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Il tunnel infinito di Juan

(di Marco Reda) – Chi avrebbe mai pensato qualche mese fa che uno dei più talentuosi, esperti ed affidabili difensori della Roma potesse essere messo in discussione e, di conseguenza, sul mercato? Chi avrebbe creduto che una squadra come quella...

Redazione

(di Marco Reda) – Chi avrebbe mai pensato qualche mese fa che uno dei più talentuosi, esperti ed affidabili difensori della Roma potesse essere messo in discussione e, di conseguenza, sul mercato? Chi avrebbe creduto che una squadra come quella giallorossa potesse voler privarsi di uno dei centrali più tecnici in giro per l’Europa?

Decisamente singolare il destino di Juan Silveira Dos Santos, prelevato nel lontano 2007 dai tedeschi del Bayer Leverkusen per la modica cifra di 6,4 milioni di Euro. A stregare la Roma di Luciano Spalletti furono lo spiccato senso dell’anticipo, l’esperienza e la sicurezza messe a disposizione dei compagni e l’elevazione nei contrasti aerei, oltre che la pericolosità nei calci piazzati.

Il difensore brasiliano, vincitore con la propria Nazionale di due “Coppe America” e due “Confederations Cups”, si è da subito guadagnato il posto da titolare al fianco di PhilippeMéxes, ricordando in molti casi il connazionale Aldair, da sempre rimasto nei cuori dei tifosi romanisti. La sua più grande maledizione è sempre stata la fragilità fisica: Juan infatti, nel corso della propria militanza in giallorosso, è stato spesso vittima di problemi muscolari che lo hanno tenuto lontano dai campi per svariati mesi, prima di tornare a regime per un altro paio di incontri e fermarsi di nuovo per non poco tempo. Tuttora il centrale carioca è bloccato da una contrattura al flessore della coscia sinistra che lo terrà a riposo per i prossimi dodici giorni, costringendolo fortunatamente a saltare soltanto la trasferta di Novara, considerata la sosta per le Nazionali in programma per la prossima settimana.

I flessori. Sono stati proprio “loro” il peggior nemico di Juan nei suoi (finora) quattro anni da romanista: dopo un anno tranquillo, in cui ha avuto la possibilità di mettere in mostra le proprie capacità nel campionato italiano e confermare la propria inamovibilità nella Seleçao, dal 2008 ad oggi i muscoli delle sue gambe hanno ripetutamente fatto i “capricci” e dato non poche preoccupazioni allo staff medico ed al calciatore stesso. Per non parlare della piazza romana, da sempre severissima, che lo ha accostato in più occasioni al predecessore Christian Chivu (soprannominato “Swarowski” o “Crystal Chivu”) per via dei suoi continui stop per infortunio.

Ma la vera “caduta” di Juan non è certo dovuta unicamente ai problemi fisici: da un paio d’anni ormai, precisamente dagli ultimi Mondiali in Sudafrica, l’ex Leverkusen e Flamengo appare irriconoscibile: rari casi a parte, il brasiliano è stato più volte protagonista di prestazioni negative fatte di distrazioni che da lui non ci aspetterebbe, errori clamorosi (come dimenticare il Sampdoria-Roma 2-1 dello scorso anno in cui lui stesso regalò due incredibili palle goal alle punte doriane) ed amnesie da categorie molto inferiori che gli hanno fatto perdere sicurezza. Oltre che il posto da titolare e la fiducia dei vari Ranieri e Luìs Enrique.

La sua parabola discendente tocca i punti peggiori proprio nel periodo attuale, quello della nuova Roma a stelle e strisce, in cui i colleghi Nicolas Burdisso e Gabriel Heinze ottengono da subito la fiducia del tecnico spagnolo per fisicità, cattiveria agonistica, determinazione e (non per ultima) affidabilità nel proprio ruolo. E proprio le prove positive dei due argentini, in questa prima parte di stagione, inducono Luìs Enrique a gettare Juan nel dimenticatoio, quasi inguardabile nei pochi minuti concessigli dal suo mister, nonostante le sue doti tecniche siano superiori a quelle dei compagni di reparto e dovrebbero farlo partire in vantaggio nel nuovo progetto di gioco della squadra, basato su tecnica e possesso palla. Prima del nuovo stop di cinque giorni fa.

Il suo futuro è un rebus: il proprio agente ha spesso ribadito la sua volontà di restare nella Capitale e riconquistare il proprio allenatore attraverso il lavoro continuo ed il recupero della condizione migliore. Ma anche il fattore età (trentadue primavere) non giova a proprio favore. Motivo per cui, insieme ai colleghi Cassetti e Taddei, potrebbe svestire il giallorosso dopo circa 140 presenze ed 8 reti. La Juventus è alla finestra, ma non solo…