La barba incolta, lo sguardo è calmo ma severo. Le parole per una volta sono di fuoco: “Basta bugie, meritiamo rispetto. Le critiche le accetto ma le invenzioni no. Nessuno mi ha mandato a fan…”. Paulo Fonseca a fine partita sembra uno di quegli attori hollywoodiani reduci da un film catastrofico col lieto fine (anche se il finale sarà scritto all’Olimpico giovedì prossimo). Se lo gode questo giovedì grasso di Amsterdam come altri giovedì in cui la sua Roma ha dato segnali di essere decisamente qualcosa in più rispetto alla Rometta impaurita di campionato. Proprio a due passi dal museo di Van Gogh si gusta la sua Notte Stellata, un piccolo capolavoro figlio di episodi favorevoli perché se quel rigore fosse entrato oggi staremmo parlando di altro. Ma pure di una reazione di cuore e cervello di quei giocatori che fino a 24 ore prima erano dipinti come gli ammutinati del Bounty. Pronti a gettare il capitano in mare e a ridere di gusto della tempesta. Così Pau Lopez dà un senso ai 30 milioni spesi un anno e mezzo fa, Ibanez riscatta una serata horror con un gol che fa la storia, Dzeko torna capitano virtuale e si trascina la squadra sulle spalle.
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Fonseca, l’Europa ti fa bello: ora il futuro alla Roma puoi deciderlo te
I dubbi che hanno a Trigoria ora sono anche i dubbi di Paulo, che ha ricevuto offerte e incassato critiche feroci anche all’interno
Fonseca sull’orlo del baratro: da Udine ad Amsterdam passando per lo Spezia
Di Fonseca Dead Man Walking si parla ormai da quasi un anno. Dalla crisi di gennaio-febbraio 2020 pre pandemia che aveva allontanato la Roma dalla zona Champions. Poi proprio l’Europa League lo aveva riabilitato fino al fallimento col Siviglia, vero spartiacque del suo rapporto con parte del gruppo. L’estate ha spostato l’attenzione sull’arrivo dei Friedkin ma a settembre i rumors di un cambio in panchina erano forti. Con la candidatura di Allegri che rimbombava in ogni angolo di Roma. Anche nelle orecchie di Fonseca. La partenza della sua Roma era stata beffarda: il pareggio di Verona si è tramutato in sconfitta per un errore in lista. E già si parlava di esonero. Poi è arrivato il pari con la Juve e il gol di Pedro a Udine a far riabbassare i telefoni a Trigoria. Paulo si è rimesso in piedi per ricadere però nei momenti clou: a Napoli così come a Bergamo o nel derby. La caduta più deflagrante è stata quella con lo Spezia in Coppa Italia. In quei giorni l’esonero sembrava a un passo con Mazzarri già pronto con le valigie in mano. Sappiamo il finale: rete di Pellegrini al 95’ con lo Spezia e la corsa di Fonseca verso quel gruppo che lo critica ma non lo affossa. Ieri con l’Ajax il copione è stato simile e ora la prospettiva di una semifinale con il Manchester United spaventa ma esalta allo stesso tempo Fonseca. Perché arrivare in una finale europea a 30 anni di distanza dall’ultima volta sarebbe un’impresa che non può passare sotto traccia.
Dzeko-Pedro: ora c’è unità di intenti
Come detto è stata la notte stellata di Fonseca, ma pure di tanti giocatori in cui Paulo ha creduto a corrente alternata. Pau Lopez ha ottenuto la sua fiducia dopo mesi di altalena con Mirante mentre gli errori individuali di Ibanez (pur non venendo nominato) sono stati spesso sottolineati nei commenti post gara. Gestione da rivedere pure nei rapporti con Dzeko e Diawara. Eppure nel momento del bisogno la squadra ha tirato fuori orgoglio e dignità. Lo ha fatto per Fonseca? Probabilmente no, o meglio non solo. Perché la vetrina europea attira tutti. Però il segnale che è arrivato al momento del gol di Ibanez è di un gruppo unito. Acerbo, non perfetto, un po’ fortunato. Ma unito nella difficoltà più grande. Perché dopo l’infortunio di Spinazzola e prima della rincorsa di Tadic dal dischetto sembrava davvero già tutto finito. A fine partita Pedro si coccola il mister: “Fonseca è un grande allenatore. E fa il bene mio e di tutta la squadra”. Poche ore prima Mancini in conferenza stampa aveva usato parole simili. E adesso?
Il futuro di Fonseca resta un mistero
Il rinnovo automatico per Fonseca scatta in caso di qualificazione in Champions. E tutti sappiamo che non arriverà tramite il campionato. L’unica strada da percorrere come fatto finora è quella dell’Europa League che vede sulla strada non solo il ritorno con l’Ajax ma la semifinale con il Manchester United. Vincerla non solo garantirebbe il rinnovo e la Champions ma eleverebbe Fonseca nell’Olimpo dei pochi allenatori che a Roma hanno alzato trofei. Ma paradossalmente non assicurerebbe la permanenza del portoghese che - va detto - Europa a parte viene da 15 mesi di tante ombre e poche luci. Perché i dubbi che oggi hanno a Trigoria (tranne Tiago Pinto che lo ha sempre sostenuto) sono diventati i dubbi di Paulo. Il tecnico ha ricevuto offerte e incassato critiche feroci anche all’interno. E con una potenziale impresa europea le offerte aumenterebbero. Per questo la nebulosa che avvolge la panchina della Roma non si schiarirà facilmente in un senso o nell’altro. Cambiare per Allegri o Sarri sarebbe comunque un passo avanti ma nessuno ha garanzie assolute sulle loro candidature, anzi. E scommettere su un altro straniero o su un De Zerbi qualsiasi potrebbe diventare rischioso. “Non penso mai al futuro. Arriva così presto”, diceva Einstein. E allora per una volta godiamoci il presente.
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