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Getty Images
Era iniziato tutto alla grande, con la gioia sfrenata dopo il gol del vantaggio. Poi, però, il destino ha cambiato rotta e ha preso la direzione della Spagna, del Siviglia. La partita di Dybala può essere riassunta in questo modo. Un match dai due volti, prima il paradiso, e poi di colpo, l'inferno e la lacrime al fischio finale. Il primo ad avvicinarsi all'argentino per provarlo a consolare è stato José Mourinho, che se lo è abbracciato e tenuto forte a sé. Probabilmente lo Special One, gli avrà detto anche qualcosa nell'orecchio ma Paulo non ha voluto sentire ragioni. Il numero 21 giallorosso ha continuato a piangere a dirotto. Troppo forte la delusione. Eppure lui, che nelle ultime settimana si è conservato prettamente per questa finale, nei 67 minuti disputati alla Puskàs Arèna, ci ha messo il suo zampino. Ma questa volta non è servito a nulla. Dopo aver alzato bandiera bianca, lasciando il posto a Wijnaldum, l'argentino si è seduto in panchina spronando i compagni di squadra come se fosse un allenatore aggiunto. Nulla da fare. Il Siviglia festeggia, la Roma cade.
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