Inter è arrivata a mettere sul tavolo un’offerta da 45 milioni di euro, una cifra importante ma respinta dalla Roma senza esitazioni. Perché a Trigoria sanno bene di avere tra le mani qualcosa che vale molto di più: un centrocampista completo, moderno, dominante. Da anni, forse da troppi, non si vedeva un profilo del genere con la maglia giallorossa.

Proprio per questo motivo, la Roma non può permettersi di vacillare. Se davvero vuole tornare ad alzare l’asticella e competere con le prime della classe, deve iniziare da qui: dal trattenere i suoi campioni. Perché se Koné continuerà su questa strada - e tutto lascia pensare che lo farà - le offerte, anche superiori a quella nerazzurra, arriveranno eccome. Club europei con disponibilità ben diverse potrebbero bussare alla porta dalla prossima estate. Ma una Roma ambiziosa non può più permettersi di vendere i suoi migliori giocatori al primo rilancio. Koné è un patrimonio tecnico, tattico ed emotivo. È un punto fermo, una certezza. E le certezze, nel calcio moderno, sono le fondamenta su cui si costruiscono i sogni.

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Il gol, l’ultimo tassello mancante

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Manu Koné incarna ormai la promessa di un centrocampo solido e creativo, un’armonia di forza, tecnica e intelligenza tattica. Eppure, come spesso accade ai talenti più completi, c’è un dettaglio che ancora non brilla con la stessa intensità: il senso del gol. Finora, in maglia giallorossa, le sue reti sono state solo due, l’ultima proprio in una partita carica di tensione e significato, quel match casalingo contro il Lecce che sembrava un bivio per la stagione. Koné sa creare occasioni, sia per i compagni che per sé stesso, ma sotto porta fatica ancora a tradurre la sua energia in gol concreti. È in questa sfida che potrà fare la differenza Gasperini, un allenatore capace di tirare fuori il meglio anche dai dettagli più nascosti. Prendendo ad esempio giocatori come Ederson dell’Atalanta, simile a Koné e capace di trasformarsi in goleador con cinque reti nella scorsa stagione, Gasperini ha gli strumenti per affinare questo aspetto.

Il suo compito sarà  quello di farlo diventare un centrocampista totale, un faro in mezzo al campo che sappia illuminare anche la porta avversaria. Perché la Roma ha oggi tra le mani un gioiello raro, un patrimonio da coltivare con pazienza e ambizione. Tenerselo stretto e lavorare su ogni sua sfumatura significa costruire un futuro che non sia solo di speranza, ma di certezza giallorossa. In fondo, la storia di Manu Koné è ancora tutta da scrivere, ma già oggi racconta di un legame profondo tra un ragazzo, una città e una maglia. La Roma che vuole tornare grande non può che partire da qui: da chi ha scelto di restare, di crescere, di diventare indispensabile. E in quel cammino, con Gasperini al fianco, Koné potrebbe trasformarsi non solo in un campione, ma in un simbolo di rinascita.

Federico Grimaldi