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forzaroma news as roma Konè: “Ero sempre nell’ombra, nessuno parlava di me. Ora devo segnare di più”

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Konè: “Ero sempre nell’ombra, nessuno parlava di me. Ora devo segnare di più”

Konè: “Ero sempre nell’ombra, nessuno parlava di me. Ora devo segnare di più” - immagine 1
Il centrocampista della Roma si è raccontato ai canali della Nazionale francese
Redazione

Manu Koné si è raccontato e in un’intervista rilasciata ai canali ufficiali della nazionale francese. Il centrocampista della Roma ha ripercorso le tappe della sua carriera, sui suoi pregi e difetti da giocatore soffermandosi anche sull’avventura con la maglia giallorossa.

Manu, ora parlano tutti di lei

 “Con il passare del tempo si è iniziato a parlare di me, ma inizialmente non mi notava nessuno a causa della mia timidezza. Ero sempre nell’ombra, quindi dovevo mettermi alla prova e far capire alle persone che c’ero anche io in campo. Sapevo di non essere il perno della squadra e che avrei dovuto sempre lavorare. Non sono mai stato sotto i riflettori, ero sempre dietro le quinte. Nessuno diceva: ‘Ah, in quella squadra c’è Koné’. Quindi ho sempre dovuto dimostrare il mio valore”.

Che tipo di giocatore è?

“Mi piace correre, difendere e dare tutto per la squadra. La gente mi vede maggiormente come un centrocampista difensivo, ma non vedono il mio lato offensivo, che è abbastanza buono. Penso di avere una buona tecnica sotto pressione, inoltre so portare il pallone dalla difesa all’attacco. Il problema è che non calcio così bene (ride, ndr), ma con il tempo migliorerò anche sotto questo aspetto. Non voglio dire di essere un calciatore completo, ma so fare un po’ di tutto. Non sono un grande dribblatore, ma quelle giocate le faccio sin da bambino”.

La nazionale?

“Quando vengo chiamato in nazionale cerco di fare ciò che il mister mi chiede. In campo ognuno deve fare il proprio lavoro per raggiungere. Sono sempre calmo e mi sono ambientato bene, dato che sono qui da circa un anno. Parlo e rido con tutti. Le persone possono pensare che io sia un ragazzo freddo, ma in realtà sorrido spesso e mi piace scherzare. Con me nessuno si annoia”.

Le sue origini?

“Sono nato nel quartiere La Garenne-Colombes, lì ho i migliori ricordi dell’infanzia nonostante non fosse tutto perfetto. Ho dei familiari che vivono ancora lì e tutti i miei amici sono lì. Anche il mio torneo, la MK Cup, si gioca lì. Sin da bambino sognavo di organizzare questo torneo e l’ispirazione proviene da William Gallas, il quale organizzò un torneo nella mia città. Fu un sogno per me. Questo torneo mi permette di riconnettermi ogni anno con la mia città”.

La sua carriera?

“Ho iniziato al Paris FC, poi sono andato al Tolosa e ci sono rimasto per 5/6 anni. Dopo mi sono trasferito al Borussia Mönchengladbach e ora sono alla Roma. Ho conosciuto diverse culture e modi di vivere. A Roma anche il cibo è differente rispetto alla Francia e alla Germania. Il tedesco è molto complicato, capivo poche parole. Sono alla Roma da un anno e capisco praticamente tutto, a volte mi capita di parlare anche in italiano. Anche dal punto di vista calcistico c’è molta differenza tra Germania, Francia e Italia. In Serie A c’è un calcio più difensivo e devi pensare a più cose. Bisogna adattarsi e migliorare”.

Il suo motto “En mission”?

“Si tratta di un modo di dire ed è nato con un mio amico durante un allenamento. Un giorno abbiamo avuto una discussione, ci siamo guardati e ci siamo detti: “In missione”. Per me è un bello slogan, dato che rispecchia il nostro percorso e anche quello dei nostri genitori, i quali hanno dato tutto per noi. Siamo in missione per tutto, anche in campo. Uso questo motto come motivazione e significa che in qualsiasi caso darò tutto. Fino a quando sarò un calciatore, sarò in missione in campo”.

Cosa significa il calcio per lei?

“Passione. Da bambino ero in grado di fare delle pazzie, come lasciare casa a mezzogiorno per tornare alle nove di sera pur di giocare a calcio. Ho sempre amato questo sport, anche a scuola ho sempre giocato a calcio. La passione è alla base del calcio, se viene meno ti senti perso”.