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Ghisolfi, cronaca di un anno fallimentare: le tappe che hanno portato all’addio

Ghisolfi, cronaca di un anno fallimentare: le tappe che hanno portato all’addio - immagine 1
L'avventura del dirigente francese, il cui arrivo nella Capitale era stato ufficializzato il 22 maggio 2024, è arrivata ai titoli di coda: ecco come si è arrivati alla separazione
Redazione

Adieu, Florent. Il 22 maggio 2024 Ghisolfi veniva annunciato come nuovo responsabile dell'area tecnica della Roma e oggi, poco più di un anno dopo, le strade tra il dirigente francese e il club giallorosso sono destinate a separarsi. Giovane, promettente e reduce da buoni risultati in patria, l'arrivo di Ghisolfi nella Capitale era stato accolto con un mix di speranza e incertezza per l'inizio di una nuova era del club capitolino. Oggi, 17 giugno, la risoluzione consensuale, a conclusione di dodici mesi in cui il dirigente francese si è dimostrato poco incisivo lasciandosi alle spalle più ombre che luci.

L'arrivo nella Capitale e il mercato estivo deludente

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Il 4 giugno 2024 Florent Ghisolfi salutava il Nizza e metteva piede per la prima volta a Roma da nuovo responsabile dell'area tecnica giallorossa, ricoprendo anche il ruolo di direttore sportivo lasciato scoperto da Tiago Pinto dopo la separazione avvenuta quattro mesi prima. Il dirigente francese, chiamato ad ambientarsi velocemente nella sua nuova realtà, si è fiondato subito in incontri e riunioni, con il compito di programmare la stagione 2024-25 assieme al tecnico De Rossi e rifondare una rosa ricca di esuberi, tentando anche di anticipare la concorrenza per assicurarsi gli obiettivi del prossimo mercato. Tra gli altri obiettivi anche la riduzione del monte-ingaggi e la valorizzazione dei giovani, caratteristiche che Ghisolfi aveva mostrato di avere nelle sue esperienze in Francia. La campagna acquisti della Roma però, nonostante i 100 milioni spesi, si è rivelata lenta e incerta, con innesti poco funzionali al progetto tecnico dell'ex numero 16 giallorosso. Il primo acquisto del dirigente francese è stato Le Fée e, ancor di più a una stagione di distanza, lo si può definire un flop: 23 milioni al Rennes dopo due annate deludenti, cifra "rientrata" solo grazie alla cessione a gennaio al Sunderland e alla promozione in Premier League dei Black Cats. Poi gli arrivi nella Capitale di Soulé, Dovbyk, Dahl, Saud, Sangarè: se i primi due, dopo un avvio incerto, hanno a loro modo conquistato la piazza, lo stesso non si può dire dei tre terzini. Lo svedese è oggi un nuovo giocatore del Benfica, l'arabo nonostante l'immensa simpatia del pubblico nei suoi confronti ha mostrato evidenti lacune nell'adattamento al calcio europeo e il 17enne spagnolo non è stato praticamente mai impiegato. A fine mercato, poi, i "casi" Danso e Dybala: il difensore francese, oggi al Tottenham, è stato rispedito al Lens a causa di un problema nelle visite mediche; la Joya invece, in odore di partenza fino all'ultimo direzione Arabia, ha poi scelto di rimanere a Roma. In mezzo gli arrivi di Koné e Saelemaekers, fortemente voluti da De Rossi, e gli acquisti in extremis di Hummels e Hermoso: non proprio due difensori su cui poter fondare la retroguardia, col senno di poi.

L'ombra della Souloukou e l'esonero di De Rossi

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A causa dell'inesperienza nelle dinamiche del calcio italiano e del poco tempo a disposizione per adattarsi, gran parte dei rapporti coi media e con i procuratori li teneva proprio la CEO giallorossa Lina Souloukou. E i primi risultati stagionali non hanno di certo dato ragione a Ghisolfi, nonostante un feeling crescente con De Rossi. A cacciare la bandiera giallorossa, dopo appena quattro gare, ci ha pensato proprio la Souloukou. Un "addio doloroso", lo definirà poche settimane dopo il dirigente francese (più avanti addirittura "un errore"), lanciando anche un messaggio alla CEO greca dopo le dimissioni di quest'ultima: "Ora ci sarà un nuovo volto per quel ruolo, spero si crei una coesione efficace". A dimostrazione, insomma, di come fin dall'inizio della stagione l'area di Trigoria non fosse proprio delle più salubri. Nei primi mesi, quindi, Ghisolfi ha dovuto assistere a radicali cambiamenti non sempre condivisi, come dimostra l'arrivo di Juric: il dirigente aveva proposto altri nomi per il post-De Rossi, ma alla fine (purtroppo, alla luce dei risultati ottenuti) sulla panchina giallorossa è arrivato il tecnico croato. Anche le barriere linguistiche non sono state le più semplici da superare, visto che per sentirlo parlare in italiano abbiamo dovuto aspettare il tramonto dell'annata 2024-25.

L'arrivo di Ranieri e un inverno terribile

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Fortunatamente, per lui e per la Roma, dopo la separazione con Juric è arrivato un signore che conosce bene la città e la storia del club e soprattutto ama i colori giallorossi: Claudio Ranieri. Una figura di rilievo e caratura internazionale, che gli ha fatto da chioccia fin dalla prima conferenza stampa rispondendo ad alcune domande al posto dello stesso Ghisolfi e aiutandolo parlando in francese. E non è un caso se con Ranieri in panchina si sia notato un Ghisolfi più sereno, complice anche la risalita in classifica della squadra. Il mercato invernale, però, non è stato all'altezza delle aspettative: la Roma ha vissuto sì un girone di ritorno straordinario, con una media-punti da scudetto, ma il merito è da attribuire (quasi) interamente all'esperienza e alla gestione del tecnico di San Saba. Nella seconda e ultima sessione di calciomercato gestita da Ghisolfi, infatti, gli unici acquisti degni di nota sono stati quelli di Rensch e Gourna-Douath (il cui futuro è ancora tutto da scrivere, visto che la Roma non pare intenzionata a riscattarlo alla cifra inizialmente pattuita con il Salisburgo). Per il resto Salah-Eddine si è dimostrato un oggetto misterioso, Nelsson ha fatto vedere poco o nulla e Gollini (dopo l'addio di Ryan, altro "caso" portato avanti dal dirigente francese che sembrava gli avesse promesso un minutaggio importante) non è mai sceso in campo. Per non dimenticare i mancati rinnovi dei diversi Primavera in scadenza: al di là della situazione critica che viveva la squadra giallorossa in quelle settimane, nonostante la risalita, non sono arrivati sviluppi su quel fronte e molte giovani promesse del florido settore giovanile della Roma hanno scelto altre destinazioni.

L'addio e le premesse per il futuro

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Nonostante la sintonia con Ranieri, però, alcune incertezze evidentemente non sono proprio andate giù ai Friedkin. Se le valutazioni della proprietà giallorossa in merito al dirigente francese andavano avanti da settimane, mesi, si è arrivati alla risoluzione consensuale soprattutto a causa degli eventi degli ultimi giorni. Dalla questione rinnovo di Svilar, in cui è stato fondamentale l'intervento proprio di Ranieri, alla gestione del prestito di Saelemaekers, nonostante il belga avesse mostrato più volte l'intenzione di rimanere nella Capitale (volontà ricambiata dal dirigente francese, almeno a parole) sembra ora sempre più orientato alla permanenza al Milan. Per non parlare della mancata cessione di Angelino all'Al-Hilal nella finestra dedicata al Mondiale per Club, che non ha consentito alla Roma di completare un'importante plusvalenza in ottica bilancio. Insomma, adieu Ghisolfi et bonne chance: ora la Roma, aiutata da Ranieri, si affidi a un dirigente d'esperienza che possa fornire al neo-tecnico Gasperini tutte le rassicurazioni e, ovviamente, i rinforzi di cui necessita.

Marcello Spaziani