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El Shaarawy: “De Rossi, un soldato che dà tutto per la maglia. I romanisti sono speciali”

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Il numero 92 è diventato un punto fermo della rosa di De Rossi che con il cambio di modulo gli ha conferito un nuovo protagonismo e una maggior titolarità
Redazione

Stephan El Shaarawy è stato intervistato sul canale You Tube ufficiale della Roma andando a toccare vari argomenti inerenti alla sua doppia esperienza in giallorosso e anche alla Nazionale italiana.

Descriviti come calciatore e come compagno di squadra.Io nasco come esterno sinistro, ho sempre ricoperto il ruolo sulla fascia alternando la fase offensiva a quella difensiva, poi sono diventato più duttile. Ho sempre avuto un bellissimo rapporto con tutti i miei compagni e con lo staff che lavora all’interno della società”. 

Che ricordi hai del tuo esordio da calciatore della Roma?“I ricordi vanno subito al gol che ho fatto all’esordio contor il Frosinone, è stato un gol liberatorio, venivo da un’esperienza non semplice a Monaco, sono arrivato dopo 2 allenamenti con la squadra e Spalletti mi disse che avrei giocato titolare, sono stato subito abbracciato dai compagni”. 

Come è cambiato il tuo rapporto con De Rossi da compagno ad allenatore?Non è cambiato quasi niente, Daniele ha sempre mantenuto quello spirito allegri o che ha sempre avuto da compagno di squadra, sempre con la battuta pronta, ma quando entrava in campo è sempre stato un guerriero, un soldato che dava tutto per la maglia e così lo è ancora oggi. Noi siamo esperti e siamo professionisti e professionali per capire quando si può scherzare e quando bisogna dare il massimo per la Roma”. 

Stephan El Shaarawy ha un rito prepartita per la Roma?“Ne ho parecchi, piccoli, tanti piccoli riti scaramantici, non li dico sennò non valgono. Arrivano in modo anche automatico ormai,non ci faccio neanche tanto caso”.

Come gestisci la pressione?La pressione è molto soggettiva, c’è chi prepara le partite in modo proprio, prima delle partite pensi a tante cose a tante situazioni che possono verificarsi in campo, qual che faccio a volte è attendere il fischio di inizio perché poi quando inizia la partita prevale l’istinto e viene tutto in maniera naturale. Quando preparo le partite cerco di focalizzarmi su quel che ho fatto di buono nell e partite precedenti”. 

Un momento di svolta nella tua carriera?Il secondo anno di Milan ho raggiunto l’apice della mia carriera. Poi l’arrivo a Roma nel 2016”. 

Definisci con una parola i tifosi della Roma.Sono speciali, hanno un amore incondizionato per la società nonostante i risultati sportivi. Sono tifosi che sia una semifinale di Champions, una finale di Conference o di Europa League o una partita del girone di Conference o di coppa Italia loro sono sempre li e noi siamo felici di averli accanto ad ogni partita”. 

C’è un giocatore a cui senti di somigliare nello stile di gioco?Mi sono sempre ispirato a Kakà, sempre stato il mio idolo. Cercavo di somigliare a lui per quel che faceva in campo, poi lui ovviamente ha avuto una carriera diversa, eccezionale”. 

Hai già pensato a cosa fare nel post carriera?“Si ci ho pensato. Non so se rimarrò nel mondo del calcio, ho penato di prendere la strada imprenditoriale. Mio fratello è laureato in economica, abbiamo investito in diverse startup nel mondo immobiliare e nelle macchine, manca ancora un po’”.

Il momento più bello con la maglia della Roma?La vittoria della Conference, un sogno vincere un trofeo con questa maglia e poi il giro di Roma e la festa sul pullman con tutta la gente che ci applaudiva e festeggiava con noi”. 

Genova, Padova, Milano, Montecarlo, Roma e Shangai, cosa ti porti dietro di ciascuna esperienza?Sono state tutte esperienze Importanti, mi porto emozioni positive e negative che mi hanno fatto crescere e capire tanto. Da Genoa l’esordio in A fino a Padova la prima esperienza fuori casa, ma dove mi sono trovato da Dio e ho fatto la maturità mentre giocavo e ho fatto doppietta in semifinale dei playoff, fino poi ad andare al Milan in cui ho fatto un salto dalla B ad un a squadra così importante. Ho fatto la mia stagione migliore. Anche Shangai è stata un’esperienza che ho voluto cogliere, Monaco non è stata un’esperienza positivissima per i risultati e poi da Roma mi sono rilanciato disputando gli Europei del 2016. Tutte esperienze alcune positive altre meno che hanno fatto parte di un percorso, il fatto di essere tornato a Roma è stata una cosa importate e quindi niente penso alla ROma e a far bene qua e a fare meglio per me stesso e la suqadra”.

L’avversario più forte che hai affrontato?Messi, ho avuto l’onore di affrontarlo più volte”.

Qualche tempo fa sui social è diventato virale il video in cui hai abbracciato il tuo primo allenatore Donati, che ricordo hai di lui?È stata una figura fondamentale nel mio percorso di crescita insieme a mio padre, sia come calciatore che come uomo mi ha cresciuto. Il primo ricordo di lui è il primo gol che ho fatot nella mia carriera, ricordo che è stato con una squadra della mia città, io ero nel Legino e ricordo che dopo il primo gol lui mi prese in spalla e mi fece fare il giro di campo e poi l’ultimo saluto. L’ultima volta che l’ho visto è stato un momento molto toccante”. 

C’è uno stadio che ti ha suscitato più emozioni oltre all’Olimpico?Ti dico San Siro e Marassi. Mio padre mi portava a Genova allo stadio col passeggino, sono cresciuto facendo il raccattapalle a Marassi e festeggiando le promozioni, vedere la gradinata Nord è sempre una grande emozione. Poi giocare a San Siro, la Scala del calcio è sempre un sogno”.

Qual è stato il momento più emozionante con la Nazionale?L’esordio e poi la doppietta da capitano contro la Moldavia, la prima doppietta in Nazionale farla da capitano è stato motivo di grande orgoglio per me”. 

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