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Friedkin: il gigante si è svegliato. Da Mou a Dybala, le mosse di una gestione top

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L’arrivo dell'argentino è solo l’ultima divergenza in ordine cronologico con quanto vissuto dal club con la precedente gestione. Ora a Roma si fa sul serio

Redazione

Silenzio, discrezione, progettualità e voglia (vera) di vincere. Questi sono stati e saranno i capisaldi della Roma dei Friedkin. L’arrivo di Paulo Dybala è solo l’ultima divergenza in ordine cronologico con quanto vissuto dal club con la precedente gestione Pallotta. Poche parole e tanti fatti, così la famiglia texana si è presa Roma e la Roma. Lo avevano definito “un gigante addormentato”, nella loro prima intervista da nuovi proprietari del club e ora quello stesso gigante si è risvegliato, soprattutto grazie a loro e alle loro scelte, mai banali e mai fuori luogo. Sono arrivati nella Capitale con la voglia di stravolgere tutto. Hanno capito che bisognava ripartire dalle fondamenta e così hanno fatto, a partire da Trigoria e dal progetto stadio, scegliendo di seguire solo la propria strada, senza l'aiuto di consiglieri di nessun tipo. 

Mourinho, la Conference League e Dybala: l'escalation dei Friedkin

La prima mossa della proprietà americana 2.0 è stata cercare di risanare una società ormai prossima al fallimento con continue iniezioni di capitale che li hanno portati, fino ad oggi, a versare 370 milioni di euro nelle casse giallorosse. Poi c’è stata la rottura, l’anno zero, il 4 maggio 2021, quando in una calda giornata romana, il club annuncia l’arrivo di Josè Mourinho. Portare uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio nella Capitale è stata la dichiarazione di guerra ai poteri forti del calcio italiano dimostrando la voglia di riportare i tifosi giallorossi in piazza a festeggiare, tifosi che hanno risposto immediatamente presente, assaltando i botteghini dell'Olimpico che ha vissuto un anno da record. Lo stesso aveva detto Mou alla prima conferenza stampa: “Come mi vedo tra tre anni? A festeggiare”, ma mai avrebbe pensato di riuscirci già dal primo anno, viste le premesse e i sei gol subiti nel gelo di Bodo. La Conference League è stato il successo di tutti: della proprietà che ha visto realizzarsi i loro primi sforzi e ha visto con i propri occhi cosa significa vincere a Roma, di Mourinho che ha stravolto la squadra, dai giocatori all'assetto tattico, lavorando più sulla testa che sul campo, ma anche dei tifosi che non hanno mai smesso di essere vicini alla squadra. Ora il colpo Dybala: un acquisto che ha "stressato" il cuore della città, prendendo possesso delle menti sognatrici dei supporters giallorossi. Già perché dalle parti di Trigoria un acquisto di questo calibro non si vedeva dai tempi di Batistuta, e tutti si ricordano come si concluse quella storia. L'arrivo dell'argentino è un urlo, di rabbia ma anche di convinzione per far sapere a tutti che a Roma ora si fa sul serio.

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Il rispetto per i tifosi e il nuovo stadio

La mossa che però ha segnato più di tutte la rottura con il recente passato, è stato il rapporto con i tifosi. Considerati semplici clienti dalla gestione Pallotta, esaltati e coccolati invece con i Friedkin. Dan e Ryan hanno capito le potenzialità di questa gente alla quale non interessa vincere (anche se ora ci si sta riabituando), l'importante è la tradizione, il sentirsi parte integrante del progetto tecnico e societario e non dei "Fxxking idiots". Hanno riportato sulle maglie il famoso "vecchio" stemma, battaglia portata avanti per anni dai tifosi che non hanno mai accettato la decisione di Pallotta e soci. Hanno riportato le famiglie allo stadio, rendendolo accessibile a tutti grazie a prezzi popolari. E ora, dopo Mourinho, dopo la Conference, dopo lo stemma e Dybala, sono pronti a regalare alla città anche il nuovo impianto tanto decantato nel corso degli anni. La voglia di fare di questa società e la loro concretezza, si notano da piccoli dettagli: il progetto del nuovo stadio della Roma voluto in precedenza, era sotto tutti i punti di vista in fase molto più avanzata (anche grazie al tempo avuto a disposizione) rispetto a quello odierno ma nonostante questo, la piazza ora ci crede molto di più tanto da inserirlo già nei luoghi di culto della città su Google Maps perché con i Friedkin le chiacchiere stanno a zero.

Marco Di Cola