Si può rimediare a un errore, a una leggerezza, forse pure a un tradimento. Perché come ha detto saggiamente DiFrancesco“siamo umani, e possiamo sbagliare”. Per chiedere scusa, però, ci vuole un coraggio che viene in maniera distorta scambiato per debolezza, per resa. E allora ci si affida ai gesti. Kolarov ha provato a rispondere sul campo a fischi e insulti e alla sua maniera a farsi perdonare: buona prestazione e un bel gol che chiude una partita mai iniziata col piccolissimo Chievo (9 punti in classifica al netto della penalizzazione, due strappati alla Roma).
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Kolarov-Curva, fate la pace
Poteva essere la sera della pace, ma la pace non la voleva la Curva che per cocciuta coerenza ha insultato Kolarov dopo il gol, e non la voleva il serbo - nonostante le parole distensive di Di Francesco - che ha ha presentato un inchino pieno di...
Poteva essere il modo migliore per tenderelamano a chi si è sentito offeso, e per rabbia ha sbagliato pure lui. Non ci riferiamo a chi ha scritto sui muri (gesto vile) sotto casa di Aleksandar, ma a chi per suo diritto di tifoso ha chiesto rispetto dopo essersi sentito dire: “Il tifoso non può parlare di calcio perché non ne capisce”. O dopo essersi sentito urlare addosso: “Sveglia tua madre”. Solo per aver chiesto alla romana maggiore attenzione contro la Fiorentina. E dopo qualche ora ha dovuto ingoiare l’amaroboccone, anzi i 7 amari bocconi di una serata che non potrà maiesserecancellata. Nemmeno da un quarto posto che una volta era la norma. Di chi paga il biglietto, le trasferte, le maglie (forse pure quella di Kolarov) e in 10 anni ha potuto festeggiare solo un 3-0 al Barcellona. Poteva essere la sera della pace, dicevamo.
Ma la pace non la voleva la Curva che per cocciuta coerenza ha insultatoKolarov dopo il gol, e non la voleva il serbo che ha ha presentato un inchino pieno di arroganza. Bastava alzare una mano per chiedere “scusa”. DiFrancesco ha detto che era un inchino di scuse. Cosi non è sembrato soprattutto a rivedere i video girati dal settore ospiti , forse per colpa di quel coro. Da queste parti sono stati perdonatitutti, o quasi. Perché il romano è così: urla, strepita ma poi di fronte a un gesto spontaneo fa gli occhi da micione e t’abbraccia. Kolarov, che a Roma ci ha vissuto tanto visto il passato laziale, non l’ha capito. Passabile se hai 20 anni e qualche ormone di troppo, ma non all’età del serbo. Per non parlare di qualche sputo di troppo sul campo. E’ accaduto contro il Genoa, ma pure dopo il riscaldamento contro il Milan. Coincidenze? Lo speriamo. Così come speriamo che l’orgoglio non travolga il buon senso. Pure quello dei tifosi. Perché ora serve restare uniti.
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