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Diawara: “Lo scetticismo era normale, ma non ho deluso i tifosi. Ora l’obiettivo è la Champions”

Le parole del centrocampista: "Grazie a Fonseca mi sono inserito bene, ho capito cosa voleva da me. Vogliamo il quarto posto"

Redazione

La Roma è tornata ad allenarsi a Trigoria e tra chi è sceso in campo c'è anche Amadou Diawara, che con una terapia conservativa ha recuperato dal suo infortunio al ginocchio. Il centrocampista è stato intervistato dai microfoni della radio ufficiale del club. Ecco le sue parole.

Come stai vivendo questo periodo particolare?

Sto vivendo questo periodo come tutti, con un po' di stress. Non vedo l'ora che finisca questo brutto periodo. Sono rimasto a casa seguendo le direttive del Governo.

Che notizie hai dalla tua Guinea?

Il virus ha colpito anche il mio Paese ma la situazione sembra sotto controllo e speriamo se ne vada completamente.

Ti aggiorni quindi sulla loro situazione...

Sì con mio padre e le mie sorelle. Mi dicono che la situazione si sta risolvendo piano piano, ci sono meno casi. Non è come in Italia ma il virus ha colpito anche la Guinea. Ma è sotto controllo ora.

La Roma ha fatto una serie di iniziative importanti per la città, quanto è importante far parte del tessuto sociale in maniera concreta?

La Roma ha fatto delle bellissima cose, una grande squadra si deve comportare così e l'ha fatto. Sicuramente il calcio è lo sport più seguito al mondo, può dare il suo contributo.

Come stai? Che effetto ti ha fatto tornare ad allenarti a Trigoria? Quanta voglia hai di tornare a giocare?

Io sto bene. Non vedevo l'ora di allenarmi con i compagni, anche se ora lo stiamo facendo individualmente. Volevo tornare a Trigoria, incontrare i compagni anche se a distanza e fare le cose che facevamo prima.

Qual è stata la cosa che ti è piaciuta di più del ritorno?

Rivedere i compagni, a cui ti affezioni stando insieme tutti i giorni. Non è stato bello non vederli per così tanto tempo, mi mancavano.

All'inizio giocavi poco, poi sei diventato titolare e ti sei inserito alla perfezione nel gioco di Fonseca.

Sì, è così. Venivo da un anno a Napoli nel quale avevo giocato poco. Quindi sapevo che alla Roma avrei dovuto dare il 100% quando mi sarebbe stata data l'opportunità. Ho capito cosa voleva Fonseca da me e dagli altri centrocampisti e mi sono inserito bene.

Cosa ti chiede Fonseca?

Chiede di mettersi bene col corpo, venire ad aiutare i centrali nell'uscita di palla, vuole uscire con la palla a terra. È un gioco divertente.

Hai scelto la numero 42 per Yaya Touré. Che cosa ha rappresentato per il calcio africano?

È stato sicuramente un grandissimo giocatore e un simbolo. È uno dei più importanti in questo ruolo in Africa, a me piaceva tantissimo la sua visione di gioco, la sua tranquillità. Mi faceva impazzire da piccolo.

Devi fare qualche gol in più. 

Sì per assomigliare ancora di più a lui. Ma col lavoro potrò arrivarci.

C'era scetticismo nei tuoi confronti, sei arrivato in una trattativa particolare. Quando hai capito di aver vinto la scommessa?

Era normale, venivo da un anno in cui avevo giocato poco, mi ero anche fatto male. Sono andato in Coppa d'Africa e sono tornato prima per allenarmi con i nuovi compagni. Non era facile arrivare qui ed entrare nei meccanismi della squadra, sapevo che avendo continuità non avrei deluso i romanisti ed è stato così.

Ora sarà un mini-campionato e la Roma recupera tanti giocatori. Ci saranno solo vantaggi?

Sarà come l'inizio di campionato. Ci siamo allenati a casa, dovremo avere la forza di ricominciare e andare a mille e non perdere l'obiettivo di stare tra le prime quattro. Speriamo che si giochi per raggiungere il nostro obiettivo.

Napoli è calda, Roma anche. Sei riuscito a fare qualche passeggiata per la città?

Ho avuto poco tempo di visitarla tra allenamenti, infortuni e partite. Non vedo l'ora che finisca tutto questo per visitarla meglio.