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Dovbyk, Seleznyov (ex compagno) è sicuro: “Entro un paio d’anni sarà capocannoniere”

Redazione
Le parole dell'ex attaccante del Dnipro: "Si vedeva che era un gran lavoratore. Non si è mai lamentato. Guardava, studiava e rubava con occhi. Non ci sentiamo spesso, ma so che diventerà un grande attaccante"

Yevhen Seleznyov, ex giocatore del Dnipro e compagno di Artem Dovbyk in Ucraina, ha parlato dell'attaccante giallorosso nel corso di un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole:

Partiamo dal presente. Come lo vede Dovbyk in giallorosso? “Credo che il fattore principale sia il tempo. La chiave è aspettare, dargli modo di ambientarsi e di prendere confidenza con il vostro calcio. Più tattico di quello spagnolo. Ma attenzione: se aspetterete un minimo, vedrete il vero Dovbyk”.

In cosa lo vede migliorato? “Artem ha tutte le caratteristiche per fare bene nel vostro campionato. È veloce, forte fisicamente e sa attaccare la profondità. Appena si sarà ambientato del tutto, inizierà a segnare a raffica. Così come ha fatto in Spagna, lo stesso farà in Italia. Entro un paio d’anni sarà capocannoniere”.

È anche una questione di testa secondo lei? “Assolutamente sì, è soprattutto una questione mentale. Parliamo di un ragazzo sensibile, un gran lavoratore. Però sa, a Roma, non è semplice. Hai tante pressioni e tante aspettative, non conosci la lingua e tante altre cose. Anche il feeling con i compagni sta migliorando”.

Che giocatore era quando è arrivato da voi al Dnipro? “Si vedeva che era un gran lavoratore e aveva già dei bei colpi. Parlava poco. Ma non si è mai lamentato. Guardava, studiava e rubava con occhi. E si vedeva già che le qualità c’erano. Lottava senza risparmiarsi. Sembra banale da dire, però è proprio così. Lui con noi all’inizio ha faticato, non trovava spazio. Anche lì, ci è voluto un po’ di tempo”.

Si ricorda qualcosa di lui in particolare? “Come detto, ricordo una grande attitudine al lavoro e al sacrificio. È uno di quelli che ti stupisce. Poi in allenamento non voleva mai perdere. Lottava come fosse una partita di Champions… ora gli auguro di arrivare a giocarla con la Roma”.

Ha un aneddoto o un dettaglio che lo lega a lui? “Mi sono rimasti impressi i suoi occhi. Freddi, glaciali. Sono gli stessi ancora oggi. E si rivede davanti alla porta. Ma è una caratteristica innata: o la hai o non si può imparare. Poi, devo dire che non siamo rimasti in contatto, ma l’ho sempre seguito. E sono molto felice di vederlo adesso, arrivato così in alto”.

Quanti gol può fare in Italia secondo lei? “Penso che sia sbagliato dare un giudizio adesso. A volte dopo le partite leggo delle critiche e credo siano ingiuste. Non le merita. Non è facile fare bene da subito. Ma i gol stanno arrivando, lasciatelo tranquillo e vi farà esultare”.