Paulo Fonseca è tornato a parlare della Roma. Il tecnico portoghese, oggi al Lille, si è raccontato in una speciale intervista rilasciata ai microfoni di Sky Sport. Tra i tanti temi trattati non poteva ovviamente mancare la sua avventura sulla panchina giallorossa, ma anche il suo rapporto con Mourinho e la dirigenza giallorossa.
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Fonseca: “Prima dell’arrivo di Pinto ho vissuto un periodo difficile”
Quando giocavi, avevi mai pensato di fare l'allenatore? "No, ho iniziato a pensare a quello che avrei fatto dopo solo a 30 anni. Ho avuto allenatori che mi hanno portato entusiasmo per il mestiere. A 32 anni ero già motivato per fare l'allenatore. Prima non avrei mai pensato di lasciare il campionato portoghese, ora invece è il contrario".
L'esperienza allo Shakhtar ti ha cambiato la vita? "Si, è stata la mia prima esperienza all'estero. Mi hanno contattato dopo una partita contro il mio Braga perché gli piaceva il modo in cui giocavamo. Loro volevano cambiare dopo 12 anni con Lucescu ed è stata una bella opportunità. L'Ucraina è la mia seconda casa, lì ho conosciuto mia moglie ed è nato mio figlio. Ho casa e tanti amici ì. E' il mio secondo paese e in questo momento vivo intensamente tutto quello che succede. Le prone che conoscono soffrono e per me è molto difficile. Ero lì quando è iniziata la guerra. Per noi non è difficile perché lo vediamo solo in televisione ma in Ucraina la gente continua a soffrire tantissimo. Muoiono tante persone, siamo lontani da questa sofferenza ma penso che tutti noi possiamo fare di più. La verità è che inviamo armi ma sono soli in questo momento. Quello che sta succedendo è un pericolo per l'umanità. Quello che facciamo non è sufficiente per l'Ucraina e per il Mondo.
Eri lì al momento dell'inizio della guerra. "Ero a casa quando oso arrivate le bombe a Kiev. E' stato un momento di panico per tutti. E' una esperienza che di solito si vede solo nei film. Quando hai un bambino di due anni, è difficile scappare e pensare in modo lucido. E' stato molto difficile. Ma non è niente paragonato alle persone che sono lì in questo momento. Quando le bombe sono arrivate, tutti volevano scappare ma era impossibile lasciare la città. Per fare 2 chilometri ci si impiegavano 8 ore. Al momento giusto l'ambasciata portoghese mi ha aiutato ma ho passato 30 ore in viaggio senza sapere cosa sarebbe potuto succedere. Ho la speranza che un giorno tutto questo possa finire".
Com'è stato l'inizio della tua avventura a Roma? "Molto bene. La Roma è un club diverso nel quale le persone sono molto calorose. Sono stato molto bene a Roma ma non è stato facile. Non è facile essere l'allenatore della Roma. Dopo questi due anni però lo rifarei lo stesso perché è un momento unico per un allenatore".
Roma le è rimasta addosso come città? "Mi è piaciuto molto vivere lì. La città è bellissima e le persone sono molto calorose. E' una città unica".
Quando è stato scelto Mourinho, vi siete sentiti? “Ci siamo scambiati alcuni messaggi, ho capito la situazione e lui è stato onesto con me. Questo è stato l'importante”.
Pinto? “È una persona che stimo molto, sta facendo un grande lavoro alla Roma. È stato sempre onesto con me. Ho vissuto un periodo difficile, perché quando i Friedkin sono arrivati e non avevamo il direttore sportivo, per loro era tutto nuovo perché non avevano mai seguito il calcio. È stato un periodo difficile perché non ho avuto il direttore sportivo finché non è arrivato Tiago Pinto e le cose sono state molto chiare per me”.
Sui Friedkin. “I Friedkin hanno portato entusiasmo e volevano un progetto nuovo, hanno investito e hanno portato un allenatore che ha vinto tanto. Questo è quello che è successo, ma è normale”.
Sui tifosi della Roma. “Ancora oggi sono molto calorosi con me, quando ho vissuto la situazione della guerra in Ucraina ho avuto tanto sostegno dai romanisti. Anche oggi ricevo molto sostegno dai tifosi, è impressionante. Sono un popolo diverso, continuo ad amare la città e i romanisti”.
Mourinho cosa significa per i portoghesi? “E' un punto di riferimento per noi. Ha vinto tanto, ha ispirato tanti allenatori perché ha iniziato un processo che ha cambiato il modo di fare gli allenamenti e d giocare. È stato molto importante”.
Le differenze tra Serie A e Ligue 1? “E' un campionato diverso ma mi piace molto. Sono soddisfatto di essere qui. La Serie A è più tattica, senza spazi, le squadre sono molto elaborate tatticamente. In Francia invece è diverso, hai più spazio perché le squadre sono più aperte. C’è una grande atmosfera negli stadi".
La scelta del Lille? “La verità è che il club ha perso giocatori importanti. Il Lille è in un periodo di transizione, non è la squadra che ha vinto il campionato due anni. Stiamo iniziando un nuovo ciclo e sono molto entusiasta e motivato di essere qui. Appena mi hanno chiamato, ho capito subito che fosse il progetto giusto. Volevo un progetto così, nel quale potevo iniziare a costruire una cosa che mi desse entusiasmo".
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