Nel periodo estivo abbiamo analizzato i bilanci delle società di Serie A estrapolandone alcuni dati significativi (ricavi, plusvalenze, costi, monte ingaggi, monte ammortamenti e bilancio finale) per provare a spiegare le diverse strategie societarie e tentare di capire le motivazioni alla base di scelte diverse in fase di mercato.
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I conti in tasca
Manca quell’aumento di ricavi commerciali che si dava quasi per sicuro, essendo la Roma in crescita dal punto di vista di immagine e valore teorico del brand da un paio d’anni
Nelle ultime settimane quattro importanti squadre (Juventus, Inter, Roma e Lazio) hanno presentato ufficialmente i loro bilanci annuali relativi alla stagione 2014/15, che ci permettono di fotografare il loro andamento economico e verificare se ci sono stati cambiamenti nelle rispettive strategie di business, o difficoltà nel mettere in atto i piani prestabiliti.
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Roma: ottimismo moderato
Il bilancio annuale presentato dalla Roma si è rivelato peggiore di quanto pensassimo, a causa principalmente di un aumento maggiore del previsto del monte ingaggi (passato da 108 a 136 milioni) e dei costi in generale (da 183 milioni a 237, con una crescita di quasi dieci milioni delle spese in “servizi esterni”), che è stato compensato dall’aumento dei ricavi dovuto alla partecipazione alla Champions League, ma non ha portato ai previsti miglioramenti del bilancio nel suo complesso, dato che il passivo finale è stato di 41 milioni, contro i 38 dell’anno precedente.
Analizzando più attentamente i ricavi, si nota che manca quell’aumento di ricavi commerciali che si dava quasi per sicuro, essendo la Roma in crescita dal punto di vista di immagine e valore teorico del brand da un paio d’anni. Se questa valorizzazione c’è, non è stata ancora sfruttata, anzi: i ricavi da marketing nel 2014/15 sono stati in leggero calo rispetto all’anno precedente.
Emblematica la questione relativa al main sponsor (quello da mettere sulla maglietta): da più di un anno se ne discute, ma la società non ha ancora concluso un accordo a cifre giudicate soddisfacenti rinunciando così a un’importante introito fisso annuale. Basti pensare che al di là del Sassuolo, che per la sponsorizzazione Mapei incassa la cifra di 22 milioni l’anno, totalmente fuori mercato, ma voluta dal patron Squinzi, proprietario sia della squadra che della Mapei, la Juventus e il Milan incassano 17 milioni, l’Inter 12 e il Napoli poco meno di 10, cifra quest’ultima alla quale può ambire o per lo meno avvicinarsi anche la Roma, che un paio di mesi fa ha deciso di non finalizzare un accordo con la Turkish Airlines che avrebbe portato nelle casse societarie sette milioni di euro annui.
Come l’Inter, la Roma deve fare i conti con l’accordo transattivo concluso con la UEFA a seguito delle violazioni dei vincoli del Fair Play Finanziario. Ai giallorossi è richiesto di chiudere il biennio 2014/16 con un passivo aggregato totale di 30 milioni di euro. Pur ipotizzando una decina di milioni di costi virtuosi da scorporare, ciò vuol dire che la Roma ha già raggiunto il limite massimo di perdita nel primo dei due anni e dovrebbe puntare a chiudere il prossimo bilancio in pareggio, al netto dei costi virtuosi (migliorando così di circa 30 milioni il risultato economico di quest’anno).
La dirigenza giallorossa si è dimostrata ottimista in questi giorni sul raggiungimento del risultato anche in caso di eventuale eliminazione del girone di Champions League, anche se i dati a nostra disposizione inviterebbero a essere un po’ meno ottimisti. La decisione di conteggiare sul bilancio 2014/15 alcune plusvalenze concluse in questa sessione di mercato relative a risoluzioni di comproprietà e giocatori ceduti all’estero fa sì che il valore totale delle plusvalenze realizzate nell’annata appena conclusa sia di 28 milioni, contro i 29 contabilizzati sul bilancio di quest’anno nel mercato estivo (soldi in gran parte incassati grazie alla cessione di Romagnoli al Milan).
L’aumento degli introiti legati ai diritti tv, più ricchi sia in Italia che in Europa, potrà portare circa 20 milioni in più nelle casse giallorosse, ma i soldi investiti nei nuovi acquisti (quasi tutti in prestito con diritto o obbligo di riscatto) peggiorano i costi annuali proprio di una ventina di milioni.
Alla fine dei conti, da questi calcoli sembrerebbe che i giallorossi abbiano bisogno ancora di coprire una trentina di milioni con ulteriori introiti, raggiungibili o tramite i risultati delle coppe o con il calciomercato di gennaio: decisamente troppi per giustificare le dichiarazioni ottimistiche dei dirigenti.
Cosa sta succedendo allora? Probabilmente i giallorossi hanno delle buone carte da giocare limando alcune voci di bilancio, che potrebbero andare da un possibile aumento dei ricavi da marketing a una diminuzione dei costi rispetto alla crescita esponenziale dell’ultima stagione; oppure c’è già l’idea di vendere un giocatore a gennaio, anche se sarebbe una decisione difficile da spiegare alla piazza, con la squadra impegnata nella lotta scudetto. Infine, va notato che, a differenza di altre squadre, la Roma a volte contabilizza cessioni di giocatori all’estero nel bilancio dell’anno precedente rispetto alla data di apertura ufficiale del calciomercato (che inizia il 1° luglio, mentre il bilancio si chiude al 30 giugno).
È il caso per esempio di Holebas, venduto al Watford “ufficialmente” il 2 luglio, ma la cui plusvalenza è stata inserita a bilancio a giugno e contabilizzata nel conto economico 2014/15. Nella peggiore delle ipotesi è possibile che i dirigenti abbiano in mente di fare una grossa plusvalenza a giugno con questo escamotage, dubbio a livello regolamentare, ma finora sempre lasciato correre dalle istituzioni competenti, recuperando in extremis la cifra necessaria per far risultare il bilancio 2015/16 in pareggio. [...]
(Oltreuomo.com - M. De Santis)
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