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Gonalons: “A Roma sapevo sarebbe stata una sfida difficile, ma volevo affrontarla”

Il centrocampista ora al Granada: "Lì avevano due giocatori simbolo come Totti e De Rossi. E la prima stagione non è stata neanche male"

Redazione

Maxime Gonalons è pronto a cominciare la sua nuova sfida in Spagna. Dopo l'addio nell'ultima ora di mercato, è arrivata la prima convocazione con il Granada (oggi alle 16 la sfida contro il Celta Vigo). Il centrocampista francese ha rilasciato una lunga intervista a Granada Digital. Ecco uno stralcio delle sue parole.

Come sono andati i primi giorni a Granada?

Bene, molto bene. Conoscevo già il paese e la Liga, quindi non è tutto nuovo per me. Devo abituarmi all'ambiente e ai miei compagni di squadra, ma tutto sta andando alla grande. Non vedo l'ora di tornare a giocare, le sensazioni sono molto buone. Mi era stato detto prima di venire, è un club con ambizione nonostante sia neopromosso. Ho parlato con Pape Diakhaté (hanno giocato insieme a Lione, ndc) e mi ha parlato molto bene della città e del club.

Ti dispiace aver lasciato il Lione?

No, non dobbiamo pentirci mai di nulla nella vita: era il destino. Le cose sono successe in questo modo e, sebbene la mia partenza sarebbe potuta essere migliore, non ho problemi con nessuno lì. Sarà sempre la squadra della mia vita, ho giocato diciassette anni lì, sono nato lì, mia moglie è nata lì, anche i miei figli, quindi ho ancora un ottimo legame con il Lione. Ma la vita e la mia carriera hanno fatto andare le cose diversamente. Ora sto vivendo esperienze straordinarie in altri paesi, conoscendo altri modi di giocare e altre città.

Il tuo passaggio per Roma e Siviglia.

A Roma sapevo che sarebbe stato difficile. Aveva due giocatori che erano i simboli della squadra: De Rossi e Totti. Conoscevo la difficoltà prima di arrivare, ma volevo affrontare quella sfida. La mia prima stagione non è stata male, ho giocato alcune partite, anche in Champions. Poi c'erano delle decisioni da prendere e sono andato a Siviglia, dove mi sarebbe piaciuto che le cose andassero diversamente. È davvero una buona squadra, ma sfortunatamente ho avuto due infortuni che mi hanno impedito di fare del mio meglio. Mi dispiace non aver giocato più di tredici partite e mostrato tutto il mio calcio. È stato difficile fisicamente e mentalmente, ma sfortunatamente le cose sono andate in quel modo.

Chi è stato l'allenatore che ha maggiormente segnato la sua carriera?

È molto difficile sceglierne uno. Ogni allenatore ha il suo modo di lavorare e penso di aver cercato di imparare da tutti, a Lione, a Roma e ora in Spagna. Ogni allenatore ha la sua filosofia di gioco e questo mi aiuta ad espandere le mie abilità sia dentro che fuori dal campo, oltre a conoscere il calcio in diversi paesi.

Cosa ti ha motivato di più per venire a Granada? Hai avuto altre proposte?

Il fatto di giocare in Liga e in questo club, perché mi hanno mostrato molta fiducia. Ho avuto altre proposte molto importanti, ma volevo continuare a giocare in Spagna. Penso che sia uno dei migliori campionati del mondo ed è un tipo di gioco molto vicino all'idea che ho. Quando è arrivata Granada ci ho pensato, ma se sono qui è perché volevo davvero venire.

Senti più pressione del solito?

No, non la penso così. Ho giocato in grandi squadre con molta pressione e sono stato capitano a Lione per cinque anni, quindi non credo di avere più pressione delle altre volte.