Pep Guardiola e Matteo Renzi sono amici da alcuni anni, non è un segreto.
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Guardiola su Renzi: «Con lui l’Italia è un paese straordinario». La lunga amicizia tra i due
Il primo incontro tra i due nel 2011 a Firenze. Oggi le parole di elogio al Premier italiano da parte del tecnico spagnolo.
Non sorprende allora che l’allenatore del Bayern, in conferenza stampa in vista della partita di domani contro la Roma, abbia risposto a una domanda sul suo rapporto con l’Italia proprio a partire dal rapporto col premier.
«Con questo presidente del Consiglio, Matteo Renzi, l’Italia è un paese straordinario. Vengo spesso – ha spiegato Guardiola – è molto vicino al modo di fare, culturale della Catalogna».
L’amicizia tra i due risale almeno al 2011. In due diverse occasioni l’allora sindaco di Firenze invitò l’allora allenatore del Barcellona a pranzare con lui: prima a palazzo Vecchio, poi al ristorante “L’ora d’aria”, durante l’estate.
Secondo Tommaso Labate, che per primo scrisse dell’amicizia su Vanity Fair, tutto era nato con un’intervista di Renzi in cui l’aveva definito «il migliore del mondo». Guardiola, spesso in vacanza in Toscana, aveva cercato allora il contatto col primo cittadino di Firenze.
L’anno dopo, nel 2012, si parlò per mesi della possibile presenza di Guardiola al “Big Bang” della Leopolda (era la terza edizione della kermesse renziana). Renzi ne aveva parlato come di un esempio, dopo che Guardiola aveva mollato la panchina del Barcellona: «In un mondo dove tutti chiedono il rinnovo per anni e anni, dove tutti vivono alla disperata ricerca di garanzie su garanzie, lui, che in virtù dei suoi successi potrebbe chiedere qualunque cosa, si rimette in gioco». L’allenatore, alla Leopolda, non si presentò. Ma Renzi, dal palco della ex stazione, annunciò: «Ve lo porterò di persona, in campagna elettorale». Anche nel 2013, però, niente Guardiola.
Qualche mese dopo, a luglio, il sindaco di Firenze manda un sms per “ringraziare” l’amico del trasferimento di Mario Gomez dal Bayern alla Fiorentina. Si poteva pensare che Guardiola non avesse apprezzato l’ironia. E invece no, a giudicare dall’elogio sperticato di oggi.
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