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Franco Sensi, Totti e Venditti: padri, figli e cantori di una Roma innamorata e ingrata

(ForzaRoma.info – Paolo Desideri) Spesso si è sentito dire, riferendosi alla nuova proprietà, che ci fosse in atto un processo di de-romanizzazione.

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(ForzaRoma.info - Paolo Desideri) Spesso si è sentito dire, riferendosi alla nuova proprietà, che ci fosse in atto un processo di de-romanizzazione. Il nuovo spesso fa paura ed è visto con diffidenza. Perdere pezzi d’identità storica e sportiva fa male, sempre.

Che cosa significa de-romanizzare?

Durante la sua storia, la Roma, ha cambiato Stadio, Logo, ha venduto Capello e Spinosi, Ancellotti, Falcao, Cerezo, Di Bartolomei, Giannini, ha rischiato di perdere Totti, mette in discussione De Rossi.

Sotto le forche Caudine della critica ingrata sono passati presidenti del calibro di Dino Viola e Franco Sensi. Rimangono i colori, quelli si incorruttibili, nel cuore e nella mente dei tifosi. Ma, appese come quadri, ci sono le storie vere o false che nascono dalle delusioni dai dissapori. Il Tempo de “la Roma non si discute si ama” è bello che andato e la gente romanista è disorientata, smarrita e cerca continuamente figure a cui aggrapparsi.

Nascono così, fuori dal calcio, figure Mitologiche. Teste di uomini col corpo di giornale, microfoni senza volto, opinioni con le gambe. Questi nuovi idolimostri usano, in buona fede o meno, il mezzo mediatico per elevare le proprie idee, per promuovere le loro battaglie, speculazioni, invidie, vendette. Il grande amore che i tifosi hanno per la Roma ne è la inconsapevole linfa.

Il TamTam mediatico crea e distrugge eroi a suo piacimento. Ma non sempre la colpa va ricercata tra i Media, in alcuni casi parte dal basso. Ricordiamo ad esempio le feroci contestazioni contro Viola per il “caso Manfredonia” con la scissione del CUCS. La manifestazione contro Sensi dopo lo scudetto 2000 della Lazio, con annessa invasione di campo durante l’addio al calcio di un figlio di Roma come Peppe Giannini.

Allora, riflettendo, pensare al tifoso della Roma come a un iconoclasta non sembra un’esagerazione e viene naturale rivisitare con la memoria il museo dei mostri creati da questa città bella e ingrata, innamorata e infedele.

“Viola Dino Bagarino!”, “Franco Sensi bla…bla…bla!”, e per la serie, le colpe dei padri ricadono sui figli, “Rosella Sensi bla…bla…bla!!” che a dire il vero, le sue colpe le aveva.

Ma non solo i presidenti hanno subito l’umore volubile della piazza: “Falcao se l’è fatta sotto e non ha tirato il rigore contro il Liverpool”; “Giannini è andato a giocare col Napoli, traditore”. Per non parlare del più grande giocatore che abbia mai indossato questa maglia: “Il male della Roma, il culone, il coatto, il pupone, il pensa solo al contratto, il non è mai decisivo…con il numero 10, Francesco…TO-TTI!”. Più recenti le calunnie denunciate da Daniele De Rossi che, se fosse possibile, è ancora più Romanista di Totti. A lui sono state dedicate le più volgari,  becere e violente, dalla collusione con ambienti poco chiari, a presunte cicatrici coperte dalla barba, passando per ubriacature moleste e vita notturna dissipata.

Ma il tritacarne Romano non risparmia nessuno: attori, cantanti, dirigenti ex Giocatori.

E quindi Amendola Cesarone, non è più tifoso della Roma; Venditti mangia sui tifosi(uscita tuttavia infelice quella sull’inno, poi rettificata), e quindi striscione di questa notte sotto casa; Verdone esprime perplessità sulla dirigenza Americana e si becca qualche fischio allo stadio; Bruno Conti, “il marazico”, come si fa a passare da “…Di Bruno ce n’è uno…”, da uomo della società che negli anni ha costruito uno dei migliori settori giovanili d’Italia, un’icona della Roma (rinnovo e parole di Zanzi), come si arriva alle tesi che il suo ruolo nella Roma, a Trigoria, non è importante? Tancredi fischiato alla festa per gli 80 anni della Roma, l’accusa?  E’ scappato con la Mazda insieme a Capello.

Ora viene da domandarsi se, nella città dove Davidsaveva comprato già  casa, dove Ferrara e Paulo Sousa hanno cancellato la firma col bianchetto, si sia capovolto qualcosa. Se la goliardia ridanciana è ancora dentro i tifosi o se sia stata sostituita dalla necessità di avere un ricambio di icone, di idoli di beniamini sempre più veloce. A chi giova creare ad arte il nemico, la fazione, il traditore? La damnatio memoriae è uno sport che non si addice a chi di memoria ne ha per millenni. E, soprattutto, non porta punti.