Esistono silenzi che parlano. Esistono silenzi che fanno rumore più di tante chiacchiere. Esiste chi celebra il funerale come se fosse una festa. Ed esiste chi le risposte al grande mistero della vita le cerca dentro se stesso. Niente apparizioni, niente dichiarazioni. Solamente il chiassoso fragore che fanno i pensieri quando vedi ciò che non vorresti mai vedere. O che non avresti mai immaginato di vedere. Non così presto.
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Il silenzioso frastuono dell’amico Daniele De Rossi
Sette giorni senza farsi vedere né sentire dopo l'addio a Davide Astori, al quale era fortemente legato. Dopo il gol al Torino la non-esultanza, in linea con le emozioni di questa settimana
Sono stati i giorni dell’ultimo lungo saluto a Davide Astori. La commozione e l’affetto sono arrivati da ogni angolo del mondo, nel disperato tentativo di alleviare la sofferenza di chi, questa sofferenza, se l’è vista sbattuta in faccia in una domenica come le altre, nel giorno di festa per antonomasia.
Abbiamo letto con gli occhi lucidi le splendide lettere di Saponara, di Badelj e di Buffon, solo alcuni dei compagni di squadra e di viaggio in questi ultimi anni di Davide. Abbiamo ascoltato le parole di Chiellini, sentendone uscire la dirompente forza dallo schermo della televisione. Non esiste un modo giusto o sbagliato di esprimere un sentimento così soffocante come il dolore per una morte. C’è chi sente forte la necessità di raccontarlo, di descriverlo, quasi ad esorcizzarne la cattiveria.
E c’è chi, come Daniele De Rossi, ha scelto di chiudersi dentro se stesso, proteggendo le proprie emozioni in un momento storico nel quale si è perso il valore del silenzio. Siamo sempre presi dalla smania di esprimerci su qualsiasi cosa, spesso senza neanche prenderci il tempo giusto per riflettere, che ci dimentichiamo quanto dignitoso sia conservare per sé la delicatezza e la fragilità di un’emozione.
“Auguro a tutti di avere amici come Giorgio Chiellini e Daniele De Rossi”, si è letto sui social in questi giorni. Due reazioni diverse al dolore, ma travolgenti allo stesso modo: da una parte la sua manifestazione nella sua sincerità più pura, dall’altra una non-manifestazione che prende forma tanto quanto un abbraccio di quelli che ti tolgono il fiato. Il capitano della Roma ha conservato l'onore che può regalare una sofferenza silenziosa.
E che abbia sofferto tanto lo sappiamo. Un po’ perché lo conosciamo, un po’ perché l’ha confermato Di Francesco e un po’ perché la famiglia, a partire dalla moglie Sarah Felberbaum, ha deciso di stargli vicino in un momento di smarrimento.
E dal suo capitano sembra aver preso ispirazione anche l’intero stadio Olimpico, mai così silenzioso durante il minuto di raccoglimento. “Vorrei seguire ogni battito del mio cuore per capire cosa succede dentro e cos’è che lo muove”, recitava Lucio Dalla nella canzone che ha fatto da colonna sonora ai sessanta secondi in ricordo di Davide.
De Rossi i suoi battiti li ha seguiti, custodendo quasi fosse un segreto ciò che aveva scoperto. Ma l’ha fatto in silenzio. Eppure l’hanno sentito tutti.
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