Sullo sfondo c’è il Torino, la possibilità di inanellare la terza vittoria consecutiva per arrivare al derby nel migliore dei modi, tabù Baroni permettendo. Ma Gasperini è uno abituato a pensare in grande. Non si accontenta. Non lo ha fatto all’Atalanta, e non lo sta facendo nemmeno a Roma. Secondo quanto riportato da Stefano Carina su Il Messaggero, non gli importa il politically correct, dice cosa pensa. Anche a costo di andare in collisione di vedute con la società. Il paradosso è proprio questo: se vuoi iniziare a fare plusvalenze devi investire. E più investi, più ti rinforzi, più hai possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati (nel caso della Roma la qualificazione in Champions) e più sarai appetibile sul mercato. A livello di calciatori e di sponsorizzazioni. Gasp lo sa, lo ha già fatto con l’Atalanta. Ora intende ripetersi nella Capitale. E nella politica dei piccoli passi, oggi il primo ostacolo da superare è il Torino. Squadra che si è rinnovata molto in estate e che in panchina ha un allenatore, Baroni, che spesso allenando Lecce, Verona e Lazio è rimasto indigesto a Gasp: "Non me lo so spiegare il perché, è una bella statistica, quello che mi rincuora è che poi sono sempre finito davanti. Spero di smentire questa storia, così accorciamo le distanze". Ridacchia. Sa di avere il controllo della situazione. Dentro e fuori dal campo. E questo lo fa essere sereno. Anche nel gestire situazioni che magari non si attendeva più di trovare. Il riferimento è a Pellegrini e Dovbyk: "Sull’impegno non ho mai avuto nulla da dire, adesso contano solo le prestazioni in campo". Per tutti, nessuno escluso. Perché il calcio delle rose extralarge, con il tecnico di Grugliasco può attendere.
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