Per chi ha 30 anni se ne va la Roma che conosce da una vita, parte un fratello maggiore. Per chi ne ha più di 60 va via il più forte di sempre, pure più di Falcao, un figlio visto crescere e spesso criticato per qualche sbruffonata giovanile. Insomma se ne va un pezzo di Roma, forse il più grande. Ciò che mi preoccupa di più però mentre scrivo queste righe, che si perderanno forse nei fiumi di parole (più o meno sincere) da qui al 28 maggio, è quello che potrà provare chi Totti l’ha conosciuto appena, innamorandosene subito e perdendolo presto. I bambini, i futuri tifosi, chi vede i calciatori ancora come eroi, anzi supereroi. Ma un Supereroe non muore, mai. Non è morto Batman, non muore Superman, non morirà l’Uomo Ragno. Né si ritira, nemmeno dopo tanti anni di onorato lavoro. Perché la sola immagine di un supereroe in pensione fa tristezza, toglie il sorriso dalla faccia, fa vincere i cinici e disarciona l’entusiasmo di chi ancora crede che ci sia qualcosa oltre la logica. Questo mondo ha bisogno di eroi, e di supereroi. Ha bisogno che un ragazzino con un mantello creda di poter volare, ha necessità che un piccolo tifoso con la maglia numero 10 pensi di poter tirare in porta come Totti. E invece a fine agosto, quando anche l’estate starà finendo, arriverà la triste domanda: “Papà, ma Totti dove sta?”. Sperduti e preoccupati dal nemico, dall’antagonista dell’eroe, dal cattivo del cartone o del fumetto. Oggi sapete sin dall’inizio della storia che alla fine verrà sconfitto, ma cercate di ricordarvi quando eravate bambini. Quel brivido, quella gioia nel vedere il vostro eroe preferito battere di nuovo quella brutta faccia di Mister X.
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Francesco, non abbandonarci
Nessun cattivo può davvero uccidere un Supereroe, perché gli eroi vivono per sempre lasciando la speranza che possano correre in nostro aiuto quando le cose non andranno. Totti tu sei un Supereroe, non abbandonare questa città alle tenebre
In fondo ne siete certi pure ora: Totti resterà a vita nella Roma, magari non giocherà più ma lo vedremo ogni domenica allo stadio, ci sarà sempre. Il cattivo, che pensavamo lontano, non vincerà. O forse sì, o forse davvero il Supereroe sarà costretto a fare le valigie, a sparire dalla circolazione. A Miami o Dubai? Scelta legittima, per chi usa la razionalità quasi obbligata, per chi vuol far valere l’orgoglio dovuta. Resterà però così solo una statua a ricordare agli abitanti di una Gotham oggi triste che un tempo c’era Totti ad abbattere il nemico. Ma non basterà, non ti hanno vissuto così a lungo da ritenerti immortale. I bambini, quelli che ancora oggi indossano la tua maglia anziché quella di Messi o Ronaldo. Per questo Francesco ti chiediamo: non ci lasciare nell’oscurità, dacci la possibilità di poter sperare che correrai ancora in soccorso della Roma quando tutto sembra ormai spacciato. Anche se senza più quella maglia numero 10, anche se in giacca e cravatta o in tuta. Ma quei colori, quel giallo e rosso, basteranno a farci sentire meno soli, a lasciarci la speranza che c’è sempre un Capitano bello e biondo pronto ad entrare e a vincere una partita, a salvare il mondo, a farci dormire sereni.
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