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Il papà di Gerson: “Rifiutai il Barcellona per la Roma. Oggi non lo rifarei”

LaPresse

Marcao ricorda il periodo in cui il figlio fu ceduto dal Fluminense: "Lo feci per fare un piacere al presidente"

Redazione

"Non mi fido di nessuno per fare i miei affari - dice Marcos Antonio da Silva, meglio conosciuto come Marcao, padre-procuratore di Gerson intervistato da O Globo. Ha 52 anni ed è padre di quattro figli:  Jessica, Jennifer, Geisi e Gerson, il più picolo. "Lui ha cambiato la nostra vita" dice emozionato quello che è diventato il terrore dei procuratori e che ha negoziato Gerson pur non essendo agente Fifa registrato nella CBF.

Gli insegnamenti glieli ha dati un altro padre di un calciatore brasiliano, il più forte: Neymar. "Lui mi ha detto una cosa: Marcao, i procuratori hanno 10,12,13 giocatori... Chi ne ha così tanti se sbaglia ha gli altri. Io ne ho solo uno, che è mio figlio, e così devo stare attento di uno come se stessi attento su 13. Ed io ho imparato questo" commenta il padre di Gerson, che a luglio è stato ceduto dalla Roma al Flamengo.

Nella trattativa Marcao è stato importante per essere liberato dalla Roma, ma ha spaventato i dirigenti carioca per il suo modo di fare un po' imperativo. Lui ha avuto sempre questo carattere, sin da quando Gerson aveva 13 anni. Marcao racconta che fu aggredito e sequestrato con armi perché non voleva firmare la cessione delle percentuali di diritti a un procuratore.  "Mi diede una testata e mi uscì un po' di sangue, poi mi sequestrarono in Xerem, ma io ho resistito e non firmai".

Nel giorno della 'festa dei genitori' Marcao dà un consiglio ai papà dei giocatori: "La prima cosa da fare è proteggere il figlio, anche quando tutti dicono che non vale niente. Questo va fatto per sempre".

Poi ricorda il periodo in cui il figlio doveva andare al Barcellona ma poi finì alla Roma. "Il club spagnolo voleva Gerson, fecero un accordo di acquisto, solo che un bel giorno io arrivo nella sede del Fluminense e il presidente (Peter Siemsen) disse che la Roma fece una proposta 'magica', speciale. Mi disse che il club stava messo male economicamente, con i funzionari senza stipendio. Io, allora, gli andai incontro e accettai. Oggi sono molto più esperto e, probabilmente, non lo rifarei più".