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I tormenti di Luis Enrique Sette giorni per decidere

(repubblica.it – M.Pinci) Sette giorni appena. Lunedì prossimo, a meno di 24 ore dalla fine del campionato, Luis Enrique dovrebbe finalmente svelare, magari dopo un ultimo confronto con la dirigenza, cosa ha scritto sulla propria agenda...

Redazione

(repubblica.it - M.Pinci) Sette giorni appena. Lunedì prossimo, a meno di 24 ore dalla fine del campionato, Luis Enrique dovrebbe finalmente svelare, magari dopo un ultimo confronto con la dirigenza, cosa ha scritto sulla propria agenda estiva, autunnale, invernale dell'anno 2012.

Da settimane, ripete un ritornello diventato noioso: "Non so se restare, a fine campionato deciderò". Ma l'aritmetico addio all'Europa dopo 15 anni rende inutile l'ultimo appuntamento: così, la settimana entrante rischia di diventare una lunga agonia verso una sentenza di cui qualcuno a Trigoria teme di conoscere l'esito. Anche se da qui a lunedì prossimo farà di tutto per convincere il giudice Luis a concedersi un altro anno nella capitale. Un compleanno tormentato, quello che Luis Enrique festeggerà domani. Stanco, provato, ferito, forse, anche dal dissenso di una piazza che dopo averlo sostenuto per mesi, gli ha voltato le spalle: da "Mai schiavi del risultato" ai fischi assordanti quando i diffusori dell'Olimpico annunciano il suo nome.

Eppure, oltre alla dirigenza, anche la squadra si è esposta fortemente per una sua permanenza. In primissima persona lo ha fatto Totti: "Spero rimanga, qui il primo anno pochissimi hanno fatto bene. Diamogli tempo", l'invito del capitano, che fa eco ai tanti espressi dal gruppo, a partire da De Rossi, nel corso di tutto il campionato. Parole più forti dei fischi, più determinanti del dissenso popolare, ai fini del lavoro quotidiano. Persino più influenti delle campagne mediatiche "contro". Dire addio nonostante la fiducia incondizionata della società e di una fetta importante della squadra è quantomeno raro, se non inedito. Ce ne sarebbe abbastanza, almeno in teoria, per spingerlo a rivedere i propri propositi di addio, dovuti anche alle critiche tifose. Chissà che, facendo proprio l'appello di Totti, non possano essere proprio i tifosi, in questi lunghi sette giorni, a convincerlo a restare.

Eppure, neanche l'apertura di Totti è stata (finora) sufficiente a sciogliere le perplessità del tecnico. A Trigoria la sensazione è quella di una decisione già presa, in parte anche comunicata ai dirigenti, anche se con uno spiraglio lasciato aperto a possibili ripensamenti. Domani a Trigoria incontrerà i dirigenti dopo due giorni in cui inevitabilmente avrà dovuto pensare a cosa scegliere, senza la "pressione" che tanto gli pesa, dovendo confrontarsi solo con la sua famiglia. Già, perché il discorso non è soltanto tecnico: anche i familiari avranno ovviamente un peso nelle sue decisioni, soprattutto perché la moglie e i due bambini di Luis non sembrano essersi ambientati straordinariamente in città (sarebbe meglio dire fuori, visto l'esilio volontario all'Olgiata), complici alcuni episodi non certo gradevoli. Luis, come suo diritto, prende tempo, anche se la sua bilancia pende pericolosamente verso la fuga. C'è tempo, fino a una settimana forse, per fargli cambiare idea: non c'è dubbio che Baldini e Sabatini le proveranno tutte. Già da domani, alla ripresa degli allenamenti a Trigoria, per un finale di stagione senza aspettative. E a cui la Roma arriva senza sapere ancora chi la allenerà nella prossima stagione.