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Garcia e quella crisi a Lille che turba la Roma

L'intervista esclusiva ad Andrew Gibney, il giornalista esperto di calcio francese che aveva previsto nel 2013 il crollo della Roma del tecnico transalpino

Jacopo Aliprandi

«[…] Questa stagione ha cominciato a mostrare problemi, e l’equilibrio è stato perso. […] Il centrocampo non offre la stessa protezione di prima. Questo porta a preoccuparsi fortemente sulle capacità di Garcia come allenatore che non sembra avere un piano B, a volte. In troppe occasioni quando l’avversario ha trovato un piano di gioco per ostacolarla, scompare la fluidità. […] Di solito entro i primi venti minuti si può capire se la squadra segnerà o no. […]»

Queste righe potrebbero accompagnare un qualsiasi articolo che abbia in tema la stagione in corso della Roma. Una squadra poco reattiva, lenta, che fatica a trovare il gol e, conseguentemente la vittoria. Eppure, chi ha scritto ciò non lo ha fatto per descrivere i giallorossi, e non lo ha scritto nemmeno quest’anno. Questo è un paragrafo pubblicato nel 2013 dal corrispondente di FourFourTwo, Andrew Gibney, sul sito sportivo da lui fondato “French Football Weekly”. Tema della discussione? La stagione negativa del Lille nel 2012, arrivata in campionato solamente sesta, giocando un calcio irriconoscibile rispetto a quello mostrato negli anni precedenti nei quali aveva vinto uno scudetto e si era qualificata in Champions League.

Quindi cosa lega questo pezzo la Roma al Lille? L’allenatore, Rudi Garcia. I “Les Dogues” erano sotto la guida del tecnico transalpino che aveva preso in mano nel 2009 un gruppo senza nessuna ambizione, portandolo nelle stagioni successive a qualificarsi quattro volte alle coppe europee, a vincere un campionato e, lo stesso anno, anche la coppa di Francia. Risultati da record per la squadra di una città di 227 mila abitanti. Nella stagione 2012-2013 però il crollo. Il Lille non riusciva più a vincere né in campionato né in Champions League, i giocatori sembravano aver disimparato le tattiche e gli schemi di gioco, entrando in confusione in ogni match. Erano diventati troppo prevedibili, le avversarie avevano ormai capito il loro gioco, così a fine campionato la classifica recitava sesto posto e fuori da ogni competizione europea.

«Garcia fu uno dei pochi allenatori della Ligue 1 che aveva tanto da dire sulle questioni fuori da campo – si legge nell’articolo di Gibney -. Le richieste e le decisioni sugli acquisti causarono una frattura tra l’allenatore e la dirigenza. Trascurare la gioventù favorendo i giocatori esperti con meno qualità ha rovinato la stagione del Lille.»

Più si scorre l’articolo del giornalista esperto di calcio francese, più si possono trovare similitudini con i problemi recenti della Roma. La questione dei giovani e, soprattutto, quella dei trasferimenti è uno dei temi ricorrenti riguardo i fattori di decrescita di questa squadra. La cessione di Benatia, smentita la scorsa estate dal mister transalpino, e gli innesti nella rosa dei giovani talenti voluti dal direttore sportivo Sabatini, come Uçan, Sanabria e Paredes. Solo quest’ultimo è stato utilizzato con maggiore frequenza, 311 minuti spezzettati tra le competizioni della stagione in corso, un totale di 3 partite e mezzo in sei mesi di calcio giocato. E poi il famoso quanto curioso mercato di gennaio, nel quale sono stati acquistati giocatori infortunati e fuori condizione, che hanno così indebolito la squadra, anziché rinforzarla.

«Non c’è dubbio che Garcia giocherà con uno stile d’attacco – scriveva ancora Gibney nell’articolo-. Quando funziona è bello da guardare e i tifosi della Roma saranno abbagliati da passaggi rapidi e movimenti intelligenti che ama installare. Il problema arriverà quando le squadre impareranno il suo stile e troveranno un modo per scomporlo.»

Quel momento è arrivato. La Roma è diventata prevedibile, e ciò che il giornalista aveva predetto si è tristemente avverato. Non resta che capire se Garcia riuscirà a trovare una soluzione per questa Roma non più brillante, che ha perso la possibilità di vincere il campionato e, continuando con questi risultati, anche a rischio secondo posto.

Nel tentativo di comprendere maggiormente i problemi che accomunano quel Lille allenato da Garcia e questa Roma, la redazione di Forzaroma.info ha contattato in esclusiva l’autore dell’interessante e quanto mai anticipatore articolo, il giornalista sportivo Andrew Gibney.

-La Roma non riesce più a mostrare un bel gioco, spesso non trova soluzioni offensive che le permettano di segnare e portare a casa la vittoria. Questo è accaduto anche quando Garcia allenava il Lille?

“Sì, come ho detto nel mio articolo, il Lille faceva fatica a creare azioni offensive e fluide quando le altre squadre avevano preso le contromisure per fermarla. Garcia non sembra avere un piano B per aggirare una difesa chiusa.”

 

-I giallorossi in questi mesi non riescono a correre a ritmi elevati, evidenziando un grave calo fisico dovuto probabilmente ad una preparazione atletica sbagliata ad inizio stagione. Il Lille accusò lo stesso problema?

“Questo non è mai stato un problema per il Lille. La squadra ha spesso giocato con grande intensità. A volte, quando giocavano sia in Champions League che in campionato, c'è stato un calo, ma credo che questo sia normale per una squadra che gioca con uno stile energico.”

 

-I numerosi pareggi hanno caratterizzato il campionato della squadra francese, e quello in corso della Roma. Il Lille collezionò ben 14 pareggi, Garcia ora ha già 11 “X”.

“La maggior parte dei pareggi del Lille sono arrivati prima o dopo le partite di Champions League. Garcia non aveva una grande squadra e non poteva far riposare o cambiare i giocatori. I risultati nella prima parte di stagione non erano buoni, questo ha influito naturalmente nei risultati alla fine del campionato”

-Altro fatto che ‘lega’ le due squadre è la mancanza di un bomber, di un’attaccante da 20 gol a stagione. Il Lille aveva come miglior marcatore Salomon Kalou che realizzò 14 reti, la Roma si affida ad Adem Ljajic, che ha segnato fino a questo momento 8 gol in Serie A. Entrambi i giocatori sono attaccanti esterni, Garcia preferisce quindi non avere una punta, ma un tridente di movimento?

“Il tecnico preferisce sicuramente tre attaccanti mobili piuttosto che un “target-man”. Quando il Lille ha vinto il campionato avevano Moussa Sow, Eden Hazard e Gervinho - tutti e tre erano intercambiabili nelle posizioni e nessuno ha avuto un ruolo fisso. Ha provato lo stesso gioco con Dimitri Payet, Ronny Rodelin e Salomon Kalou. Questo è il suo stile preferito. E' stato lo stesso a Le Mans.”

 

-L’estate del 2012 il Lille cedette Cabaye al Newcastle. Lei scrisse che l’equilibrio a centrocampo venne perduto con questa cessione. La Roma ha venduto quest’estate Benatia, difensore che impostava il gioco e in più, a centrocampo Garcia ha dovuto fare i conti con il lungo infortunio di Kevin Strootman. Lei crede che lo schema del tecnico francese possa funzionare solamente se tutti i giocatori titolari sono disponibili?

“Qualsiasi allenatore faticherebbe quando si perdono i migliori giocatori e le sostituzioni non sono allo stesso livello. Non credo che questo sia un problema solo per Garcia. Cabaye era stato sostituito da Marvin Martin ed è stato un fallimento da quando ha firmato, nel 2012.”

-Sempre nel suo articolo pubblicato nel 2013 Lei ha parlato di un Lille con troppi giocatori in età avanzata. Anche la rosa della giallorossa contiene giocatori non più giovani come De Sanctis, Maicon, Cole e Keita. E’ un fattore che ha inciso sul percorso della squadra francese in quella stagione?

“Alcuni dei giocatori che ho detto essere troppo vecchi per giocare nel 2013 sono ancora parte della squadra. Non è stato un fattore enorme. Il problema è stato più che Garcia era troppo leale con i giocatori di cui si fidava di più. Lui non era disposto a provare i giocatori più giovani molto spesso. Non credo che questo sia stato lo stesso problema a Roma. Ora ha Manolas, Pjanic, Paredes, Florenzi, Ljajic, Verde. Ci sono un sacco di buoni giocatori giovani a Roma.”

-Paragonando il calo dei risultati del Lille nel 2012 e quello dei giallorossi, Lei crede che la Roma potrà mantenere il secondo posto?

 “Penso che alla fine la Roma andrà bene e finirà seconda senza troppi problemi. Non credo invece che possa vincere l’Europa League. La priorità per Garcia è far bene in campionato, anche a costo di tralasciare la coppa europea.”

-Una sorta di “predizione” la fece già quando Garcia passò alla Roma. Ora ne faccia un’altra: vedremo il tecnico francese sulla panchina giallorossa anche il prossimo anno?

 “Questo non posso prevederlo (ride, ndr). Al Lille ha trascorso cinque anni, non vedo alcuna ragione per il momento per lasciare la squadra ora. Qualificarsi nuovamente per la Champions League sarebbe già un bel progresso per la Roma e, un’apparizione costante in Europa sarebbe già un ottimo risultato per il club. Penso che a volte i tifosi debbano essere più realisti.”