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Gli scacchi, i lego, il mare e non solo: i segreti del Dybala dietro la maschera

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Il Paulo calciatore è noto a tutti, ma i segreti e le curiosità della sua vita privata sono tutte da scoprire tra gli hobby 'riflessivi' e il legame con il mare. Ma anche la beneficenza e la maschera da gladiatore

Redazione

Il mondo Roma è totalmente impazzito alla notizia dell'arrivo nella Capitale di Paulo Dybala. Il fuoriclasse argentino andrà a rinforzare il reparto offensivo di Mourinho, garantendo gol e assist che sono mancati nella scorsa stagione. Non solo calcio, giocate e tecnica però animano la vita della Joya. Il Paulo calciatore è noto a tutti: sinistro potente e preciso e una classe innata che ha poco o nulla da invidiare ai migliori al mondo, ma la sua vita privata riserva sorprese tutte da scoprire.

Gli scacchi e la collezione di maglie

Dopo il calcio, l'hobby principale dell'argentino sono gli scacchi e lo sono da sempre. L'arte l'ha imparata in famiglia, continuando a praticarla durante tuta la sua carriera. Da bambino partecipava, e vinceva, anche tornei nazionali come raccontato da lui stesso qualche anno fa in un'intervista a Vanity Fair: "Con gli scacchi me la cavo bene. Fino all'età di 18 anni ho anche partecipato a diversi tornei nella mia città. Se trovassi qualcuno con cui farlo, giocherei ancora. Sono paziente, studio le mosse dell'avversario e gli faccio male quando posso". Un'altra passione ereditata in famiglia è quella per le auto: "In cosa gli assomiglio? Nell'amore per le auto, anche se non le cambio spesso quanto lui. Era un amante delle macchine e le cambiava spesso. A ogni nuovo acquisto mia madre si arrabbiava". Suo padre lo ha lasciato quando aveva appena 15 anni ma ha avuto il tempo di trasmettergli la passione principale, quella per il calcio di cui Paulo è ovviamente un grande appassionato. Come dimostra anche l'usanza di mettersi ad arbitrare, non a giocare, in qualche partitella tra amici.

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A casa invece, oltre al fischietto, ha una collezione estesissima di divise da gioco, indossate dai suoi idoli d'infanzia e comprate a volte a cifre folli, l'unico suo vero vizio dato che si reputa una persona parsimoniosa: "Colleziono solo maglie da calcio, ne ho a centinaia. Senza contare le divise che compro su Internet. Follie? Soltanto sfiorate. Una casacca di Del Piero, all'asta, mi è sfuggita per un soffio. E una di Maradona indossata in una partita contro il Brasile, che qualcuno ha accettato di pagare più di me". Un'altra grande passione di Paulo Dybala sono i lego, i mattoncini colorati con cui costruire monumenti e non solo. A Palermo frequentava spesso un negozio in centro, dove arricchiva la sua collezione e provava nuove sfide. Un'attitudine coltivata nel corso degli anni che è diventata una parte importante del suo tempo libero. Con la penna, invece, Dybala era solito allenarsi a scrivere il proprio nome per affinare le sue qualità col pallone tra i piedi. Come? Scrivendolo con il piede destro.

Le origini polacche e la fondazione "Sonrisa", il mare e la Dybala Mask

Un particolare non noto a molti, sono le sue origine polacche. Il nonno, scomparso quando Paulo aveva solo 3 anni, era polacco, e si era trasferito in Argentina dopo la seconda guerra mondiale. Lo ricorda a malapena, ma le storie su di lui sono molte, a cominciare dalle notti passate in un campo di grano quando non aveva un posto in cui stare. Spinto dalla famiglia che lo ha sempre supportato ma anche ben educato, Dybala ha fondato nel 2017 la "Fondazione Sonrisa". L'ente ha come obiettivo primario quello di promuovere iniziative benefiche nel settore dello sport, dell’assistenza sociale, dell’istruzione e della promozione della cultura e dell’arte: "Aiutare gli altri è qualcosa che ho sempre sentito dentro di me e che nasce anche dalla mia famiglia. Mi sono reso conto che aiutare gli altri mi faceva stare bene e rendeva fiera e felice anche la mia famiglia. Sono stato un bambino più fortunato degli altri perché ho potuto portare avanti il mio sogno di giocare a calcio e anche se non sono nato vedendo attorno a me gente povera". Un'altra cosa che lo fa stare bene è il mare, con cui negli anni a Palermo ha stretto un legame fortissimo.

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Abitava a Mondello, località turistica famosissima e di spicco in Sicilia. Lì aveva la sua routine tra il solito bar, il solito stabilimento e il solito ristorante dove era ospite fisso. Tutto in pochi metri. Ha sempre frequentato poco la movida, preferisce gli amici e anche del tempo da spendere da solo. Il mare in questo senso lo ha aiutato, nei primi tempi a Torino è capitato più di una volta che scappasse a Palermo proprio per passare un po' di tempo in spiaggia e ritrovarsi. Non è mai stato di tante parole, ma chi lo ha conosciuto lo ha sempre definito come una persona estremamente educata, grata e con un pensiero sempre per tutti. Anche per questo è sempre stato apprezzato ovunque, in primis come persona, e anche a Palermo è stato letteralmente adottato come 'U picciriddu'. Ora bambino non lo è più, anzi è diventato grande e si prepara a prendersi la capitale. E a diventare il gladiatore di Mourinho, come Russel Crowe nel kolossal che lui tanto ama e che gli ha ispirato la sua 'Dybala Mask'. "Il gesto della 'maschera' va al di là dell'esultanza per un gol, è piuttosto un messaggio: per combattere i gladiatori indossano la maschera. L'idea mi è nata dopo la Supercoppa persa a Doha contro il Milan, quando sbagliai un rigore. È lì che mi è venuta voglia di rialzarmi e combattere ancora di più", ha raccontato qualche anno fa.

Marco Di Cola