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José Cholevas, diversi nomi e infiniti tatuaggi per raccontare una vita unica
La storia di José Cholevas raccontata dettagliatamente: dall'errore all'anagrafe fino all'approdo a Roma, passando per Germania, Grecia e Sud America.
Un uomo incappucciato, di spalle, è fermo all'inizio del sentiero. Il castello di Johannisburg si staglia ancora in lontananza, la via che vi conduce scompare alla vista del viaggiatore, perdendosi tra la vegetazione. José (questo è il nome dell'uomo) osserva il paesaggio intorno a sé: non sarà un cammino facile, gli assicurano un angelo e una morte sopra la sua testa.
UN BAMBINO, DUE NOMI - José Cholevas nasce ad Aschaffenburg (Baviera) il 27 giugno 1984 e in poche ore la sua storia è già complicata. I suoi genitori vorrebbero registrarlo come "José Lloyd Cholevas", ma all'anagrafe la barriera linguistica trasforma una "v" in "b" (per via della pronuncia), e crea due nomi per una persona sola. Da allora e per sempre José sarà come una città o una nazione: ovunque andrà sarà scritto e nominato in maniere differenti. Cholevas, Holebas, Cholempas...
Forse la confusione si deve anche al fatto che genitori di José hanno uno strano accento tedesco; il padre, infatti, è un Greco della Tessaglia di nome Achille (proprio come il leggendario re di quella regione), la madre invece è uruguaiana e si chiama Lowis. Il matrimonio non è felice, i due divorziano e José, all'età di un anno, rimane a vivere con la madre.
UNA STORIA COME TANTE? - All'incrocio tra tante culture, cresce un ragazzino ammalato di pallone. Inizia a 7 anni con la squadra della zona, mentre con la madre o forse con lo zio Alfonso (il suo secondo padre), ogni fine settimana, vanno in giro per la Germania a fare provini. A 13 anni arriva una buona offerta, quella dell'Eintracht di Francoforte, ma la famiglia rifiuta; Lowis teme il futuro di suo figlio, vorrebbe che si concentrasse sugli studi. Tuttavia, evidentemente, quello accademico non è il destino del ragazzo, il quale vive un'adolescenza inquieta ("Ho fatto un sacco di sciocchezze, ho bevuto troppo ... Le cose che si fanno in adolescenza, ma ho avuto cattive compagnie, influenze cattive, cattivi amici"), abbandona le scuole superiori e inizia presto a lavorare.
Poi, nel 2001, la sua vita subisce un brusco cambiamento: la fidanzata rimane incinta e José diventa un giovanissimo padre. Addio al calcio giocato, benvenuta vita adulta: per prendersi cura della piccola Tanisha, Cholevas decide di abbandonare i campi e di concentrarsi per creare una stabilità e un futuro alla sua famiglia. Si impegna in una serie di lavori, ad un certo punto fa il doppio turno come magazziniere.
NON UNA STORIA COME TANTE - Fino a questo punto la storia di Cholevas somiglia di certo a tante altre: un ragazzo bravo a giocare a calcio sogna di diventare una stella, poi per poca bravura, per sfortuna, per gli avvenimenti della vita, è costretto a smettere presto. Alla fine non diventa un calciatore.
Tuttavia non è questo il caso: con l'aiuto di suo zio Alfonso, José si rimette in carreggiata e, mentre risistema la sua vita, nel giro di un anno torna in campo. Con l'Aschaffenburg-Damm, squadra dilettantistica della zona di Aschaffenburg, disputa tre stagioni.
Finalmente, nel 2006, dopo un'ottima stagione al Victoria Kahl (22 partite e 15 gol), arriva la chiamata della riscossa. Lo vuole il Monaco 1860, prima storica squadra della capitale bavarese. José tifa Bayern, ma certo non si lamenta, e a 22 anni approda nella seconda squadra del club.
Anche il tecnico è nuovo, si chiama Marco Kurz. E' un ex calciatore alla seconda esperienza su una panchina, ma ha stoffa e nel giro di un anno passa ad allenare la prima squadra, nella serie B tedesca. Cholevas lo segue, insieme conquistano i primi palcoscenici importanti.
Nell'arco di tre stagioni, José Cholevas è costretto a cambiare molto il suo stile di gioco, per adattarsi alle crescenti difficoltà. Da attaccante puro diventa terzino/ala: diminuiscono i gol, ma aumentano notevolmente le presenze. Alla fine della stagione 2009-10 ha totalizzato 47 presenze in seconda squadra, e 74 in prima. 20 gol in totale.
RITORNO ALLE ORIGINI - Nell'estate 2010 giunge una nuova svolta. Ewald Lienen, subentrato a Kurz alla guida del Monaco 1860 un anno prima, viene chiamato ad allenare l'Olympiakos e come prima desiderio alla sua nuova dirigenza, chiede di avere con sé Cholevas. Con una fatalità che neanche il miglior romanziere, Cholevas sbarca nella terra delle sue origini: la Grecia.
Non c'è praticamente mai stato, non parla la lingua e, la cosa peggiore, Lienen fallisce il preliminare di Champions e viene esonerato: José si trova da solo, oggetto misterioso voluto da un tecnico maledetto, ma non si scoraggia. In poco tempo convince il nuovo coach, Valverde, e si piazza stabilmente sulla fascia sinistra dei biancorossi. Inizia un periodo magnifico della sua vita.
Nel 2011 si risposa. Sua figlia, che nel frattempo è rimasta a vivere con la madre, ma con la quale José si mantiene in costante contatto nonché in ottimi rapporti, è la damigella d'onore al matrimonio. Visita la penisola: va a Trikala, il paese di suo padre e di suo nonno, e ammira l'incredibile complesso di Monasteri a Meteora: nel giro di 2 anni il ragazzo che non era mai stato nella sua terra ancestrale (se non una volta da molto piccolo), si è trasformato in un uomo greco. A Novembre, un paio di settimane dopo aver segnato il suo primo gol in Champions, diventa un cittadino greco a tutti gli effetti. Dopo una settimana è già in campo con la Nazionale.
Partecipa agli Europei del 2012 in cui la Grecia passa il girone ma viene eliminata dalla Germania ai quarti. Nel match decisivo contro la Russia entra al posto di Gekas e fa valere la sua grande tenuta mentale. Nell'estate 2014 vince il quarto scudetto in quattro anni in Grecia e si appresta a decollare per Rio: all'età di 30 anni, è all'apice della sua carriera.
TRUST NOBODY - Da qui la storia è nota a tutti: grande protagonista al mondiale, viene notato dalla Roma che alla fine del mercato decide di aggiungerlo al reparto difensivo di Rudi Garcia. Dopo un inizio un po' indeciso, una grande prestazione con l'Inter lo lancia titolarissimo al posto di un deludente Ashley Cole.
Così oggi Cholevas è il terzino titolare della Roma: forse non ha ancora conquistato tutti ma c'è tempo. L'uomo incappucciato, tatuato sulla sua schiena(FOTO) insieme al castello, all'angelo e alla morte, guarda dietro a sé quanta strada ha già percorso, quanto è stata dura e quanto lo ha segnato (nel corpo disegnato, ma probabilmente non solo). Non ha paura di proseguire ancora: confidando solo in se stesso e nella propria forza, procede sulla sua via con fiducia. Chissà che il meglio non debba ancora venire.
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