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El Shaarawy: “Roma è come casa ma ora non posso parlare del ritorno”

LaPresse

Le parole dell'ex esterno giallorosso: "Con Spalletti e Di Francesco ho avuto un buon rapporto. Totti uno dei migliori con cui ho giocato"

Redazione

Chi conosce bene l'emergenza coronavirus è El Shaarawy. L'ex esterno della Roma - uno dei più attivi anche nelle donazioni e nel sociale - ha vissuto più da vicino di altri la crisi sanitaria visto che gioca in Cina allo Shanghai Shenhua. Nelle ultime settimane la sua squadra è stata però in ritiro a Dubai per evitare possibili contagi. Stephan è stato raggiunto in videochiamata da Sky Sport. Queste le sue parole: "La situazione qui sta migliorando ed è una vittoria importante per tutto il paese. C'è stato un forte senso di responsabilità generale, c'è stata serietà collaborazione e rispetto di tutti. E' un grande insegnamento e un messaggio di speranza per tutto il mondo".

Ad oggi la situazione in Cina quale è?

"Già il fatto di vedere le strade con il traffico, le persone che hanno ricominciato a uscire. Credo che sia un grande segnale. Nel periodo più tragico qui hanno chiuso un'intera regione tenendo in casa 80 milioni di persone. Nessuno poteva uscire, una situazione drammatica vissuta però in maniera seria. Adesso però si può uscire, andare al ristorante o al bar. E' una grande vittoria?".

Quali erano i tuoi propositi per il futuro? Volevi tornare a giocare in Serie A?

"Con questa situazione ho cercato insieme al club di trovare una soluzione. A gennaio hanno iniziato a posticipare tutto, quindi non si sapeva fino a quando stare fermi. Non volevo e non potevo permettermi di star fermo così tanto, quando ancora l'Europeo era in bilico. In quel momento avevo chiesto al club di trovare una soluzione, anche perché il mio obbiettivo era l'Europeo. Non abbiamo trovato una soluzione ma quello che volevo era giocare. Stare fermo 3/4 mesi non è produttivo".

Il campionato cinese riprenderà prima. Hai cambiato idea o vorresti tornare in Serie A, magari prima della scadenza del tuo contratto?

"Si vedrà in futuro. Adesso sono un giocatore dello Shanghai e penso solo a fare il bene della squadra. Non posso parlare adesso di mercato".

Pellegrini e Nainggolan ti hanno seguito nelle donazioni verso l'ospedale di Savona dove sei nato...

"Ho cercato di fare qualcosa di concreto sull'emergenza sanitaria, sulla ricerca e sulla prevenzione. Alcuni ragazzi savonesi hanno lanciato questa iniziativa e volevo aiutare nel rafforzamento della terapia intensiva. Volevo raddoppiare la cifra di 50mila euro e ce l'abbiamo fatta. Pellegrini e Nainggolan mi hanno aiutato nel supportare lo Spallanzani donando una somma per comprare dei macchinari. I compagni dello Shanghai mi hanno invece aiutato nella prevenzione, donando mascherine e materiale sanitario".

Il giocatore più forte con cui hai giocato?

"Ce ne sono stati diversi. Ibrahimovic al Milan, Totti alla Roma e Mbappé quando ero al Monaco".

Il ricordo più bello che hai di Padova?

"E' stata una delle esperienze più belle della mia vita. La doppietta a Varese nella semi finale playoff è stato il momento più bello".

Ti piacerebbe tornare alla Roma?

"Non sono nella posizione di poter rispondere. A Roma ho lasciato tantissimo, ho costruito un percorso calcistico e molto di più. Mi sono sentito a casa, come una famiglia. Non fatemi domande di questo tipo".

Allegri, Di Francesco e Spalletti hanno rappresentato molto per te. Cosa sono riusciti a darti?

"La cosa più importante è stato il modo in cui mi hanno gestito, fisicamente e mentalmente. Allegri è stato impeccabile, anche se io ero ancora agli inizi. Mi ha saputo dosare il primo anno per poi darmi più fiducia nel secondo. Ha fatto la differenza. Stessa cosa per Spalletti e Di Francesco, mi hanno dato grande fiducia nei momenti giusti. E' questa la cosa più importante, il rapporto che si crea e le conversazioni che si fanno. Questo ha fatto la differenza".

Cosa ti manca di più dell'Italia?

"Mi manca tutto, anche i miei genitori che non vedo da un po'. Quando vieni catapultato in un mondo diverso dal tuo cominciano a mancarti tante cose. Sono tornato spesso anche grazie alla Nazionale e non ho perso quindi il contatto con l'Italia".

Quanto rimpiangi di non essere rimasto al Milan e chi ti ha spinto ad andar via?

"Ero arrivato in un momento della mia carriera in cui avevo bisogno di cambiare. Sono milanista nel cuore, tutti lo sanno. Il Milan rimane la mia squadra, ma ci sono state delle circostanze per cui era giusto andare via. Rimane la squadra che ho sempre tifato sin da bambino".

Cosa hai apprezzato maggiormente della Cina?

"Shanghai è una città internazionale, quindi vivi tantissime realtà. Ci sono 26 milioni di persone. Ho avuto modo di conoscere tanti italiani, ma i modi di vivere sono completamente diversi. Hanno un forte senso del rigore e della disciplina. Nel lavoro sono molto seri".

Quanti anni avevi a Padova?

"Avevo 18 anni, ero appena diventato maggiorenne e facevo il quinto anno del liceo. C'erano state delle difficoltà iniziali, poi abbiamo cambiato allenatore, è arrivato Dal Canto, e abbiamo fatto una risalita incredibile. Un bel girone di ritorno".

Quale è stato il gol più bello che hai segnato?

"Ce ne sono stati tanti. Quello con il Milan contro lo Zenit di Spalletti, il primo in Champions. Poi con la Roma il colpo di tacco con il Frosinone e quello con il Chelsea in Champions. Inoltre ci metto anche il pallonetto alla Sampdoria, sempre con la Roma".

Che rapporto hai con Balotelli? Siete ancora amici?

"Il rapporto con Balotelli è stato sempre di amicizia. Lo sento ogni tanto".