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Ferretti (medico Nazionale): “Zaniolo determinato a superare l’infortunio”

"Non penso ci siano condizioni specifiche per una serie di infortuni di questo genere. La Roma è sicuramente bersagliata ed è fuori dalla casistica media ma è un evento che purtroppo sta diventando sempre più frequente"

Redazione

Il professor Ferretti, responsabile dell'area medica della Nazionale, è intervenuto a Centro Suono Sport nel corso della trasmissione Crossover. Le sue parole:

Come ha vissuto questo nuovo infortuno Nicolò Zaniolo?

Ieri sera quando ci siamo resi conto della gravità della situazione il ragazzo ha avuto un momento di sconforto, lo ha  però superato immediatamente e già alla fine della partita era più sereno. L’ho sentito questa mattina, era determinato e forte con la voglia di superare questo infortunio.

Immaginiamo che il ragazzo, dopo l’esperienza precedente, fosse subito consapevole della gravità dell’accaduto.

La visita sul campo, con il test del legamento crociato anteriore era positiva, la diagnosi è stata immediatamente fatta. È chiaro che in una situazione simile aspettiamo con prudenza per avere un verdetto definitivo, ma la dinamica era chiara già ieri sera.

Sono venti crociati in poco più di cinque anni per la Roma, quali sono le componenti che più di altre possono portare al verificarsi di questo tipo di problema?

Non penso ci siano condizioni specifiche per una serie di infortuni di questo genere. La Roma è sicuramente bersagliata ed è fuori dalla casistica media ma è un evento che purtroppo sta diventando sempre più frequente anche per le elevate capacità diagnostiche che abbiamo oggi. Venti anni fa magari si sarebbe parlato solamente di distorsione.

Come ha trovato i calciatori della nazionale dal punto di vista fisico?

Tutto sommato anche meglio di quanto ci aspettassimo. I giocatori si allenano anche durante le vacanze, si tengono in attività. La scelta meditata, ragionata e logica è stata quella di non sottoporli a due partite consecutive, è stato un elemento e una scelta azzeccata. Dispiace per l’infortunio, da addebitare purtroppo a sfortuna e caso.

Molti atleti negli ultimi anni hanno subito ricadute dopo il ritorno in campo. C’è qualcosa di diverso che può esser fatto ad esempio per quanto riguarda i protocolli riabilitativi? Si parla sempre di questi canonici sei mesi, sono sufficienti?

Il periodo di ritorno all’attività agonista è un fattore individuale e può cambiare a seconda dei calciatori perché risente di fattori biologici soggettivi ma ha delle tempistiche abbastanza standardizzate. In Italia rispetto ad altri Paesi abbiamo rientri in campo più brevi e un numero di interventi riusciti più alto. Il lavoro che stiamo facendo in Italia come cura e prevenzione è buono. Abbiamo meno recidive di altri Paesi in Europa secondo le statistiche UEFA.

Quanto conta l’aspetto psicologico in situazioni come questa, soprattutto per un ragazzo che ha già vissuto un’esperienza del genere soltanto pochi mesi fa

È molto importante. La storia della traumatologia ci insegna che anche i casi di rotture bilaterali possono volgere in ottimi risultati. Ci sono esempi positivi, c’è ovviamente la possibilità di tornare agli stessi livelli di prima.

Complessivamente, quanto incide su questo tipo di infortuni lo stress muscolare a cui i calciatori vanno incontro con calendari così fitti di impegni?

Non abbiamo dati scientifici che ci possano chiarire questo aspetto. Una buona muscolatura di solito protegge il ginocchio. Se uno vuole trovare una causa non deve cercarla nei muscoli, possono esserci altre componenti che la medicina sta cercando di scoprire.