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Il ritorno di Spalletti a Roma sta prendendo la forma del capolavoro

Da squadra molle a banda di villani: Dotto su "Dagospia" analizza la rivoluzione che il tecnico toscano ha portato a Trigoria, andando anche contro mostri sacri finora intoccabili

Redazione

Un cambio drastico, epocale, vincente. La Roma presa in mano da Luciano Spalletti è irriconoscibile, messa a confronto della squadra impaurita e sfiduciata di fine 2015. Come scrive Giancarlo Dotto su Dagospia, il ribaltamento calcistico vissuto dai giallorossi presi in mano dal mister di Certaldo è già nella storia, perché ha pochi precedenti. Un gruppo molle e arreso si tramuta in una banda di villani, un circo che "butta calcio e passione".

Il match vinto 3-1 al "Castellani" dà un quadro ben preciso di ciò che oggi è la Roma: l'Empoli mena e corre, ma i romanisti in campo non sono da meno grazie al pressing alto, ad una tecnica superiore e ai 5mila tifosi accorsi a sostenerli. E in panchina c'è Spalletti, mai domo, che catechizza e accarezza a seconda del momento e del bisogno.  E nemmeno due episodi negativi mandano all'aria la sesta vittoria consecutiva: la pallonata di Szczesny a Zukanovic e l'infortunio muscolare di Nainggolan. Non c'è tempo di piangersi addosso, ricorda Dotto, che regala al tecnico il soprannome di "Big Spalla": il suo ritorno a Roma ha preso la forma di un capolavoro. Bravo anche a reagire all'"inqualificabile Puponata" arrivata alla vigilia del Palermo: per chiunque altro un suicidio, per lui un modo di uscirne potenziato, invincibile. Da oggi in poi per il giornalista ogni bega a Trigoria sarà impattante quanto il ruttino di un neonato e le "trombette" dei parassitari di Totti "poco più di una scorreggia".

"Big Spalla" è un comunicatore sublime - vedi la lezione di tattica con tanto di video sul recupero difensivo di Salah - e anche abile domatore: frusta e carezza i suoi - e non solo - facendosi seguire ovunque. Accolto come una benedizione dai giocatori che lo sentono parte del gruppo.