(di Mirko Porcari) - Per alcuni rappresenta l'essenza del calcio, per altri incarna il lato oscuro del potere: a prescindere dalle suggestioni personali, la moviola può essere tranquillamente considerata parte integrante del mondo pallonaro, ancestrale compagna delle domeniche dei tifosi di tutta Italia. Il passaggio pomeridiano sulla tv di Stato rappresentava la chiusura del cerchio per gli sportivi, spesso impegnati a svelare amletici dubbi (basta ricordare il gol di Turone e quello che ha significato per un'intera generazione di romanisti. In questo senso leggete cosa disse ai nostri microfoni Gianfranco De Laurentiis in merito a quell'episodio) sullo svolgimento delle azioni di gara: era un altro calcio, un'altra epoca, fatta di tanta passione e pochi interessi
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DOSSIER “Moviola in campo”: 20 anni di parole, zero fatti. E vincono sempre gli stessi
(di Mirko Porcari) – Per alcuni rappresenta l’essenza del calcio, per altri incarna il lato oscuro del potere: a prescindere dalle suggestioni personali, la moviola può essere tranquillamente considerata parte integrante del mondo...
Soldi veri hanno cominciato a girare dai primi anni '90, quando l'avvento delle pay per view ha rivoluzionato il modo di intendere questo sport: business, intrallazzi e polemiche, un trittico di ingredienti che ha ingrassato il ventre di quelli che, da sempre sono considerati i poteri forti di questo settore.
Dall'altra parte della barricata, un coro sempre più corposo di giustizieri più o meno credibili, impegnati a combattere per regalare trasparenza al mondo del pallone: Telepiù2 nasce nel 1990 e con lui una nuova generazione di attenti osservatori che comprendono subito come la tecnologia possa aiutare il calcio a ritrovare la sua obiettività.
La domanda è semplice ed assume i connotati retorici nel corso degli anni: “Perché no alla moviola in campo? Nel basket e nel rugby funziona...” l'assenso è generale ed abbraccia tutta la parte di tifosi e non che sognano l'instant replay anche in Serie A.
Tralasciando le grida settimanali di Aldo Biscardi (sappiamo tutti cosa è stato davvero "Il Processo del Lunedì"), i primi vagiti di una tenera proposta arrivano direttamente dagli addetti ai lavori: «Al Mondiale voglio l'uso della televisione: non si può perdere per un errore arbitrale» a parlare è Michel Platini, all'epoca Ct della Francia che si apprestava a disputare la coppa internazionale in Italia.
Come cambiano i tempi, penserete, perchè la stessa persona, a distanza di venti anni, ha operato scelte e carriere differenti: archiviata l'esperienza da allenatore, ha trovato più congeniale sedersi sulle poltrone di comando del movimento calcistico ed oggi, da Presidente dell'Uefa ha provveduto a stroncare l'introduzione dell'occhio bionico in campo. «La tecnologia è la fine del calcio umano. La tv ha ucciso l'arbitraggio». Tipico esempio di coerenza granitica.
In casa nostra sono stati diversi i presidenti che, a più riprese, hanno alzato la voce affinchè il campionato risultasse meno ombroso: i tifosi romanisti hanno provato sulla propria pelle la durezza di un sistema difficile da intaccare. Franco Sensi fece della lotta al Palazzo una questione di vita, prima della moviola sul campo di gioco il suo obiettivo era quello di smascherare la bruttezza di una vera e propria «associazione a delinquere».
La gloria postuma derivata dalle alienazioni di Calciopoli poco importano a chi, nel corso degli anni, si è visto negare trionfi più che leggittimi: Bergamo e Pairetto, già designatori arbitrali, nel 2003 ammisero che i giallorossi furono vittime di danneggiamenti più o meno sistematici, a riprova di una classe arbitrale tutt'altro che candida.
Anche Cecchi Gori nel 1992 si chiedeva perché il calcio italiano non adottasse strumenti che potessero aiutare le decisioni dei direttori di gara: «La moviola in campo? Sono d'accordo, andrebbe a riequilibrare alcune cose nel calcio...» concetto abbracciato anche da un Massimo Moratti d'annata che nel 1995 pensava ad un futuro diverso per il pallone del nostro paese:"Non e' mai facile introdurre nel calcio elementi nuovi che possono disumanizzarlo. D' altro canto, forse occorrera' fare qualcosa. Regolamentando, comunque, in sede internazionale. Anch' io contemplo l' ipotesi di una moviola in campo, o di strumenti applicati ai pali delle porte che facciano capire quando la palla e' dentro o fuori. “
Insolitamente agitato, Giampaolo Pozzo nel 1997 apriva le prime pagine dei giornali: «Vogliamo rigiocare la partita» lo slogan che capeggiava nelle colonne dei quotidiani, dove l'Udinese aveva trovato grande spazio all'indomani di una gara contro la Juventus di Antonio Conte. Partita ferma sul pareggio, al 5' della ripresa il tedesco Bierhoff insacca la rete dell' 1-2 ma l'arbitro Cesari non vede la sfera che entra in porta di 30 centimetri. Ritornano d'attualità i concetti di “fotocellulla” e “moviola elettronica”, magari con l'ausilio di un quarto uomo a bordo campo, chiamati in causa anche da Fabio Capello, a quei tempi allenatore del Milan: "Si tratta di un'innovazione che dovra' per forza di cose essere applicata a cominciare dal prossimo campionato per evitare il ripetersi di casi come quello di sabato. E poi dovra' essere introdotto anche il tempo effettivo.”
Il ricorso storico (rispetto a quello che sta accadendo questa settimana) è incredibile se si pensa ai giorni che seguono, quando addirittura l'ex Presidente della Camera Irene Pivetti porta in Parlamento un'interrogazione per chiedere l'adozione della moviola in campo che tutelerebbe "lo svolgimento delle manifestazioni sportive e gli scommettitori di Totocalcio e Totogol"
Parole al vento, se si pensa che l'eterno Joseph Blatter, nello stesso periodo, esprime il pensiero che lo accompagna da sempre: “Il calcio puo' salvarsi soltanto se evitera' che la televisione corregga gli errori del campo. L'errore umano salva la passione per il pallone, il calcio scientifico la uccide. Il calcio vive di sbagli, quelli dei giocatori e quelli degli arbitri. Il calcio e' imperfetto, come la nostra società.” Appunto.
L'ostracismo degli integralisti si contrappone da sempre al rinnovamento, esempio lampante alle porte del 2000 è il segretario generale della Fifa, Michel Zen Ruffinen: "Moviola in campo? Rispondero' con l' esempio di Brasile - Norvegia 1 - 2 al Mondiale ' 98; i norvegesi vinsero con un rigore al penultimo minuto, fischiato dall' arbitro Baharmast e non visto da nessuna delle 18 telecamere installate al Velodrome di Marsiglia. La decisione venne criticata da tutto il mondo. Due giorni dopo, una diciannovesima ripresa tv, fatta da un' altra posizione, dimostro' che aveva ragione l' arbitro. E poi noi ci opporremo sempre ad un calcio di vertice diverso dal calcio di base. La tv va bene, ma soltanto per le questioni disciplinari.”
Con l'avanzare della definizione e dei progressi in campo televisivo, aumentano le parole ma di concretezza ce n'è sempre poca: è chiaro ormai come un aiuto esterno di questo tipo non sia ben visto da chi detiene il potere ed a nulla servono le iniziative (seppur roboanti) di qualche singolo.
Luciano Gaucci nel 2003 era intenzionato a portare tutti i campionati in tribunale (con tanto di videocassette che attestavano i torti subiti) per via di un complotto che, secondo lui, l'oligarchia del calcio aveva messo su per colpire lui e la sua famiglia.
Passano gli anni ma la sostanza è sempre la stessa, ad ostacolare l'introduzione della tecnologia ci si mette pure qualche calciatore: è il caso di Damiano Tommasi, nel 2005 in forza alla Roma e già proiettato verso ruoli futuri nella stanza dei bottoni. “La moviola in campo? No, non sono d'accordo e per quanto mi riguarda non la vorrei neppure fuori...”. Bene così
Non è dello stesso avviso Roberto Bettega, pronto a voler ripulire l'immagine della Juventus nel 2005: “Va bene qualsiasi aiuto agli arbitri, sia esso umano o tecnologico. La moviola in campo attesterebbe la forza della Juve ed il fatto che noi siamo i primi a voler essere trasparenti...” dichiarazioni di facciata che fanno a pugni con la melma sollevata da Calciopoli intorno ai colori bianconeri.
Il 2006 è l'anno della testata di Zidane a Materazzi, gesto “apprezzato” da tutto lo stadio in occasione della finale della Coppa del Mondo: è l'esempio lampante di come un medium possa aiutare il corretto svolgimento di una gara ma il mondo del calcio resta impassibile e Blatter viene coadiuvato da Platini nell'opera di chiusura totale.
L'argomento torna di moda nel 2010, quando il neo Ct Cesare Prandelli chiarisce la propria posizione in merito: «Sono favorevole alla tecnologia. Aiuterebbe ad abbassare i toni e sarebbe un deterrente alla violenza. Inoltre, migliorerebbe lo spettacolo...», pensiero abbracciato anche dall'ex "Golden Boy" Gianni Rivera, figlio di un altro calcio ma sensibile alle innovazioni: «In campo perché no? Se l' arbitro basta che alzi la testa perché veda sul monitor che ha sbagliato, perché non si deve poter correggere? Delle 17 regole del calcio la più importante è la diciottesima: il buon senso. Quanto alla moviola in tv, se è fatta con correttezza critica perché toglierla?»
Gli anni a seguire sono costellati da ciclici ritorni alla voce di piazza ("gol non gol" di Muntari in Juventus-Milan, per esempio), con dibattiti tra pro e contro la moviola in campo: d'accordo o meno, basta fare un giro su internet per scoprire come al costrutto “gol annullato”, “gol in fuorigioco”, “rigore negato” si accompagnino quasi esclusivamente i nomi delle solite squadre. Venti anni di vittime e carnefici che non si scambiano mai i ruoli, con i tifosi al centro di una guerra che favorisce solamente chi ha più potere politico all'interno delle federazioni. E vincono sempre gli stessi. Sarà un caso?
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