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Julio Sergio: “Per Alisson difficile restare alla Roma, può valere 70 milioni”

L'ex portiere giallorosso: "Vorrei rigiocare la partita con la Samp, è un peccato non aver vinto il campionato. Di Francesco? Anche Ferguson a Manchester i primi anni non ha vinto niente"

Redazione

In questa stagione di alti e bassi per la Roma, forse l'unico a mantenere un rendimento costantemente al top è stato Alisson Becker. Il portiere brasiliano è diventato il pezzo pregiato della rosa giallorossa e sta incassando apprezzamenti da ex campioni (come Dino Zoff), colleghi e connazionali. Non ha fatto eccezione l'ex estremo difensore romanista Julio Sergio: “Il rendimento di Alisson non è una sorpresa per me, è stato giusto il periodo d’ambientamento in Italia, quest’anno sta facendo benissimo, ha grandissimi margini di miglioramento - ha detto a Centro Suono Sport -. Certo rimanere a Roma è difficile, se si presentano offerte come quelle del Psg, del Real Madrid o il Barcellona, diventa difficile dire di no. Se ti fanno offerte faraoniche è giusto ascoltarle, anche per il bene della società. Non è una scelta facile per Alisson, che sta bene a Roma, in un club importante, ma se si muove una squadra top, difficile rinunciare. Credo che il suo valore sia tra i 50 e i 70 milioni di euro. Probabilmente potrebbe essere il più pagato al mondo nel suo ruolo, capisco che la tifoseria voglia che lui che rimanga, ma se devi creare una struttura vincente, un club forte, la Roma deve ancora arrivare a questo livello. La società giallorossa ha fatto tanta strada in questi anni rispetto a quando giocavo io, la squadra ha fatto un salto di qualità, ma adesso da ciò che leggo servono soldi per aumentare la competitività”.

Il portiere brasiliano apre il cassetto dei ricordi:“Ricordo quella maledetta partita contro la Sampdoria, la vorrei rigiocare, avremmo meritato quello scudetto, c’era un entusiasmo incredibile in città, indimenticabili quei momenti. Peccato non aver vinto il titolo, dopo una rincorsa straordinaria. Nel mio primo derby da titolare feci la parata su Mauri, fu un intervento d’istinto, all’epoca tante persone non avevano grandissima fiducia in me, forse mi conoscevano poco, in quel derby mi consacrai agli occhi della tifoseria. Non mi sono mai sentito un fuoriclasse, io cercavo di fare parate decisive per la squadra, l’importante era questo, mi fa piacere che i tifosi mi ricordino ancora con affetto".

Su Di Francesco: “Storicamente la Roma decide le sue stagioni dopo la pausa natalizia. Quando parlo di mentalità vincente, mi riferisco a questo. Non bisogna avere momenti vincenti, ma una mentalità prolungata.Eusebio è un ragazzo serio, che ha valori effettivi, sta costruendo qualcosa di importante. Conosce la piazza, bisogna dargli tempo, anche Ferguson a Manchester i primi anni non ha vinto nulla. Le vittorie non dipendono da lui, ma da tanti altri fattori. Bisogna fare un mercato con maggiore qualità, ma sono convinto che tra due-tre anni la Roma avrà un progetto stabile e finalmente vincente.La Roma non deve essere più una squadra di passaggio, ma una realtà solida, dove i calciatori vogliano venire per vincere”.