Le ultime formalità. Poi finalmente potrà chiudere la porta, buttare cellulare e chiavi sul tavolo e sprofondare nel divano. Stanco, ma col sorriso. Perché alla fine del mercato Gianluca Petrachi può dire di avercela fatta. Nonostante i tanti ostacoli, qualche rimpianto e “no” che avrebbero demoralizzato un gigante. Il direttore sportivo meno loquace (e meno male) della storia americana romanista ha consegnato a Fonseca una rosa da quarto posto. Non gli si chiedeva di più, non potevano farlo visto il budget a disposizione. Quella che (ri)nasce, dopo le due prime due grigie giornate di campionato, è una Roma che affascina, o se non altro incuriosisce. E’ una Roma in prestito, perché come detto il budget è quello che è. E’ una Roma che ha dovuto coprire buchi, perché era difficile ormai frenare Manolas ed El Shaarawy mentre “altri” avevano scelto di rinunciare a Daniele De Rossi. E’ una Roma che ha dovuto alleggerirsi dell’eredità del Re Mida spagnolo, all’anagrafe Ramon Monchi. E’ forse stata questa la difficoltà più grande per Petrachi che ha manovrato un monte ingaggi senza meritocrazia. La lista era lunga: Schick, Gonalons, Olsen, Coric, Marcano, Gerson, Nzonzi.
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Il Mambo salentino di Petrachi salva la Roma
Il ds chiude il suo primo mercato romanista con i due colpi last minute Kalinic e Mkhitaryan e consegna a Fonseca una rosa da quarto posto
Non ce l’ha fatta con Pastore, ma per quello serviva un corregionale di Petrachi: Padre Pio. Ne esce fuori una squadra discreta, non ottima per carità. Juventus, Napoli e Inter sono ormai dall’altra parte della riva. E la quantità degli acquisti non è sinonimo di qualità. Lo abbiamo visto l’anno scorso. I colpi finali (con l’aiuto di Baldini?) che sono arrivati dalla Premier, però, regalano speranza: Zappacosta è un terzino di ruolo, Smalling il difensore esperto che voleva Fonseca, Mkhitaryan è semplicemente Mkhitaryan. Tutte operazioni temporanee. Insomma se non puoi offrirle un viaggio intorno al mondo, almeno regalale una serata speciale. E’ quello che Petrachi è riuscito a fare.
Manca la continuità di un progetto, manca l’amalgama che ogni volta si deve riformare. Lo ha dimostrato la Lazio al derby, lo persegue il Napoli da anni. La Roma ha scelto un’altra strada che deve ricondurla in Champions League. Petrachi ha messo la benzina, ora tocca a Fonseca.
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