Ci sono vittorie che portano tre punti ma tolgono convinzioni. Il successo (parolone) sull’Udinese è una di queste. La Roma, infatti, ha giocato la più brutta partita di questo strambo inizio campionato rischiando tanto (troppo) e raccogliendo il massimo grazie a una perla di Pedro e alle parate di un portiere che doveva fare il vice. Se fossimo alla terz’ultima giornata di un campionato combattuto ce ne fregheremmo. Anzi staremmo già strombazzando virtualmente per le vie di Roma. E invece questo è solo l’inizio di un cammino che rischia di diventare una salita a caduta certa. Ci sono tante, troppe cose che non convincono a prescindere da una rosa che andrebbe rinforzata numericamente almeno in panchina. C’è un capitano che va rimotivato, e non è un capitano qualsiasi perché è pure il miglior giocare della tua rosa. Il Dzeko visto tra agosto ed oggi sembra la reincarnazione di Mido. Poi c’è un gioco che non convince tutti, e un malumore di spogliatoio da parte dei tanti esclusi sfociato in settimana con la sparata dell’agente di Diawara. Inopportuna ma emblematica. Fonseca si affida a 13-14 giocatori, e in una tripla competizione questo è un errore anche se il mercato non è andato (finora) come ci si aspettava. Fonseca ha voluto la partenza di Florenzi e ora si ritrova con un ballottaggio da film horror da College americano: Santon, Karsdorp o Bruno Peres. Fonseca ha criticato apertamente Zaniolo e non è riuscito a valorizzare nessun giovane nella Roma se si esclude l’ultimo Ibanez: da Pellegrini a Under passando per Kluivert, Carles Perez o Calafiori.
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Friedkin, è l’ora del coraggio
Fonseca sembra malinconico, a tratti infastidito come dimostrano alcune scelte di mancato turn over. E non è forse solo una sensazione
Fonseca sembra malinconico, a tratti infastidito come dimostrano alcune scelte di mancato turn over. E non è forse solo una sensazione. In 14 mesi non ha portato il suo calcio anche a causa di una serie di agenti esterni che avrebbero messo a dura prova pure un Mourinho. Ma di fatto non l’ha portato e di certo non per colpa del mancato ritorno di Smalling. Anzi negli ultimi mesi ad arrivare sono state critiche, polemiche e incomprensioni (vedi il post Siviglia). E come diceva un certo Michael Jordan “Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l'intelligenza che si vincono i campionati”. I Friedkin lo sanno altrimenti non avrebbero contattato Allegri. Sanno che vogliono di più per iniziare un percorso che non sarà in discesa. Se lo sanno allora ci chiediamo: cosa aspettano? Restare a lungo con un allenatore sul filo del rasoio nel calcio è un rischio che ha portato spesso a disastri epocali. Vedi Garcia. Cambiarlo subito, invece, può portare a miracoli improvvisi. Vedi Ranieri nel post Spalletti. Insomma ora c’è una lunga sosta (speriamo non troppa lunga a causa del Covid) che sembra un assist favoloso. Friedkin non avrà ancora l’esperienza del bomber di razza, ma è uno degli imprenditori più importanti del mondo. E in questi casi il Carpe Diem può cambiare davvero tutto. Paulo Fonseca va ringraziato per aver condotto la nave in un mare di continua tempesta, ma per vedere davvero il sole serve altro. Serve un Allegri per stare più sereni.
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