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Fienga: “A Roma 4 mesi sotto scorta per il mancato rinnovo di De Rossi”

Redazione
Le sue parole: "Decisi di confermare una decisione già presa. I tifosi volevano ammazzarmi"

Guido Fienga, ex amministratore delegato della Roma, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del podcast Thriving Minds with Alberto Zandi nella quale ha parlato della sua esperienza nella Capitale: "Quando sono stato il CEO della Roma ho capito che nella vita puoi anche trovare il nuovo vaccino per curare il cancro, le persone saranno felici e qualcuno ti inizierà a conoscere, ma quando stai vicino a gente come Totti e Ronaldo tutti ti conosceranno, ti cercheranno e ti vorranno. Quindi se non sei super equilibrato rischi di perdere il controllo di te stesso. Diventi vanitoso e pieno di ego”.

Quale è la differenza nello stile di vita tra i grandi calciatori e quelli normali? “Io divido i grandi calciatori in due categorie. Una riguarda il talento naturale e a questi calciatori Dio ha donato il talento. Io ne ho avuto uno di questi ed era Francesco Totti. Capisci che Totti è differente già da come tocca il pallone, la palla fa un movimento differente con lui. Colpisce la palla senza neanche guardare il campo e finisce esattamente sul piede dell’attaccante. Poi c’è Ronaldo, che ha talento oltre al duro lavoro. Chi è super talentuoso spesso è pigro perché sa che non deve lavorare molto per fare comunque la differenza, ma nel mezzo della carriera iniziano a capirlo. Totti ha finito a 40 anni, se parli con lui ancora crede di essere talmente forte da poter giocare in Serie A. Sto scherzando, è un mio amico”.

Puoi descrivere Mourinho con tre parole? “Super intelligente, abile nel suo lavoro e la terza parola non posso dirla… In privato è divertentissimo. È una bella sfida essere il CEO di Mourinho, ma non lo sono stato per molto. In una delle prime partite abbiamo ricevuto quattro espulsioni, è stato un bel benvenuto dello stile di Mourinho. Ho una bel rapporto con lui, probabilmente perché non ci ho lavorato molto. L’ho soltanto portato alla Roma e lavorato per un po’ di mesi insieme, ma ci sentiamo molto”.

Un episodio curioso con Mourinho protagonista? “Quando decisi di lasciare la Roma è venuto da me e disse: ‘Guido, ci sono soltanto due maschi alpha in questo club e ora uno se ne sta andando…’. E io gli risposi: ‘Buon per te’. Questo è il motivo per cui ho mantenuto un buon rapporto con lui. Per un CEO lavorare con un allenatore che è in continuo contrasto con il mondo arbitrale e della Lega è come essere un pompiere in California. Ma Mourinho è molto intelligente e bravo. Ho molte cose da dire ma non posso per la reputazione di entrambi"

Sul contratto di De Rossi e i tifosi della Roma.  "All’inizio della mia carriera da CEO dalla Roma, dopo due settimane decisi di confermare la decisione, che era già stata presa, di non rinnovare il contratto di De Rossi. Dopo due giorni c’erano 7000 persone sotto il mio ufficio che volevano ammazzarmi. Sono stato sotto scorta per 4 mesi e questo è stato il mio inizio da CEO della Roma. Ti lascio immaginare l’accoglienza nei miei confronti. Ma poi ho continuato a gestire il club con piena trasparenza, spiegando ai tifosi che i nostri ruoli sono diversi: tutti vogliono raggiungere il successo, ma loro devono fare i tifosi e io devo fare il CEO. Poi è arrivato il COVID e abbiamo rischiato di avere gravi problemi economici, ma ho continuato a fare il mio lavoro trovando nuovi acquirenti. Sono stati due/tre anni di grande pressione, ma ho solo fatto il lavoro come so fare. Quando è terminato il mio mandato uno dei miei assistenti mi ha chiamato e mi ha detto che c’era una delegazione della Curva Sud, ovvero i capi delle 7000 persone che volevano ammazzarmi, che voleva darmi un regalo. Mi è stato dato uno stemma della Roma con una nota in cui mi ringraziavano e mi chiedevano scusa. Scrissero che probabilmente non erano d’accordo con me su alcune decisioni, ma che avevano capito ciò che avevo fatto e mi rispettavano. Quando vado a Roma e la gente mi riconosce mi stringono le mani, non è una cosa così comune. Se fai bene il tuo lavoro la gente lo capisce”.