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Il momento d’oro dei gregari: dopo Bradley e Borriello ora tocca a Burdisso

(di Alessio Nardo) “Il segreto è il gruppo” è la frase più in voga nelle migliori famiglie. E questa Roma è famiglia pregiata. Dove tutti sono uniti (per davvero) e si danno una mano. Dove l’armonia regna sovrana, anche per...

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(di Alessio Nardo)"Il segreto è il gruppo" è la frase più in voga nelle migliori famiglie. E questa Roma è famiglia pregiata. Dove tutti sono uniti (per davvero) e si danno una mano. Dove l'armonia regna sovrana, anche per la magica striscia di vittorie, sempre più incredibile ed entusiasmante. Dieci. Numero pieno, tondo, bello. Cifra straripante che proietta i giallorossi nella storia. Era, sino a poche settimane fa, la Roma dei titolari. Degli undici che mai Garcia avrebbe cambiato. Per nessuna ragione al mondo. E forse, nel cuore e nella mente di Rudi, è ancora così. Quegli undici tali sono e tali restano: De Sanctis, Maicon, Benatia, Castan, Balzaretti, Pjanic, De Rossi, Strootman, Florenzi, Totti e Gervinho. Se stanno bene, giocano loro. Ma la stagione, e siamo solo a novembre, già ci ha dimostrato quanto sia rilevante, alla lunga, il valore complessivo dell'intera rosa.

Infortuni, squalifiche, semplice turn over. La panchina conta eccome, e in questa Roma più che mai. Le assenze di Gervinho e Totti hanno indebolito (sulla carta) il reparto d'attacco e l'intera squadra, privando Garcia di due pedine essenziali. Ma la squadra è rimasta se stessa. Nel carattere, nel modo di agire, nella mentalità. Pur con difficoltà e sofferenza, la Roma ha interpretato le partite con Udinese e Chievo nel modo giusto. Vincendole grazie ai guizzi dei gregari. Coloro considerati semplici o modeste alternative (Bradley) e persino scomodi intralci (Borriello). La storia ha premiato anche loro, concedendo all'americano il gol vittoria al Friuli nel giorno del suo rientro in campo dopo oltre un mese di tribune, e a Borriello, che in campionato non segnava da maggio e con la maglia della Roma addirittura dal 2011, l'incornata dell'1-0 al Chievo. Il tutto, dopo aver ammirato il rendimento e l'impegno delle altre seconde linee. Su tutte Torosidis, degnissima alternativa di Maicon, e Ljajic, talento irresistibile ed ideale "vice Totti". Chi ancora soffre? Dodò e Marquinho. Frenati da limiti tecnici ed equivoci tattici.

In panchina, ad attendere, c'è altra gente che fin qui ha solo osservato. Gioito con gli altri, sì, ma col sorriso a metà. I tre portieri Lobont, Skorupski e Julio Sergio, oltre ai giovanissimi Jedvaj, Romagnoli, Ricci e Caprari. Poi c'è lui. Un ex leader costretto ai box dal rendimento sfavillante di Benatia e Castan. Un uomo con cervello ed attributi, mai goloso della polemica e dispostissimo, con umiltà, a metter davanti a tutto il bene della Roma. Nicolas Burdisso, salvo sorprese, domenica avrà la sua chance. Mancherà Castan per squalifica. Per la prima volta in questa stagione Garcia sarà costretto a modificare la coppia di difensori centrali. C'è già chi si mette le mani nei capelli, chi si dispera, chi maledice il quarto giallo stagionale rimediato dall'ex Corinthians, memore dell'ultima (insufficiente) annata di Burdisso. Ma il rendimento del singolo, molto spesso, dipende dall'organizzazione di squadra. Con Zeman e Andreazzoli anche Castan ha sofferto e patito. Quando il collettivo funziona, le cose cambiano. La stagione dei miracoli ranieriani è ancora fresca nelle memorie di tutti noi. Di quella Roma straordinaria, Burdisso fu un caposaldo insostituibile. Il sogno tricolore si rivelò un'amara illusione. Quest'anno, chissà. Nicolas, digerite tante amarezze, domenica sera a Torino ci sarà. Per cogliere l'attimo di gloria che anch'egli, come Bradley e Borriello, merita di diritto.