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Juan: “Dopo la vittoria contro l’Inter pensavo avremmo vinto lo scudetto”

LaPresse

L'ex difensore brasiliano: "Totti un simbolo, De Rossi mi ha trasmesso la passione. E Spalletti è stato il miglior allenatore che abbia avuto"

Redazione

Quella partita con l'Arsenal è una ferita che sarà difficile rimarginare. Lo sa bene l'ex difensore della Roma Juan, che ha dato l'addio in questa stagione. Il brasiliano è stato intervistato da Roma TV. Ecco un'anticipazione delle sue parole.

Spalletti.

Sicuramente è l'allenatore migliore che ho avuto. La Roma era una squadra fortissima, giocava un bel calcio.

Il primo gol a Reggio Calabria.

Francesco (Totti, ndc) ha tirato una punizione benissimo, ho fatto gol di tacco. Una bella presentazione.

La vittoria a Madrid.

Bella vittoria in un campo difficile, forse non ci credeva nessuno, ma in quel periodo stavamo benissimo.

Catania-Roma.

È stato brutto, ci è sfuggito lo scudetto. Ricordo il pareggio contro il Livorno all'Olimpico...

I brasiliani.

Ho scelto la Roma perché aveva tanti brasiliani. La vita qui è simile al Brasile, per questo tutti vogliono giocare qui.

Totti.

È un simbolo della Roma. Uno dei giocatori più forti con cui abbia giocato. È stato un grande piacere giocare con lui e vedere da vicino quello che faceva.

De Rossi.

Anche lui un simbolo, mi ha dato tanta passione. Ho imparato molto vedendo come si comportava, quando sono arrivato era il centrocampista più forte al mondo. Difficile avere giocatori così, sono contento di aver giocato con loro due.

Su Aldair.

È sempre stato il mio idolo. Un giocatore che mi ha influenzato tantissimo, un campione, un fuoriclasse. Di quelli che ho visto, il difensore più forte in assoluto. Sono contento di aver lasciato un segno buono per i tifosi, è difficile paragonarmi a lui.

La Copa America vinta.

Avevo firmato con la Roma, ma non avevo ancora giocato con la Roma. Fu importante per farmi conoscere qui, arrivai con più fiducia.

La coppia con Lucio.

Un mio compagno di difesa, un giocatore fortissimo. Abbiamo giocato due anni insieme a Leverkusen e tanti anni insieme in nazionale. Era un grande piacere giocare con lui.

Sul gol all'Arsenal.

Una partita che ricordo bene. Non dovevo giocare, stavo male. Non avevo giocato all'andata, sono sceso in campo con un po' di dolore. Dopo 10 minuti mi sono fatto male, ma sono rimasto in campo fino alla mezz'ora, ho potuto fare questo gol che ha aiutato la squadra ad andare ai rigori. Peccato aver perso.

Mexes.

Philippe è stato un altro compagno di difesa fortissimo. Lui era già un giocatore importante per la Roma, mi ha aiutato tantissimo, una persona magnifica.

Burdisso.

Un giocatore diverso da Philippe, con grinta e passione. Abbiamo fatto una bella coppia, ha molta personalità, nello spogliatoio si fa sentire.

Ranieri.

Quando è arrivato, io ero in un periodo un po' confuso, pieno di infortuni. Con lui ho giocato con qualità e continuità, è stato un allenatore importante per me.

L'Inter.

Abbiamo giocato tante sfide contro loro, Julio Cesar è un amico, un fratello, siamo cresciuti insieme al Flamengo, era divertente giocare con loro. Ricordo che a dicembre eravamo 13 punti indietro, vincendo lo scontro diretto ci siamo avvicinati, ci ha dato fiducia per provare a vincere il campionato, peccato non esserci riusciti. Loro però erano molto forti.

Il derby del 2010.

Il primo tempo giocammo malissimo, dopo il mister cambiò Daniele e Francesco, facendo una scelta matta. Alla fine andò bene, Mirko fece due gol. Ricordo il rigore parato da Julio Sergio, una bella vittoria.

Roma-Sampdoria.

La partita più brutta di quel periodo a Roma. Ricordo bene, nel primo tempo dovevamo fare 2-3 gol, in 10 minuti cambiò la partita. Peccato, se avessimo vinto avremmo vinto il campionato. Dopo il successo con l'Inter ero sicuro che avremmo vinto il campionato, questa era l'ultima partita difficile.

Luis Enrique.

Venne qui con una nuova mentalità. Fosse rimasto un altro anno avrebbe fatto bene. Non era facile venire qui in quel periodo e modificare tante cose. Il mio ultimo allenatore qui a Roma. Lasciai la Roma perché ero nell'ultimo anno di contratto, sapevo che non avrei rinnovato. Ero anche stanco, dopo 10 anni di Europa, volevo tornare in Brasile. Guardando indietro sarei potuto rimanere, ma sono scelte che si fanno.

I figli.

Gianluca è cresciuto qui come un romano, è appassionato della Roma. Parlava un italiano migliore del mio, comandava tutto lui. E ha lasciato tanti amici qui.

L'ultima partita col Flamengo.

Ho giocato 5 minuti, un giorno indimenticabile, davanti ai nostri tifosi, al Maracanà, stadio in cui ho fatto tante partite. Sono orgoglioso di quello che ho fatto.