(L'Unità - S.Di Stefano) I nostri dirigenti hanno capito l'inghippo: fatta la legge si è studiato il modo di aggirarla, come d'abitudine. Secondo qualche avveduto giurista, il rischio è di far cadere i nostri club in un pericoloso «razzismo alla rovescia». Tutto per una norma che lascia spazio ai furbetti: acquisti un calciatore non comunitario a basso costo, magari dalla Lega Pro, e lo rivendi all'estero e ti si libera la casella. Tutto nasce dalla Legge Bossi-Fini che contingenta l'ingresso dei professionisti sportivi.
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Konatè e gli altri, calciatori usa e getta. Servono solo a liberare il posto ad altri
(L’Unità – S.Di Stefano) I nostri dirigenti hanno capito l’inghippo: fatta la legge si è studiato il modo di aggirarla, come d’abitudine. Secondo qualche avveduto giurista, il rischio è di far cadere i nostri club in un...
Il Coni determina le quote, la normativa è semplice: ogni club di Serie A ha due caselle occupate relative a due extracomunitari tesserati, e per poterne tesserare un altro deve prima venderne uno all'estero. Il diktat è chiaro: per ogni calciatore non comunitario che entra in Italia ne deve usci re uno, mentre dentro le frontiere nazionali si possono trafficare extracomunitari a piacimento: il posto si libera solo quando si vende all'estero, solo così i flussi sono rispettati: tanti escono, tanti entrano.
Ed ecco che la norma serve l'assist per essere raggirata, perché sempre più spesso stiamo assistendo in Italia a una sorta di mercato del passaporto, con giovani calciatori stranieri che hanno una sola prerogativa nel loro curriculum: essere extracomunitari, appunto. Questo status li rende appetibili ai grandi club, che così possono prelevarli (nel mercato interno è consentito) per poi piazzarli in qualche categoria inferiore estera e liberare così un posto da extracomunitario in rosa per tesserare qualche campione.
E il caso dell'allora 25enne attaccante ivoriano Jean Romaric Koffi, cinque anni in giro al confine del dilettantismo e che nel giro di un'estate si trovò a vivere, nel 2011, il sogno della Serie A. In realtà in quella storia ci fu poco di stima professionale, tanto di furbo. Cominciò con lui il Napoli, che in vista ingaggiò Koffi e - in vista della riapertura al secondo extracomunitario - sfruttò la norma che ne avrebbe liberato un posto qualora fosse svincolato entro il 30 giugno. Indovinate cosa fece il Napoli? Ovviamente il povero Koffi si ritrovò disoccupato di ritorno dal prestito a Siracusa. Poi in soccorso arrivò la Roma, ma l'avventura giallorossa durò per lui poche ore, fu venduto all'estero e quella cessione consenti di liberare il posto da extracomunitario per tesserare in extremis Fernando Gago. Oggi Koffi gioca al Boussu Dour Borinage, club che milita in seconda Divisione belga. Ed è apprezzato per quello che fa: gol.
In quell'operazione i giallorossi acquistarono anche il senegalese Tallo dal Chievo, anche se quest'ultimo riuscì a ricavarsi spazio nella Primavera trovando anche l'esordio in Serie A con Luis Enrique. Oggi potrebbe diventare un ottimo escamotage per liberare il posto a Maicon. Una sua cessione all'estero era data a Trigoria altamente probabile, ipotesi che ha iniziato a scemare da quando la Roma ha tesserato Amara Konatè, attaccante classe 1990 scuola Parma, svincolatosi recentemente dal Campobasso (Lega Pro, girone B). L'ufficialità della sua firma l'ha data direttamente il sito della Lega Serie A, non la Roma che probabilmente sta già per cederlo per liberare il posto a Maicon. Questione di pudore, almeno.
Chiamiamola pure escamotage, "trovata". Potrebbe essere uno di quesi casi di cosiddetto «abuso di diritto», aggirare la norma mediante strumenti leciti che la violano, seppur moralmente. Di sportivo non c'è proprio niente, ma solo semisconosciuti che transitano per un giorno (come il nigeriano Okoroji Ndubueze Henry, che la Fiorentina tesserò nell'estate del 2007, e come molti altri esempi, spesso non rilevati dalle cronache). Una pratica al limite della decenza, lo spiega anche Damiano Tommasi, presidente del sindacato Calciatori (Aic), che sembra aver capito il raggiro: «Purtroppo questa norma sugli extracomunitari è sempre stata avvicinata a un discorso di maggior competitività - ha detto ieri dopo il Consiglio Figc - ma credo che sia legata a calcoli aziendali, mosse di mercato e ad attività di società che nulla hanno a che vedere con il progetto o con la competitività sportivi: la possibilità di avere giocatori che arrivano dall'estero e che possono andare all'estero e avere questa possibilita' di movimento. Ma con uno, due o anche tre extracomunitari - conclude - non vedo la differenza di qualità a livello europeo».
Per la Serie A è invece un'ossessione, vendi-compra-vendi. Chiedere all'argentino Chavez, meteora che il Napoli ha scaricato ai greci del Pas Giannina per liberare il posto a Damiao in arrivo dall'Internacional di Porto Alegre. Tornando al "giochetto", la questione sembra essere un'altra e riguarda il reale valore del giocatore. Ricordate il giochetto delle plusvalenze di Primavera tra Inter e Milan? Si ipotizzò anche il «falso in bilancio». Ma se un giocatore viene acquistato per il suo status e non per il suo reale valore tecnico, ciò non comporta, almeno, una violazione dell'articolo 1 (lealtà sportiva, correttezza e probità)? Spetta alla procura federale indagare, ammesso che ne abbia voglia.
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