L’accordo commerciale sottoscritto tra la società calcistica As Roma e la Sisal Matchpoint «viola i divieti e i vincoli posti dal decreto Balduzzi sulle pubblicità televisive» in materia di gioco d’azzardo. Lo denuncia la Consulta nazionale Antiusura "Giovanni Paolo II" che ha messo sotto la lente d’ingrandimento il contratto della società del presidente James J. Pallotta valido per la stagione 2015-2016.
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Gioco d’azzardo, «la Roma viola i vincoli»
La Consulta Antiusura contro gli spot con Sisal Matchpoint
Il vice-presidente della Consulta, monsignor Alberto D’Urso, evidenzia come dietro le «opportunità», presentate su social network e tv, di giochi per tifosi della squadra giallorossa con conseguenti «ricchi premi per i più fortunati», in realtà si celino «spot di pubblicità ingannevole che inducono al gioco d’azzardo». Una circostanza, quest’ultima, che sarebbe ben nota ai firmatari della partnership. I quali, tuttavia, «hanno fatto finta di non sapere che la maggior parte dei bambini e degli adolescenti, soggetti facilmente suggestionabili dall’illusorietà del successo, sono i principali utenti delle lotterie collegate alle partite di calcio».
Così come, osserva ancora la Consulta, sono chiari agli autori dell’accordo i gravi danni creati dall’azzardo, divenuto un problema patologico per circa 800mila italianialle prese con disagio sociale, solitudine, disperazione, conflitti generazionali e familiari. Ecco perché, ammonisce monsignor D’Urso, l’azzardo «in un Paese civile non dovrebbe essere mai reclamizzato». Promuovere certi spot, sostiene preoccupato l’avvocato Attilio Simeone, responsabile del Cartello "Insieme contro l’azzardo", «può procurare una grave impennata del gioco compulsivo in una situazione già allarmante per le nuove generazioni».
Del resto, un recente studio Nomisma - Università di Bologna, «ha rilevato che sono 1,3 milioni i ragazzi tra i 14 e i 19 anni che hanno provato il gioco d’azzardo». Sempre Simeone: «Un messaggio che ad arte mescola gioco agonistico e gioco d’azzardo, non fa altro che creare maggiore confusione nelle fasce sociali patologicamente più vulnerabili e quindi più protette dai decreti normativi sulla prevenzione». E non può bastare, incalza l’avvocato, «ripararsi ipocritamente dietro l’"avvertenza", contenuta negli spot: "il gioco può creare dipendenza patologica". Perché quello stesso spot, di per sé, continua a non rispettare il decreto Balduzzi».
Da qui l’auspicio della Consulta: «Sisal e Roma facciano un grande gesto di responsabilità civile e morale, che sia di monito a tutti coloro che operano nel settore delle scommesse, slot e giochi», affinché «l’interesse e la tutela delle persone più deboli siano anteposti alle regole del disumano profitto». La Roma, sollecitata sull’argomento da Avvenire, ha preferito non commentare.
(L'Avvenire - Vito Salinaro)
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