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Zaniolo, ingratitudine e memoria corta. La profezia di Totti si è avverata di nuovo

Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 
“Non ha la testa giusta, nel calcio esistono le categorie”. Una considerazione che col tempo ha pervaso un po' tutti

A Roma di teste calde se ne sono viste tante, e anche di illustri ex che hanno esultato perché magari volevano sfogare la loro frustrazione verso i fischi o il trattamento subito dalla società. I più grandicelli ricorderanno Pruzzo, Di Bartolomei, Emerson o Di Mauro.  C'è qualcosa nella tracotanza di Nicolò Zaniolo che però stona più del dovuto. Nessuno dice che non doveva esultare, ma visto il momento forse era il caso di non esagerare. E non è il pregiudizio verso un ragazzo che nella vita ha scansato le responsabilità e di sicuro non ha espresso al meglio un potenziale che fino a ieri nemmeno Gasperini è riuscito davvero a vedere. Perché chi ha visto crescere Zaniolo a Roma sa quante volte società, tifoseria e ci mettiamo anche mezzi di comunicazione lo hanno difeso a spada tratta. Anche quando era difficile farlo. «L'ingratitudine è figlia della superbia» diceva d'altronde Cervantes nel “Don Chisciotte”. Forse Nicolò ha dimenticato gli striscioni e l'invasione pacifica a Trigoria dopo il suo infortunio. Oppure la presa di posizione della curva contro i servizi tv sulla mamma Francesca Costa e per lo scandalo legato alla separazione con Sara Scaperrotta appena rimasta incinta.

In tutti questi anni c'è chi lo vedeva spesso in discoteca, anche nei periodi di crisi della Roma (vedi post Verona-Roma). Chi gli perdonava qualche infortunio di troppo, qualche allenamento in meno, qualche atteggiamento diciamo poco da squadra. Tutta roba che in Nazionale, sia under 21 che maggiore, gli è costato il posto. A Roma, invece, si ha più pazienza. Addirittura c'è chi gli voleva dare la maglia numero 10, vedendolo come un futuro Francesco Totti. Ecco, proprio l'ex fenomeno (Totti ovviamente) ci aveva visto lungo anche su Zaniolo: “Non ha la testa giusta, nel calcio esistono le categorie”. Una considerazione che col tempo ha pervaso anche la società non più in grado di gestire un giocatore che godeva ancora di luce riflessa per il gol in finale col Feyenoord. Ma a parte quello e la prima stagione con Di Francesco, c'è ben poco altro da aggiungere se non appunto l'impressione di aver scambiato un "talento" per un giocatore normale. Magari solo più cool di altri.   Dopo 5 stagioni è stato fisiologico cercare acquirenti, ma anche in questo caso Zaniolo ha fatto il difficile rifiutando destinazioni che avrebbero portato più soldi al club. Poi è finito prima in Turchia e all'Aston Villa, altri flop. Prima del passaggio all'Atalanta. Di cui si ricorda, purtroppo, solo il gol di ieri all'Olimpico. E quella corsa senza maglia che speriamo per lui non abbia portato all'ennesimo "raffreddore".