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Getty Images
Stephan El Shaarawy è stato protagonista di una lunga intervista rilasciata ai canali della Roma per la rubrica "As Roma Podcast". L'attaccante giallorosso ha parlato delle prime sensazioni in vista della nuova stagione e dell'emozione di indossare la fascia da capitano. Ecco le sue parole.
Il St.George's Park mi sembra una struttura adeguata al lavoro che dovete fare. "Il posto è molto bello. Stiamo lavorando bene e con molta intensità ed è quello che chiede il mister in maniera prioritaria. C'è grande entusiasmo e disponibilità da parte di tutti. Ci sono i presupposti per cominciare bene".
È cambiato qualcosa dai primi ritiri che hai fatto?"Un po' di cose sono cambiate, forse con l'uso dei social si dà più importanza alle attività di marketing. Le grandi squadre preferiscono fare le tournée estive piuttosto che qualche amichevole di cartello. Dal punto di vista del lavoro cambia poco, magari c'è qualche metodo nuovo con le nuove tecnologie, ma il focus è sempre quello di migliorare la condizione per arrivare pronti al campionato. Massima serietà, massimo impegno da parte di tutti".
Sono migliorati gli strumenti per misurare le vostre performance?"Si, mi riferivo a quello. Sono cambiati strumenti e metodi di lavoro".
Hai attraversato tante fasi da calciatore. C'è né una che ti ha lasciato qualcosa in più o è stato un crescendo continuo? "Sicuramente le fasi che ti insegnano di più sono quello dove ci sono più momenti difficili. Nella mia carriera ne ho vissute qualcuno. Penso al primo grande infortunio al Milan, mi ha tenuto lontano dal campo per un anno interno. Non ho avuto paura di smettere ma è stato un momento difficile. In quel modo impari a rialzarti e il valore della resilienza. Poi c'è stato quello al Monaco: lì stavo bene ma non rientravo nei piani del club. Ci sono state volte dove mi sono allenato da solo. Lì impari ad andare avanti per avere nuove opportunità. Anche la Cina. Quella scelta è stato molto pensata ed ho ragionato di più con la testa, ma quando sono tornato sono stato felice di essere di nuovo qui".
Come ti fa sentire essere uno dei capitani della Roma. Te lo saresti mai aspettato?"No, è un orgoglio e un onore. Indossare la fascia di capitano è un qualcosa di speciale. Senti il peso della storia di una città intera. Ti senti in dovere di dare tutto, questo è quello che farò sempre. Ho sempre dato tutto per la Roma. Gasperini è stato chiaro: vuole che ci siano nello spogliatoio più giocatori che trasmettano lo spirito giusto e ce ne sono tanti. Bryan, Lorenzo, Mancio lo hanno sempre fatto in questi anni. C'è un giusto mix per far andare le cose nella direzione giusta".
Il tuo gol preferito è il più bello o c'è n'è qualcuno che ha un significato particolare?"Il primo gol è quello che ho sentito di più. È stato come una rinascita. Presentarsi all'Olimpico con un gol di tacco sotto la Sud all'esordio penso che è stato bello e significativo".
Un gol preferito nel calcio?"Ci sono quelli che mi fanno venire i brividi. I tre gol del Mondiale del 2006. Cioè, il gol di Grosso, il gol di Del Piero e il rigore, in finale contro la Francia. Tolti quelli, i miei preferiti sono i miei due idoli. Sono quelli di Kaká contro Manchester. Quello è pazzesco. Quello di Ronaldinho al Bernabéu. E poi anche quello di Neymar, quello che ha vinto il premio Puskas".
Un gol che stavi per fare?"Semifinale con Liverpool. Ho preso un palo e poi ho preso la mano.Ho preso la mano, quindi quello sarebbe stato utile".
Che cos'è per te il talento? Quanto conta il talento e quanto conta il lavoro? "Io penso che si debba partire da una buona base di talento sempre. Perché il talento ti permette poi di dimostrare quanto vali, di emergere e di arrivare a un certo livello. Però poi, una volta che arrivi ad alti livelli, la cosa che ti mantiene alto è sicuramente il lavoro. Il lavoro, il sacrificio, la dedizione e la testa, soprattutto. Perché il talento non ti prepara al fallimento. Il lavoro sì. Penso che la ricetta migliore sia una buona base di talento, ma senza il lavoro non vai molto lontano. Non so dare una percentuale esatta, però quando arrivi a un certo livello devi sempre avere quell'ambizione e quella voglia di migliorarti sempre. Perché solo con il lavoro la ottieni. Ci vuole costanza, impegno e dedizione in quello che fai".
Che cosa ti emoziona nel calcio? "Da protagonista in campo, sicuramente il momento del gol per me è il momento più alto di soddisfazione. Mi riempie il cuore quando realizzi che la palla entra, soprattutto se sei in casa, perché uno stadio intero che grida il tuo nome è qualcosa di veramente unico. Col passare degli anni ti emoziona di più. Da spettatore a me sono sempre piaciute le giocate di singoli. Sono sempre andato a ricercare le giocate dei migliori. Io quando ero piccolo, anche non in campo, guardavo i video del loro skill per poi cercare di replicarli. La giocata del singolo mi entusiasma sempre. Accendere la TV e guardare una partita solo per quel giocatore lì è una cosa che mi emoziona".
Tu sei un giocatore che è nato con questa modalità qui, molto individuale, molto tecnico. Però tu oggi sei ancora nella Roma e sei un pilastro della Roma, anche perché tu in diversi momenti della tua carriera nella Roma l'hai messa da parte, tu ti sei messo tanto al servizio di questa squadra. "Con gli anni in Roma, soprattutto quando sono tornato dalla Cina, ho visto questo cambiamento. Nelle volte in cui c'era bisogno di evitare la squadra, ero sempre lì in prima linea, mettendosi da parte dell'individualità. Però è una caratteristica mia, il carattere anche. Ti sai adattare a quelle che sono le esigenze del mister e penso di averlo fatto bene".
Serie Tv o Film?"Guardo entrambi, di qualsiasi genere. 'Adolescence' mi ha colpito molto, tratta tematiche delicate ma è bello per quello".
Musica?"Un po' di tutto. Tech house. Ci sono due tre giocatori che la mettono sempre negli spogliatoi. Dybala e Soulé mettono spesso reggaeton. La mia è un po' più spinta".
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