Nove mesi, una gravidanza che fa invidia a Mia Farrow nel celebre film horror “Rosemary baby”. Tanto è passato da quando Dan e Ryan Friedkin hanno deciso di partorire una sorta di mostro con l’inconsapevole collaborazione di una piazza così innamorata da lasciar passare tutto, o quasi. Nove mesi fa, infatti, due americani con la passione per il golf e il cinema decidono di cacciare a calci nelle terga un certo José Mourinho distruggendo quel poco di buono che avevano accumulato in quegli anni. Da quel giorno la Roma dei Friedkin è praticamente finita. Lo sfruttamento dell’immagine di Daniele De Rossi ha avuto il suo effetto placebo. Poi pure la bandiera romanista (che di certo aveva fatto meno danni di Juric) è stata buttata in terra al termine di un mercato grottesco. In quei giorni la Souloukou si specchiava nel bilancio positivo, la riduzione degli stipendi e l’abbassamento dell’età della rosa. Senza capire che quella rosa la stavano indebolendo: Sangaré, Dahl, Saud, Le Fée, il ritorno di Shomurodov. Hai voglia a fare schede, di alcuni era difficile anche trovare le foto su Google. Poi il pasticcio Dybala, il problema Danso, il pastrocchio Zalewski, la corsa agli svincolati e quel Celik che stava lì senza che nessuno si accorgesse che la Roma non aveva un terzino destro da serie A.

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Friedkin, un film horror che ora fa paura davvero
L’apice del film horror dei Friedkin è arrivato a metà settembre con l’esonero di De Rossi e l’arrivo di Juric. Qualcuno nello spogliatoio non sapeva nemmeno chi fosse. Quello spogliatoio che decide chi cacciare, che sceglie chi non difendere, che si nasconde nel momento del bisogno. Il croato oggi è nel mirino dei tifosi e si invoca il ritorno di De Rossi, ma Ivan è solo un’altra vittima di un regista che fa paura anche a Clive Barker o Sam Raimi. Grottesco come il fatto che per trovare una foto del presidente della Roma bisogna andare sui campi da golf, per ricordare la sua voce bisogna svolgere un corso di ipnosi regressiva. “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. L’enunciato è del chimico francese Antoine-Laurent Lavoisie. A Trigoria però non piaceva più di tanto così lo hanno modificato: “Nulla si crea, nulla si trasforma, tutto si distrugge”. Siamo al 28 di ottobre, fanno ancora 25 gradi quindi l’inverno sembra pure lontano. Eppure la stagione della Roma è già finita, o meglio speriamo non finisca peggio di così.
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