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Gianluca, ma che fai? Mancini come tutti i romanisti al rigore di Veretout

LaPresse

Nell'inquadratura alle spalle di Meret sul tiro dal dischetto del francese, si staglia la figura del centrocampista giallorosso che prega e prova a spinge il pallone in rete

Redazione

Paulo Fonseca centra la terza vittoria consecutiva in campionato: dopo Milan e Udinese, la vittima della Roma è stata oggi il Napoli. In casa giallorossa c'è grande entusiasmo, anche perché i tifosi stanno scoprendo, e in alcuni casi riscoprendo, giocatori e soprattutto uomini in grado di creare empatia ed entusiasmo. Tra i simboli in questo senso c'è Gianluca Mancini, prima in crescita al centro della difesa e ora perno del centrocampo. Per emergenza e poi per scelta. Oggi il 23enne di Pontedera ha messo un altro mattoncino significativo nel rapporto con i romanisti, attraverso un'immagine molto eloquente. Al momento del rigore calciato da Jordan Veretout, dall'inquadratura alle spalle della rete protetta da Meret spunta la sagoma proprio di Mancini.In piedi e in preghiera. In quel momento, dopo l'errore di Kolarov che stava pesando soprattutto a livello psicologico, Gianluca ha rappresentato in campo tutto il popolo giallorosso. Che cercava di spingere, con la forza del pensiero e della volontà, il pallone alle spalle del portiere del Napoli per un 2-0 che sapeva di liberazione. Piccole cose, piccoli scatti, che rivestono un'importanza fondamentale e contribuiscono a creare la chimica tra la squadra in campo e i tifosi sugli spalti. Un rapporto di empatia di cui la piazza giallorossa ha bisogno più di ogni altra cosa. Forse anche più delle vittorie.