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Il Bodo Glimt e quelle vittorie in grado di sconfiggere il razzismo

Il Bodo Glimt e quelle vittorie in grado di sconfiggere il razzismo - immagine 1

Un autentico pregiudizio territoriale che negli anni Sessanta aveva portato diversi locatori di Oslo a pubblicare cartelli nei quali dichiaravano di non affittare le proprie stanze a persone provenienti dalla Norvegia del Nord

Redazione

Il Bodo Glimt è la quarta squadra norvegese a raggiungere i quarti di finale di una competizione europea dopo Rosenborg, Brann Bergen e Valerenga si legge su Il Fatto Quotidiano. Se da un lato è evidente come l’ingresso nelle prime otto di Conference League abbia un peso diverso rispetto al medesimo risultato ottenuto in Champions, non si può nemmeno ignorare come 25 anni fa, quando il Rosenborg di Nils Arne Eggen compì l’impresa di finire davanti al Milan nella fase a gironi di Champions per incrociare – senza successo – la Juventus ai quarti, il divario economico tra l’elite europea e i campionati minori non era paragonabile a quello attuale. Il Rosenborg pagava stipendi 20-30 volte inferiori a quelli di Milan e Juventus, mentre oggi il giocatore meno pagato della prima squadra della Roma guadagna più dei 13 giocatori del Bodo con lo stipendio più alto messi assieme. E i giallorossi non appartengono certo alle squadre top d’Europa. L’aspetto più curioso riguarda ciò che rappresenta il Bodo. I discriminati di ieri sono diventati l’orgoglio nazionale di oggi. Anche la moderna e progressista Norvegia ha infatti i suoi scheletri nell’armadio, dalle politiche di assimilazione forzata nei confronti del popolo sami, alla discriminazione che per decenni ha colpito la popolazione della Norvegia settentrionale. Per illustrare quest’ultima è sufficiente prendere come esempio il calcio. Fino al 1971 le squadre provenienti da quell’area, che ha nelle città di Bodo e Tromso le sue realtà più rappresentative, non erano ammesse nella massima divisione nazionale. Un autentico pregiudizio territoriale che negli anni Sessanta aveva portato diversi locatori di Oslo a pubblicare cartelli nei quali dichiaravano di non affittare le proprie stanze a persone provenienti dalla Norvegia del Nord. Oggi questo pregiudizio si è trasformato in uno stereotipo da cabaret sul quale molti norvegesi amano ridere. Un mutamento di immagine alla quale il Bodo ha contributo in maniera sostanziale. Il successo della proposta calcistica del tecnico Kjetil Knutsen, ispirata tanto alla filosofia di Jürgen Klopp quanto a quella “british vintage” di Nils Arne Eggen è alla base del circolo virtuoso che sta caratterizzando le ultime annate della squadra. Da un lato il club continua, per ovvie necessità economiche, a vendere i propri migliori prodotti (quattro titolari nel 6-1 rifilato alla Roma lo scorso ottobre nella fase a gironi di Conference League sono stati ceduti durante il mercato invernale), dall’altro però fatica meno nel trovare dei sostituti proprio grazie all’immagine costruitasi nel panorama internazionale, attirando giocatori che vanno a implementare il lavoro fatto dal vivaio e dallo scouting. Una sinergia che ha prodotto risultati straordinari e impossibili da pronosticare, basti pensare che alla vigilia del campionato 2020, il primo vinto dal Bodo, non c’era testata che non indicasse la squadra dell’Artico quale candidata numero uno alla retrocessione.