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Galeffi, stella dell’indie italiano a FR: “Totti per me è Dio, riempire l’Olimpico il mio più grande sogno”

Il suo secondo album, “Settebello”, è uscito il 20 marzo. Quattro chiacchiere con il cantautore di Montesacro: “Non parlare della Roma sarebbe censurare una capitolo importante della mia storia”

Saverio Grasselli

Marco Cantagalli, vi dice qualcosa? Riproviamo, il suo nome d’arte sicuramente suonerà più familiare: Galeffi. Cantautore dal cuore romanista, pubblica nel 2017 “Scudetto”, album d’esordio che lo lancia nel panorama indie italiano. Roma però lo aveva visto già nascere il 19 maggio del 1991, donandogli l’amore per la città e per la squadra dai colori giallorossi. Da quando ho memoria sono romanista – sorride dietro gli occhiali Galeffi - E’ stata una cosa naturale: papà mi ha educato così, vedendo le partite insieme a lui. Mi piaceva molto stare in mezzo agli adulti che smadonnavano o che esultavano di gioia”. Il 20 marzo è uscito il suo secondo lavoro, “Settebello” e, nel frattempo, il 28enne di Montesacro si è voluto raccontare in un’intervista per forzaroma.info: “La Roma fa parte proprio del mio immaginario: non parlarne sarebbe stato censurare una capitolo importante della storia di Galeffi. Poi non so se i tifosi della Lazio non mi ascoltano perché ho detto di essere romanista...”.

SCUDETTO Omonimia: “Scudetto” non è solo il terzo Tricolore della Roma ma anche il primo, importante, album di Galeffi: “Roma-Parma, 17 giugno 2001... Avevo 10 anni. Ricordo mio padre che piangeva, strade coloratissime, bandiere ovunque. Una gioia immensa. La mia prima immagine della Roma che mi viene in mente è quella. I gol di Totti, Montella e Batistuta, l’invasione di campo. Ricordo tutta l’annata, quel senso di grande entusiasmo nell’aria e l’autogol di Paolo Negro nel derby”. Emozioni indelebili per la mente di un Galeffi ancora bambino: Da piccolo all’Olimpico gli spalti catturavano la mia attenzione più delle partite. Mi concentravo sulle tifoserie, sulle bandiere giallorosse. Mi sono appassionato alla cultura dello stadio, l’ho sempre frequentato molto”. Una volta cresciuto è riuscito a portare il suo “Scudetto” in tour per l’Italia, orgoglioso come farebbe un calciatore con quello stemma sul petto.

TOTTIGOL L’eroe di quella Roma, come quello di Galeffi, è rimasto indubbiamente Francesco Totti: “Ho un tatuaggio sul braccio sinistro col numero 10 e un cucchiaio sul dorsale in suo onore, poi anche un lupetto della Roma sulla coscia destra. Da bambino compravo gli scarpini uguali ai suoi, mi tagliavo i capelli come lui, cercavo di emularlo quando giocavo a pallone: facevo i tacchi anche in difesa ma chiaramente non ero bravo quanto lui”. Il brano Tottigol chiude il suo primo album, una dedica alla LeggendadellaRoma rimasto nei cuori di tutti i tifosi: “Nella canzone volevo dire che quando stai con una persona, nel momento di massimo innamoramento, ti senti un po’ come un Dio, ti credi invincibile. Avevo bisogno di una metafora che fosse in linea con il mio immaginario. Ho pensato a tutte le varie divinità... alla fine per me Totti è Dio e ho scelto lui. E' mio fratello, mio padre, mio nonno, mio figlio e il mio migliore amico: c’è sempre stato. Ci sono rimasto malissimo per il suo addio, la fine di un’infanzia”.

 FORZAROMA Il presente lo vede stella dell'indie italiano ma il passato di Galeffi, per oltre tre anni, lo ha impegnato come giornalista sportivo per forzaroma.info: “Quando scrivevo per la redazione ero sicuro che avrei fatto quel lavoro. La cosa che mi entusiasmava di più era il calciomercato: storie nascoste, dietro-front, trattative losche... era come vedere un thriller! Ai tempi Ashley Cole è stato uno di quelli che avevo sgamato per primo. Come lui Paredes, Ucan, Rüdiger e Doumbia”. Passione per il calciomercato ma anche occhio e fiuto da talent-scout: Scrissi subito un articolo su Lorenzo Pellegrini dopo la finale persa dalla Primavera in Coppa Italia, contro la Lazio. E’ bravo ma deve migliorare sulla costanza. La sua dimensione mi ricorda più quella di Giannini che quella di Totti. Mi auguro di sbagliare e che cresca sempre di più”.

 OLIMPICOIl percorso di crescita artistico di Galeffi, invece, è tutto da ascoltare in "Settebello": ecco allora che il suo concetto di indie si evolve tra il morbido jazz di "America" ai graffi rock di "Cercasi amore", passando per il pop più classico in "Dove non batte il sole" e le atmosfere ambient di "Tremetrisottoterra". Al paragone con i grandi della musica romana, però, mostra tutto il suo rispetto: “Artisti come Venditti e Fiorini mi sembrano intoccabili. I loro pezzi vorrei cantarli fino alla morte ma non ne voglio prendere il posto. Se mi esce una canzone da stadio o un inno al romanismo e alla romanità ci mancherebbe che non la faccio, purtroppo ancora non mi è venuta. Chi lo sa, magari più avanti”. Galeffi prende il pacchetto di sigarette, ne tira fuori una e la accende. E’ allora che la sua mente ritorna su quel sogno tenuto lì, in attesa di aprire il cassetto: “La mia più grande aspirazione è quella di riempire lo Stadio Olimpico. Più di quello non esiste nulla”. Proprio lì, dove è nata la sua passione per la Roma, la stessa che lo accompagnerà ovunque deciderà di andare: Se sei della Roma basta il sentimento. Forse sembrerà triste ma per me è molto romantico. Il romanismo esistenziale, il tifare a prescindere, questa simbiosi con i giocatori è importantissima e unica in tutto il panorama europeo”.